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Il metodo antisfortuna
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Pubblichiamo un interessante contributo dello psicologo Emanuele Posa che spiega come le tecniche di “defusione cognitiva” possono aiutarci al tavolo verde quando siamo convinti che la sfortuna ci abbia preso di mira.
Quando parliamo di poker è difficile non trovarsi a discutere del caso. Si sente parlare di interi bankroll devastati dalla cattiva sorte e “big shot” imputabili quasi soltanto alla buona stella.
Aneddoti e racconti pokeristicamente epici legati al caso contribuirebbero solo ad aumentare il fascino del poker ma purtroppo non sono solo questi i fenomeni che il caso tende a generare. Innanzitutto la fortuna, quasi sempre altrui, e la sfortuna, ovviamente nostra, rende difficile valutare obiettivamente i risultati ottenuti al tavolo verde e di conseguenza la nostra preparazione tecnica.
Sappiamo infatti che non dobbiamo ragionare “result oriented” però usiamo questa verità per proteggere il nostro ego e usiamo la sfortuna come scudo. Ecco quindi che ci convinciamo di perdere a causa della sfortuna e di vincere grazie alla nostra bravura, convinzione molto comune tra i perdenti perché risulta in effetti molto deleteria per il nostro gioco.
Perdere solo per sfortuna, infatti, significa implicitamente non aver bisogno di migliorare tecnicamente. In teoria non siamo scarsi, dobbiamo solo aspettare che passi il “momento no”. In pratica però significa restare con le nostre lacune e le nostre illusioni per tanto tempo mentre perdiamo soldi e imprechiamo contro la cattiva sorte, fermi per anni in una paralisi pokeristica.
Un altro brutto fenomeno che la casualità, insita nel poker e non eliminabile, può creare è la convinzione di essere perseguitati. Malgrado “il caso non abbia memoria”, in periodi particolarmente sfortunati ci convinciamo che la sorte si stia accanendo contro di noi.
Questo porta come conseguenza il rischio di ritrovarci a giocare in maniera non ottimale con il solo fine di non esporci a possibili colpi di sfortuna. Questo fenomeno è evidente ogni volta che siamo portati a evitare dei rischi per paura di perdere il colpo anche se sappiamo che prendere quel rischio in quello spot è una mossa vantaggiosa sul lungo periodo.
La paura di essere perseguitati dalla sfortuna ci porta quindi a prendere decisioni basate su fattori extra pokeristici quindi è a tutti gli effetti una forma di tilt. Per altro difficile da individuare e quindi combattere. A tal proposito ognuno di noi ha un’arma poco conosciuta ma efficace che si chiama defusione cognitiva.
Dietro a questo nome non si cela altro che il gioco, che molti avranno fatto da piccoli, di ripetere una parola velocemente molte volte fino a svuotarla di significato. In psicologia clinica è una tecnica che si usa per tutti quei disturbi dove ci sono pensieri negativi ricorrenti e che si autoalimentano, come ad esempio nella depressione. A questo punto credo che sia utile andare a vedere uno studio recente che tratta la defusione cognitiva.
Nel 2010 Masuda e collaboratori hanno convocato 147 volontari (una piccola parte di essi aveva sofferto di disturbi psicologici). A ognuno è stato chiesto di identificare un pensiero negativo su di sé e poi riassumerlo in una parola (“grasso”, “fallito”, “stupido” ecc). Infine si chiedeva di valutare il grado di disagio che creava questa parola nel soggetto e il grado con cui la si poteva associare a se stessi. Terminata la prima fase si passava alla divisione in gruppi e relativi trattamenti.
Un gruppo, quello di controllo, non riceveva alcun trattamento, un gruppo faceva delle sessioni blande di defusione cognitiva, altri due gruppi venivano sottoposti ad altre tecniche di distrazione e infine un altro gruppo praticava la tecnica di defusione cognitiva classica. Cioè si chiedeva a ogni soggetto di ripetere la parola individuata nella prima fase più e più volte molto velocemente per almeno 30 secondi, fino a che la parola avesse perso apparentemente di significato, pronunciandola. Nell’ultima fase si chiedeva di nuovo a ogni soggetto quanto la parola da loro scelta fosse disturbante e associabile a loro stessi.
I risultati hanno rilevato l’efficacia della defusione cognitiva. Sono stati, infatti, i soggetti sottoposti a questo trattamento che hanno mostrato i maggiori cali dei livelli di disagio e di associabilità della parola disturbante. Molto minori o nulle sono state le diminuzioni per i soggetti di tutti gli altri gruppi. Questi dati, rilevati nel breve periodo, sono stati successivamente confermati anche nel lungo termine da uno studio sullo stesso argomento di Deacon e collaboratori nel 2011.
Queste informazioni ora ci permettono di valutare meglio l’impatto che può avere la defusione cognitiva sul nostro gioco. Quando durante una sessione ci rendiamo conto che rifiutiamo certi spot soltanto perché temiamo di essere sotto attacco della sfortuna o se pensiamo più al caso che al gioco è il momento di provare la tecnica anti sfortuna. Isoliamoci per un attimo e cerchiamo la parola per noi più sgradevole, che può essere “sfortunato”, “scoppio” o qualsiasi altra che riesca a riassumere il momento nero che stiamo attraversando.
Una volta individuata ripetiamo la parola velocemente più e più volte fino a che non perda di significato e comunque per almeno 30 secondi. Questo dovrebbe riuscire a ridurre l’impatto che ha su di noi (e soprattutto sul nostro gioco), il pensiero di essere in un momento sfortunato. Una tregua che dovrebbe permetterci di giocare di nuovo razionalmente. La speranza è che in questo momento di lucidità, mentre i nostri pensieri autogenerati ci concedono una pausa, si possa riuscire a uscire dal momento negativo grazie all’aumento di qualità del nostro gioco.
Se grazie a questa tecnica riuscissimo di nuovo a prendere decisioni basate solo sulle dinamiche della partita e non sulle nostre paure e costruzioni mentali è possibile che il grafico dei profitti riprenda a salire e questo è il modo migliore per farci dimenticare definitivamente della sfortuna.
Ecco come una semplice sessione di defusione cognitiva può invertire la rotta e trasformare, come auspicavamo, il circolo vizioso in circolo virtuoso.
Spesso si è diffidenti verso questa tecnica, è difficile credere come un giochino che si fa spesso da bambini possa portare risultati importanti in una impresa titanica come la lotta contro i pensieri di persecuzione dalla sfortuna per un giocatore di poker.
Articolo pubblicato sul numero 90 di Poker Sportivo, febbraio 2015