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Daniel Colman, da lavapiatti a poker pro: “Vinsi 1.000$ ai Sit&Go HU ma persi tutto al cash, poi arrivò Busquet…”
E’ un Dan Colman in gran forma quello che si presenta ai microfoni di Remko Rinkema, nel consueto appuntamento con il suo podcast settimanale.
Dopo un 2016 in sordina con ‘soltanto’ 1.3 milioni di dollari all’attivo (noccioline in confronto a quanto vinto tra 2014 e 2015 dal pro americano) il 2017 sembra essere partito nel migliore dei modi: gli incassi lordi sfiorano già i 2 milioni grazie alla doppietta negli High Roller dell’Aria e al Triton Super Series, oltre un 3° e 4° posto a Panama in altri due eventi.
“Ho viaggiato tanto in questo periodo, principalmente per via del poker – esordisce Colman – e mi sento in gran forma. Ho imparato nel corso della mia carriera a non giocare quando non me la sento: in quei casi perdo solamente e mi auto-saboto. Ecco perché per un certo periodo ho preferito giocare di meno, ma al momento mi sento in forma e sto giocando. Posso dire che ultimamente, da quando sto lavorando sul mio gioco e giocando di più, mi sento molto più confident e vedrete i risultati quest’anno.”
Daniel non fa mistero di avere grandi ambizioni per il futuro, ma ammette che con il passare degli anni la consapevolezza nei propri mezzi comincia a cambiare:
“La scorsa estate mi sono confrontato molto con player emergenti e devo dire che con l’età l’arroganza è diminuita, quella stessa arroganza o meglio, intraprendenza, che vedo delle nuove leve. Certo l’ambizione di essere il migliore deve rimanere dentro di me anche se al momento non mi considero il migliore, ma sicuramente tra i più forti in circolazione.”
Ma è vero che Colman riesce a dare il meglio di sé solo contro i player più tosti?
“Per fare soldi ed essere un professionista è fondamentale saper giocare contro gli amatori, tuttavia sono una persona molto competitiva e a volte riesco ad esaltarmi proprio nelle situazioni più difficili affrontando i migliori in circolazione. Non gioco più tanto online ormai, ma nella scena live ci sono diversi player, di cui non voglio fare il nome, che sperimentano nuove soluzioni e provano a rendermi la vita difficile.”
La chiacchierata prosegue finché Remko non prova a farsi raccontare com’è cominciata la sua carriera. Colman, che generalmente non ama rilasciare interviste, decide di parlare apertamente degli esordi:
“Stavo lavorando in una cucina come lavapiatti per 8 dollari all’ora. Gran parte del mio stipendio veniva caricato subito su una carta di credito e trasferito su Bodog per cercare di fare qualche soldo con sommesse e quant’altro. Quando non c’era più nulla di interessante da giocare si ripiegava sul poker e alla fine ho scoperto di avere un buon talento negli heads-up Sit&Go. Da quel momento (2007) ho preso la cosa più seriamente e mi sono registrato su Full Tilt sfruttando qualche bonus. Dopo aver raggiunto 1.000$ di bankroll ho bruciato tutto al cash heads-up. In quel periodo Olivier Busquet era il re degli heads-up e dopo esser riuscito a parlare con lui e mostrargli il mio andamento è diventato il mio mentore. Diciamo che è stato il momento in cui le porte del poker mi si sono aperte per davvero.”
Il vostro esordio nel poker ricorda vagamente quello del noto pro americano? Scrivetecelo sulla nostra Fanpage!