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il 26 Giu 2017

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Call al river con il nut, mossa lecita o no? Alle WSOP scoppia il caso: “La regola va rivista”

Call al river con il nut, mossa lecita o no? Alle WSOP scoppia il caso: “La regola va rivista”

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C’è una regola nel poker live che forse andrebbe rivista…

Molti di voi resteranno perplessi quando vi spiegheremo di cosa stiamo parlando, ma in realtà tocchiamo una polemica che va avanti già da anni.

Ci riferiamo al provvedimento che solitamente viene preso in un mtt nei confronti di chi si trova al river in posizione con il punto nut, quando si limita a fare check o call invece che puntare o rilanciare.

Se siamo gli ultimi a parlare nella mano di un torneo con il miglior punto possibile, in teoria dobbiamo sempre aggiungere chips nel piatto, altrimenti potremmo essere accusati di collusion o comunque di comportamento scorretto. Il discorso cambia nel cash, visto che c’è la rake da pagare in base alla dimensione del piatto…

Molti illustri giocatori sostengono che la regola non va più bene! Ci sono dei validi motivi a sostegno di questa tesi, tornata alla ribalta dopo una mano giocata recentemente da Tim Reilly in un evento delle WSOP 2017.

Reilly (che forse ricorderete per una scala reale chiusa contro Maurice Hawkins) ha raccontato su Twitter e al microfono di Sarah Herring, invitata di PokerNews, quello che gli è successo qualche giorno fa al Rio:

Sul board c’erano A, K, Q e 10. Io avevo J-10 in mano e scala nuts già dal flop a dire il vero. Mi sono messo in check/call su tutte le strade fino al river.

Al river ho checkato di nuovo, il mio avversario ha puntato e in quella situazione lui era chiaramente in bluff o aveva il mio stesso punto. Ne ero certo al 100%.

Se avessi rilanciato lui avrebbe foldato istantaneamente oppure saremmo finiti ai resti splittando il pot. A quel punto allora ho deciso che sarebbe stato più profittevole per me fare solo call e vedere le sue carte.

Ero curioso di scoprire con cosa poteva aver provato a bluffare. L’alternativa era una inutile serie di rilanci che sarebbero finiti con uno split. Sono sicuro che con A-A, ovvero il second nuts, avrebbe foldato davanti a un mio raise al river.

Alla fine quindi ho solo chiamato e abbiamo diviso il piatto, perché anche lui aveva un jack come me ma fino al turn era in bluff.

Abbiamo giocato e giocheremo migliaia di mani insieme, perciò volevo capire se aveva per caso trasformato un punto in un bluff. Il piatto non era enorme, preferivo avere questa informazione.

Il dealer mi ha fatto notare che avrei dovuto rilanciare. Il floorman mi ha dato una penalità anche se il tavolo non l’aveva richiesta. Ho provato a spiegare le mie ragioni inutilmente“.

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Reilly sostiene che i tempi sono cambiati e certe regole andrebbero riviste: “Questa regola del nut al river è stata inventata quando i field erano più ristretti. Ora non ha più senso. Ci sono varie regole nate negli anni ’70 che andrebbero riviste“.

Tra coloro che si schierano dalla sua parte c’è per esempio anche Chance Kornuth, che twitta: “Su un board dove basta una carta per fare scala nuts bisogna concedere la possibilità di fare solo call.

Il valore della info che si ottiene chiamando è maggiore dell’1-5% di possibilità che abbiamo di ricevere un call da una mano peggiore in caso di nostro rilancio“.

 

 

Tra l’altro una cosa simile è successa a Darvin Moon nel Main Event WSOP di qualche edizione fa. Quella volta Moon si limitò a checkare con il nuts al river e si becco una penalità proprio come Reilly. Le intenzioni di Moon erano le stesse di Reilly: poter guardare le carte dell’avversario.

I precedenti non sono finiti qui! Un episodio curioso e molto simile è accaduto ad un vecchio IPT. Carla Solinas ci ha raccontato anni fa una mano in cui ha splittato proprio con scala all’asso senza finire ai resti, come Reilly.

Voi cosa ne pensate di tutta questa storia? Fatecelo sapere con i vostri commenti!

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