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Cristiano Blanco dieci anni dopo quel 2° posto all’EPT: “Ricordo tutto, fu l’unica notte insonne della mia vita”
Ve lo ricordate il 2° posto di Cristiano Blanco all’EPT di Dortmund?
Sono passati esattamente 10 anni da quella impresa storica! Era infatti l’11 marzo del 2007 quando il romano incassò 380.000€ tra 493 partecipanti in Germania.
Fu un risultato straordinario per il poker azzurro nel più importante circuito live europeo. Si dovette aspettare poi un anno e mezzo per assistere al trionfo di Salvatore Bonavena nel Main Event di Praga.
Abbiamo pensato quindi di contattare Cristiano per celebrare questa ricorrenza decennale. In una pausa dal lavoro, Cristiano si è lasciato travolgere da un’ondata di ricordi, con dovizia di particolari.
La cosa incredibile infatti è che Cristiano si ricorda praticamente tutto di quel 2° posto, rievocato più volte negli anni con gli amici ma quasi mai con le testate pokeristiche.
Questo perché nel 2007 il poker in Italia era veramente agli albori. Sentite infatti cosa ci racconta Cristiano: “Eravamo nella preistoria del poker. All’EPT di Dortmund c’erano solo tre italiani.
Mi sentivo davvero solo, anche perché negli stessi giorni molti amici erano a Sanremo, dove si giocava credo il secondo o terzo evento di poker live in assoluto in un casinò italiano.
Io tra l’altro avevo partecipato al primissimo evento sanremese da 1.100€ di buy-in e quello di Dortmund per me era il secondo grande torneo della carriera.
C’è un incredibile aneddoto da raccontare, a proposito. Io vinsi online (partendo da un sub-sat di 20$) su Everest Poker una promozione che si chiamava EPT Choice.
In pratica mi aggiudicai un ticket per una tappa EPT a scelta. Io inizialmente volevo partecipare a quella di Copenaghen.
La location danese però era molto piccola, c’era un cap che era stato già raggiunto. Così domandai di partecipare alla tappa successiva, quella di Deauville.
La tappa però venne annullata per un intervento del governo francese e così finalmente mi schierai alla tappa di Dortmund.
Come detto, prima di quel giorno avevo giocato solo a Sanremo in un casinò e in qualche posto a Roma. Ai tempi lavoravo come giornalista per una radio locale.
Non guadagnavo molto e avrei anche potuto scegliere di cashare il ticket EPT. Tuttavia avevo un obiettivo, volevo misurarmi con i più bravi giocatori del continente.
È proprio grazie all’EPT che mi innamorai del poker, guardandolo in TV. Vedevo spesso anche il WPT, con i suoi soldoni sul tavolo, dove partecipavano sempre gli americani.
Quando venni a sapere che c’era qualcosa di simile in Europa, diventò il mio sogno. Mi ritrovai davvero ai tavoli del Main Event ed ero emozionatissimo.
C’erano pro fortissimi tra gli avversari. Giocando molto chiuso, in bolla mi ritrovai con 8 bui. Quando piazzai la bandierina ero già molto soddisfatto e mi rilassai.
A quel punto giocai senza pressioni e meno tight, arrivano al tavolo finale da chip leader! Mi ricordo che a Sanremo c’erano gruppi di amici che mi seguivano in diretta.
Con me a Dortmund gli unici connazionali erano Alessandro De Michele e Paolo Giovannetti. Era rimasto in Italia anche Dario Minieri, appunto per giocare quel torneo a Sanremo.
Il fatto di essere stato da solo a Dortmund è un po’ il mio rammarico, ma devo dire che mi aiutò a concentrarmi al massimo sul gioco.
Credo di non essere mai riuscito in seguito ad ottenere uno stato di concentrazione simile. Se ci ripenso mi vengono i brividi.
Purtroppo ad un certo punto del final table ho perso una mano importante, foldando top pair con kicker debole al flop contro un oppo che aveva draw.
Col senno di poi avrei potuto giocarmelo quel colpo. Invece più tardi mi sono accorciato con un colpo abbastanza standard e a tre left ero il più corto.
Ruthenberg e Hoivold si scontrarono in un cooler e così mi ritrovai nettamente in svantaggio in heads-up contro lo scandinavo Hoivold.
Il testa-a-testa durò solo una mano, una durata record per l’EPT. Tornai in albergo distrutto, con quattro giorni di adrenalina da smaltire.
Non riuscivo a dormire nonostante fossi stanchissimo. Sul comodino c’era un assegno da 380mila euro. Quella è stata l’unica notte della mia vita nella quale non ho chiuso occhio.
Ero talmente stravolto che il giorno dopo mi sono presentato in ritardo all’aeroporto. Ho perso il mio volo di ritorno perché guardai sui biglietti per sbaglio l’orario dell’andata!
Ho dovuto prendere un taxi fino a Düsseldorf per non dover aspettare altri due giorni prima di tornare a casa. Finalmente a Roma ho potuto festeggiare il risultato.
Poche ore dopo mi è arrivata una telefonata inaspettata da Boston. Erano quelli di Everest Poker, volevano che volassi negli States per incontrarli di persona.
Si erano innamorati della mia storia e volevano puntare su di me come testimonial offrendomi un contratto di quelli che non si possono rifiutare.
Erano i tempi d’oro del poker (2007-2010), diventando pro c’erano benefit che i pro di oggi si possono scordare. Io però ho avuto un intuizione importante.
Nonostante fosse bellissimo viaggiare e vivere di poker, non mi sono lasciato coinvolgere al 100% dal gioco. Di lì a 20 anni non mi vedevo ancora ai tavoli verdi, ma dietro a una scrivania.
Così ho accettato l’offerta di Everest, ovviamente, interessandomi anche al loro business da un punto di vista dirigenziale.
Ho chiesto di poter collaborare, perché mi sembrava utile capire come funziona una multinazionale del gaming. Nel 2011, quando mi sono trasferito a Londra, questo mi è servito parecchio.
Mi sono ritrovato improvvisamente senza un contratto, con l’Agenzia delle Entrate che mi chiedeva una somma spropositata per le mie vincite live.
Lo sapevo che i tempi d’oro del poker non sarebbero durati all’infinito. Sono anzi terminati in maniera più brusca di quanto mi aspettassi.
Ora lavoro a Malta, sono molto contento e orgoglioso del percorso che ho fatto. Non mi sono mai dedicato al 100% solo al poker, nonostante dieci anni fa promettesse facili guadagni.
È anche per questo che non sono mai diventato un fenomeno al tavolo. Non ho mai dedicato tutto il mio tempo solo allo studio del gioco.
Mi ritengo un buon giocatore ma niente di più. Da diversi anni ho smesso di fare il poker pro. Attualmente mi concedo solo qualche trasferta pokeristica ogni tanto, in qualche location nuova“.
Questo è il riassunto degli ultimi dieci anni di Blanco. Ma se avesse vinto l’EPT nel 2007, come sarebbe cambiata la sua storia personale?
“Non lo so. Sicuramente avrei scritto la storia diventando Mister EPT e anticipando Bonavena. Ma forse, tutto sommato, è andata bene anche così…“.