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Che fine ha fatto Ferdinando Lo Cascio?
Ogni tanto Facebook ci costringe a tuffarci nei ricordi…
Lo sa anche Ferdinando Lo Cascio, il quale stamattina si è trovato a commentare un’immagine di sette anni fa che testimoniava uno shippo da €18.500 al Sunday Master di Gioco Digitale.
Per il palermitano classe ’88 quella vittoria fu uno dei primi passi importanti nella propria carriera da torneista professionista.
Abbiamo approfittato allora della ricorrenza per fare due chiacchiere con Ferdinando e capire cosa sta combinando da quando ha detto addio al poker a fine 2014.
Il suo racconto nostalgico parte proprio da quel domenicale del 2010: “È stata la mia prima affermazione in un grande evento. Mi ricordo ancora di quella nottata.
Giravo per la casa con il mio portatile. Quando ho vinto mi sono messo a saltellare per la gioia. Poi ho aspettato che si svegliassero i miei genitori per smaltire l’adrenalina e raccontare loro cosa avevo combinato.
Avevo 22 anni all’epoca e pochi mesi di grinding alle spalle. Quella vittoria domenicale mi ha convinto a concentrarmi sui tornei, lasciando stare i Sit & Go.
È rimasta una delle gioie più importanti negli mtt per me, escludendo un paio di secondi posti al Sunday Special di PokerStars e un big shot su Full Tilt.
Mi è sempre piaciuta la formula del torneo, anche se la sua varianza può portare a lunghi periodo di downswing e tanto stress. Non sono mai stato un giocatore di cash, troppo statico come gioco“.
Ferdinando torna sulla sua scelta di lasciare il poker: “Alla fine del 2014 ho dovuto dire basta per vari motivi. Gli ultimi mesi sono stati terribili da un punto di vista psicofisico.
Ero decisamente stressato, quando giocavo mi veniva ansia e mal di testa. Forse erano dei segnali di un esaurimento nervoso, non lo so.
Fatto sta che ho deciso di staccare un po’ e in seguito quella decisione è diventata definitiva. Negli ultimi due anni avrò giocato una decina di tornei, praticamente nulla“.
Come è cambiata la vita di Ferdinando? Sentitelo: “Quando ho lasciato il poker la mia idea era quella di iniziare una carriera da imprenditore.
Al momento sono concentrato sugli esami universitari e la mia laurea imminente. Sto finendo gli studi in Economia e Commercio anche per dare una soddisfazione ai miei genitori.
Loro si sono sempre preoccupati per me e avevano forti dubbi sulla mia esperienza pokeristica, come è normale. Quando ho smesso di colpo hanno capito che non è mai stata una dipendenza.
Dopo la laurea vorrei mettere in pratica le mie capacità. Nel frattempo mi sono anche interessato da vicino al mondo del betting, senza grosse pretese“.
In tutto questo il poker che posto occupa? Diciamo che nel cassetto dei ricordi trova un bello spazio: “Il gioco in sé non mi manca più di tanto.
Mi manca invece la gente che non vedo da tanto tempo, la parte affettiva di tutto quel mondo. Anche per questo mi manca soprattutto fare un grande torneo live.
Del resto in passato ho giocato per tre anni le WSOP quasi per intero. Magari dopo la laurea potrei concedermi nuovamente una trasferta pokeristica…
Ogni tanto mi torna la voglia di giocare ma il desiderio dura appena un paio d’ore. Più che altro mi manca quella sensazione di poter guadagnare tanti soldi in poco tempo.
La possibilità di vincere migliaia di euro al mese grazie al poker è proprio il motivo per cui, secondo me, è così traumatico il ritorno ad una vita ‘normale’.
Non è semplice trovarsi un lavoro classico dove magari guadagni un decimo di quello che guadagnavi prima. Se hai qualche attività imprenditoriale è già diverso…
Io ho mollato il poker avendo comunque un’azienda di famiglia alle spalle. Ad un top reg che vince da anni e pensa di smettere consiglierei di valutare bene le alternative.
Se non ne hai e vinci 5 o 6mila euro al mese con il poker, è giusto continuare. Solo quando smetti ti rendi conto al 100% di aver vissuto per anni una vita parallela.
Io mi ritrovo a fare questi discorsi ogni tanto con giocatori che hanno smesso come me. Solo loro capiscono in pieno cosa voglio dire.
C’è una cosa in particolare che a me spaventava nel poker, ovvero il pensiero di non riuscire a trovare in futuro qualcosa di altrettanto remunerativo“.
Cosa si può aggiungere? Speriamo che la storia di Ferdinando possa essere d’aiuto o d’ispirazione a qualche grinder che magari sta valutando l’idea di appendere il mouse al chiodo…