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il 9 Ago 2017

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Tre semplici mosse per migliorare i propri guadagni con il poker

Tre semplici mosse per migliorare i propri guadagni con il poker

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Quando si gioca a poker capita di perdere di vista alcuni fattori determinanti a causa di un’estrema concentrazione esclusivamente sull’action, sulle carte e sul panno verde. È un errore che di per certo commette chi da poco si è avvicinato al gioco, ma che ho riscontrato anche in giocatori più navigati.

Considerare unicamente le carte, a coppie di due, fino a migliaia di mani al giorno, su molti tavoli, è un modo per affrontare – correttamente – le lunghe sessioni online, ma spesso si tralasciano dei dettagli che magari non saranno determinanti per la propria carriera, ma sicuramente incideranno sui profitti mensili e annuali.

Ecco tre aspetti che talvolta sono poco approfonditi dai grinder degli small stakes, ma che potrebbero concretizzarsi in tanti soldini in più sul conto nel lungo periodo.

 

 

1. Avere un secondo monitor

Sembra spesso un vizio che persone che “vivono al PC” si concedono, ma non c’è davvero via di ritorno una volta in cui si prende questa ottima abitudine. Al di là dell’utilizzo quotidiano, per il quale avere un secondo schermo rappresenta una risorsa preziosa, sia che si lavori su Excel, sia che si vogliano guardare due partite in contemporanea, relativamente al poker online raddoppiare la superficie visiva è incredibilmente utile.

Lobby sempre in vista: l’errore numero uno che quasi tutti commettono è aprire i tavoli e dimenticarsi del resto. Non è che una volta in cui si hanno otto/dieci/dodici tavoli davanti si debba proseguire a macinare mani fino a quando non si è troppo stanchi, tiltati o soddisfatti. Avere sempre la lobby davanti è fondamentale e poterla tenere su un secondo schermo è la soluzione a questo (sciocco) problema. Come si possono controllare nuovi tavoli o la presenza di avversari più profittevoli altrove se la pagina principale del client va a soprapporsi ai tavoli che inevitabilmente compaiono in primo piano, mano dopo mano, impedendo una visuale tranquilla? E quanto può davvero costare sul winrate giocare sei tavoli pieni di regular, quando magari altrove due giocatori amatoriali stanno popolando un tavolo 2/6? La risposta è “tanto”, quindi sfruttare un second screen per monitorare la situazione dovrebbe essere un must per ogni sedicente “regular”.

Holdem Manager e altri programmi: similmente rispetto al discorso fatto per la lobby, anche avere i programmi di tracking sul secondo schermo renderà il grinding molto più agevole. Sia che l’abitudine imponga di controllare l’andamento della sessione e relativo grafico ogni cinque minuti, sia che se ne voglia fare un utilizzo più sensato, avere HM2 o PT4 a vista e non sommersi dai tavoli non potrà che creare un giovamento; se siete fanboy dei grafici, avrete sempre la situazione sotto controllo, se invece – come spero – utilizzate HM per controllare le mani e, soprattutto, per prendere note durante la sessione, allora un secondo schermo vi farà guadagnare secondi preziosi, prendere appunti migliori e non perdere il filo della sessione.

Internet browsing: per quanto non si dovrebbe, a tutti capita, di tanto in tanto, di dare un’occhiata a Facebook, googlare qualcosa o rilassarsi un secondo. Sembra chiaro che questa attività non porterà nessun beneficio alla sessione, ma almeno se svolta sul monitor secondario non arrecherà alcun danno da deconcentrazione e non folderete A-A per timeout mentre cercate sui social le foto della festa dell’altra sera.

2. Utilizzo sensato di Holdem Manager

La mia posizione è chiaramente rinvenibile tra le righe nei punti precedenti, ma ribadiamo il concetto: HM (o Poker Tracker) non serve solo per fare vedere il grafico agli amici o lamentarsi di quanto la linea dell’EV vada verso l’alto. Gli elementi citati fanno parte del poker online e lungi da me volerli demonizzare, anzi, sia l’aspetto sociale, sia quello legato alla varianza rendono il gioco bello e appassionante, ma se spendete 80€ per un programma di tracking e lo utilizzate esclusivamente per queste ragioni, tanto vale aggiungere questo importo al proprio bankroll.

HUD: per quanto l’heads-up display sia un elemento personale, mi è capitato di vedere, tendenzialmente, due estremi: da un lato le famigerate “6 statistiche”, tra cui nome del giocatore e numero di mani, dall’altro HUD chilometrici con talmente tanti numeri da risultare estremamente complessi anche in seguito a un utilizzo abituale. Quando poi chiedi “ma il fold to steal da SB quanto è?” la risposta è “ aspetta che lo cerco” in entrambi i casi, questo porta a una considerazione abbastanza basilare: l’HUD deve essere semplice. Semplice non vuol dire ridotto, ma intuitivo e, soprattutto, conosciuto. Se si ritiene che una statistica sia da inserire per forza, non c’è una ragione per convincere qualcuno del contrario. Se un giocatore preferisce avere una struttura snella e utilizzare i pop up, va bene così; quello che conta è fare in mondo che non sia solo “un simpatico tool che suggerisce le statistiche” – come avrete provato a spiegare ai vostri amici – ma davvero un alleato in-game grazie al quale è possibile accrescere il proprio winrate.

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Hand review: al termine della sessione, o anche durante, è sempre bene interessarsi delle mani principali. Il problema sta tutto nell’individuarle. Se l’approccio generale è quello di ordinare per dimensioni del piatto gli eventi della giornata, allora probabilmente c’è tanto margine di miglioramento. I piatti grandi, vinti o persi, sono difficilmente davvero interessanti a meno che non si sia andati all-in al turn o non fossero spot almeno 150x, quindi un poco più deep. Il resto, in teoria, sono solo cooler e run out dei board non sorridenti. Quello che davvero finisce per contare sono tutti quei pattern che portano a piatti piccoli, ma ripetuti per dozzine di volte. Si immagini che un tale giocatore commetta un macroscopico errore in base al quale cbetta sempre su un tipo di board su cui non bisognerebbe spingere. E che questo evento accada molte volte al giorno. Sembra chiaro che la somma dei blind persi in quest’action sia maggiore, alla fine, dello stack andato via con K-K vs A-A. Mettere in grado i giocatori di prestare attenzione a questi dettagli è il vero scopo dell’hand review su HM, non certo per postare un cooler su un forum chiedendo se si potevano salvare i blind sufficienti per fare colazione il giorno dopo.

Regs review: se fare analisi di un giocatore su cui si hanno quaranta mani non è mai sensato, né spesso utile, visto che sarà probabilmente solo di passaggio, molto più interessante, se non doveroso, sarà spendere qualche ora alla settimana per analizzare gli avversari che si incontrano ogni giorno. Anche dietro a questa operazione c’è tanta arte e il punto di partenza è impostare nel software l’avversario che si vuole “studiare” come se fossimo noi stessi, in modo tale da avere subito una visione chiara delle statistiche in possesso. Il resto delle operazioni sarà concentrato sul capire i leak e le tendenze particolari (efficaci o poco proficue) cercando di assimilare il maggior numero di informazioni possibili in vista della prossima sfida ai tavoli.

 

3. Matura gestione del tempo

Poter gestirsi al 100% il tempo dedicato al poker è una delle chiavi per il successo. Finché la sessione di 12 sit and go o 35 minuti di cash game sarà costretta all’interno di altre esigenze (o imposizioni) sarà molto difficile poter esprimere al massimo il proprio potenziale al tavolo.

Rapporto tempo/sessioni: per alcuni c’è un numero magico di minuti oltre ai quali la sessione non può andare, per altri il cap è dato da un numero di mani prefissato. La verità è che nessuna impostazione è sbagliata, ma nessuna corretta. Costringersi all’interno di schemi mentali, però, nell’insieme, non è mai una grandissima idea. Cosa succede se al raggiungimento della mano 2.000 oppure allo scadere della terza ora, al tavolo ci sono ancora tre giocatori amatoriali molto deep? Altre volte, invece, perché continuare una sessione, pur avendo ancora tempo, se si stanno perdendo moltissimi stack (e la concentrazione?). O, ancora, perché perseverare sui tavoli se dopo poche decine di minuti si stanno vincendo cifre davvero importanti? L’aspetto del morale e della forma fisica in generale è davvero importante per ogni grinder che si rispetti e questi elementi non possono essere schiavizzati da una routine basata esclusivamente sull’orologio.

Vivere da soli: oppure alle proprie (condivise) condizioni. Quante volte mamma chiama perché è pronta la cena mentre si è in heads-up con un avversario scarso? O che ha appena vinto tanti stack? O mentre il sit and go non è finito? Non sto dicendo che per giocare bene a poker sia obbligatorio andare a vivere da soli, ma, almeno personalmente, la gestione delle sessioni è nettamente migliorata da quel momento, potendo giocare per tutto il tempo necessario per finire sui tavoli aperti, eventualmente saltando la cena, se necessario. Se il poker è un lavoro, va trattato come tale. Se è solo una passione, sta alla maturità delle persone valutare quando iniziare una sessione, perché altrimenti il rischio di regalare soldi è dietro l’angolo, pur essendo facilmente evitabile.

Studiare gli orari migliori: sfruttare le ore più profittevoli dovrebbe essere un must per molti. A meno che non si stia inseguendo un VIP System, dopo aver attentamente valutato il tempo, la convenienza e le risorse che questa attività impiega, se si è liberi da detto vincolo sarebbe sempre opportuno giocare negli orari migliori e non solo in quelli “possibili”. È evidente che dopo cena si abbia qualche ora da dedicare al gioco, ma sarà davvero la fascia oraria migliore per avere il profitto atteso più alto? La risposta è chiaramente no. Non consiglio a nessuno di non dormire per giocare a poker, ma è innegabile che dopo le 3 am il traffico sia scarso, ma profittevole e, similmente, la sveglia alle 6 del mattino potrebbe regalare inaspettate gioie. Ferma la necessità di armonizzare al meglio il poker con il resto delle attività, se davvero si avesse – si spera di no – la necessità di vincere soldi con il poker, allora sarebbe sensato valutare di dormire meno, mantenendo in ogni caso uno stile di vita il più possibile sano.

Luca Biande

Articolo pubblicato su Poker Sportivo n. 91, marzo 2015

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