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il 6 Apr 2017

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Daniel Colman racconta il suo ingresso nella scena High Roller: “Il field era più facile del previsto!”

Daniel Colman racconta il suo ingresso nella scena High Roller: “Il field era più facile del previsto!”

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Dopo aver rivelato alcuni interessanti aneddoti risalenti ai suoi esordi da ‘heads-uppista’, Daniel Colman ritorna sul momento in cui ha deciso di fare il poker player di professione.

Il luogo (virtuale) dell’incontro è il solito podcast targato Remko, in cui ‘Mr Green’ ha tirato fuori alcuni aneddoti davvero interessanti. Ma partiamo con la domanda posta dall’intervistatore: quando è stata la prima volta che hai mostrato ai tuoi amici di poter essere un poker player di successo?

Non ho mai provato di dimostrare niente ai miei genitori – comincia Colman –  riguardo la mia scelta di giocare a poker, sono sempre stato concentrato e determinato sul da farsi e non si è nemmeno mai posta la questione. Mia madre è sempre stata di gran supporto, qualsiasi cosa avessi deciso di fare nella vita.”

Sebbene il boom del poker online fosse cominciato nel 2006, Daniel è comunque riuscito a prendere in tempo il treno, anche se inizialmente non pensava di aver avuto il tempismo necessario:

In quegli anni, quando il poker online era al suo apice, pensavo di aver cominciato troppo tardi ma, a posteriori, penso invece di aver fatto il miglior percorso possibile. Giocare heads-up Sit&Go mi ha dato una solida base e quando l’action è partita alla grande su PokerStars ero pronto ad affrontare chiunque. Tra il 2008 e il 2009 ho giocato tantissimo, dalle 12 alle 14 ore al giorno senza mai fermarmi.

Prima di diventare tra i più noti e stimati player live, Colman si è affermato online come uno tra i migliori esponenti della disciplina heads-up:

Ora il poker live è diventato il mio main game ma, specialmente nel 2013, ho grindato come un ossesso, tutto il giorno tutti i giorni. Era quasi impossibile farne a meno ma non ho alcun rimpianto e mi è servito tanto a diventare quello che sono oggi. Diciamo che in quell’anno sono riuscito a correggere tutti i miei difetti pincipali, ho cominciato a giocare sempre al top, col massimo del focus, con un ottimo mindset, con la competenza tecnica adeguata, un bio-ritmo equilibrato e una vita sana. Insomma, i frutti degli anni precedenti cominciavano ad essere maturi ed era tempo di raccoglierli.

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La transizione al tavolo verde (quello vero) è stata dettata tanto dalle esigenze quanto dalla carenza di stimoli:

“I reg generalmente sono divisi per fasce, quelli del NL 300, quelli del 500, quelli del 1.000 e via dicendo e nessuno osava sfidare quelli del livello successivo. Io ci ho provato, ci sono riuscito e mi son ritagliato il mio spazio nel panorama dei grinder online, ma una volta raggiunto l’obiettivo non c’era più mordente e mi sono spostato sul live. “

Tuttavia il passaggio dai tornei con field immensi e il buy-in contenuto ai super high roller con field da superduri è stato più agevole del previsto:

“Quando ho cominciato a giocare i Super High Roller ho pensato: ma davvero il field è così facile? Ricordo agli esordi una mano contro Negreanu in cui mi trovo con trips al river e vado all-in…Lui ci pensa su con top pair e mi dice ‘tu sei uno di quei ragazzi che vengono dagli heads-up online, quindi sei abituato a bluffare: sai cosa? Chiamo!’ Ed è proprio lì che ho capito quanto margine ci fosse nei Super High Roller!”

 

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