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A chi non piace la Liquidità Internazionale?
Da italiani, purtroppo, siamo abituati a queste cose: troppo spesso quando finalmente sembra arrivato il via libera per un cambiamento voluto da tutti (addetti ai lavori, media di settore, ma soprattutto GIOCATORI!), e che è oggettivamente un passo avanti per l’intero movimento, irrompono nel processo di cambiamento complicazioni inaspettate e francamente incomprensibili.
Stiamo parlando ovviamente della tanto desiderata “liquidità internazionale” che ormai avevamo considerato essere cosa fatta e con una road-map operativa già ben pianificata, ma che proprio all’ultimo chilometro deve far fronte ad attacchi, accuse, sbarramenti.
Per chi non lo sapesse dietro il concetto, sicuramente non di facile attuazione, di Liquidità Internazionale si cela in realtà una idea semplicissima: la possibilità per gli italiani di partecipare a partite di poker, totalmente regolamentate e tassate, insieme ai “colleghi” spagnoli, francesi e portoghesi. Chiaro, pulito, legale, positivo per tutti.
Ovviamente però siamo in Italia, parliamo del settore del gioco che è tra le prime “industrie” italiane per fatturato e ricavi privati e statali, e quindi le cose non possono mica scorrere lisce come il buon senso vorrebbe.
Siamo italiani e le cose bisogna complicarsele al solito modo: con interrogazioni parlamentari e dichiarazioni politiche che francamente non riusciamo a comprendere rimanendo nell’ottica del bene comune, ma soprattutto del bene di chi fa andare avanti il settore, ovvero il giocatore!
E allora eccoci a dover raccontare, cronaca degli ultimi giorni, delle tante preoccupazione di tanti politici e manager di settore:
- I primi dubbi sono stati sollevati dal direttore dei Public Affairs di Lottomatica la settimana scorsa durante un convegno sull’antiriciclaggio.
- Il giorno seguente il senatore PD Franco Mirabelli, capo della Commissione Antimafia, comunicava la sua volontà di inoltrare una interrogazione al Ministro della Economia Padoan.
- E subito dopo è arrivato il turno di Paola Binetti (UDC): “la liquidità internazionale è pericolosa perchè vengono messi insieme sistemi con regole diverse”.
- Gli attacchi sono poi proseguiti ad opera del presidente del Sindacato Totoricevitori Sportivi, Giorgio Pastorino, anch’egli convinto dei pericoli inerenti il riciclaggio di denaro portati dall’allargamento del mercato online: “Spero si faccia un passo indietro sulla liquidità internazionale. Circa 7 anni fa, quando si iniziava a parlare di betting exchange, la Consulta disse che si portava dietro un alto rischio di riciclaggio. Questo rischio è ancora maggiore con la liquidità internazionale e quindi il passaggio di denaro tra conti gioco di utenti di paesi diversi. Noi di STS faremo tutti i passi possibili perchè si metta un freno a questa “libertà” incontrollata dell’online”.
- Contro la liquidità internazionale, infine, si è schierato anche il presidente della Federazione Italiana Tabaccai, Giovanni Risso: “In questo momento in Italia non si sta pensando ad un gioco online più controllato e controllabile, ma si va alla ricerca di un rischioso ampliamento degli utenti coinvolti. Puntare alla liquidità internazionale, cioè la condivisione del denaro con giocatori di altri Paesi europei, è un rischio che non ci possiamo permettere. Il fenomeno potrebbe diventare incontrollabile e quindi produrre pericolosi effetti in tema di riciclaggio e gioco minorile”.
Insomma, proprio adesso che i giochi per la liquidità condivisa sembrano fatti, dopo anni di rinvii, ritardi, blocchi e slittamenti, c’è chi sembra pronto a rimettere tutto in discussione facendo leva sullo slogan “così si aiuta chi ricicla”.
In pratica c’è chi dà per scontato che non solo AAMS, ma anche gli Enti Regolatori e i Governi (negli Stati in cui gli Enti Regolatori non abbiano autonomia decisionale nel loro ambito di competenza ma debbano appoggiarsi alle decisioni della politica, come in Francia) di tutti i paesi coinvolti nell’allargamento del mercato online, non abbiano tenuto nella dovuta considerazione eventuali problemi per il riciclaggio.
E questo nonostante le miriadi di riunioni che si sono susseguite nel tempo per definire il quadro normativo del nuovo mercato allargato, in cui anche il problema della tracciabilità del denaro è stato discusso nel dettaglio. Per non parlare del fatto che l’intero progetto è passato al vaglio della Unione Europea, da sempre più che attenta a queste tematiche.
Sia chiaro: niente di nuovo nel Belpaese, ma in questo caso più di preoccuparsi di un sistema che sarà totalmente tracciato a differenza di tanti punti scommesse dove si gioca in contanti, bisognerebbe guardare ai benefici.
In primis quelli dei giocatori, che da anni ormai sognano di potersi confrontare con un field non più confinato alla sola Italia: in un recente sondaggio il 96% dei nostri lettori si era espresso in favore dell’allargamento (che fosse in direzione di un mercato chiuso come quello previsto dall’accordo siglato da AAMS a luglio, o con sbocco sul punto com/eu come accade nel Regno Unito e in Danimarca) e solo il 4% dei votanti aveva espresso la propria preferenza per restare al modello attuale.
Ma l’allargamento dei confini sembra una necessità imprescindibile per il mercato stesso: in questi anni infatti il modello chiuso ai confini nazionali si è dimostrato insostenibile già sul medio periodo e non in linea con quelli che sono i ‘diktat’ della globalizzazione.
E questo non solamente in Italia ma anche negli altri paesi che lo hanno adottato, come dimostra il pressing a tutto campo messo in atto da Francia e Spagna per arrivare a un accordo sull’allargamento dei rispettivi mercati, e alla solerzia dimostrata negli ultimi mesi dagli enti regolatori dei due Paesi per tramutare il progetto in realtà.
Altrove il treno della liquidità internazionale è già in moto e procede spedito e senza ostacoli verso la meta. Qui da noi invece il percorso è incidentato perchè c’è chi continua magari a guardare al proprio orticello evitando di posare lo sguardo su tutto quello che gli sta intorno.
Francamente siamo stufi. Amiamo il poker, fateci giocare!
Aggiornamento 12 dicembre
Rinviato a data da destinarsi, e dipendente in toto dai tempi della politica.
Dopo le critiche e gli attacchi degli ultimi mesi, la fusione del poker online italiano con quelli di Francia, Spagna e Portogallo, siglata lo scorso luglio a Roma, attraversa oggi una fase “di stallo completo”, secondo quanto riferiscono fonti AAMS.
Due fondamentalmente sono i passaggi chiave necessari adesso a vedere il progetto diventare realtà.
Il primo è la risposta del Ministro Padoan alla interrogazione presentata dal Senatore del PD Franco Mirabelli, che ha sollevato non pochi dubbi circa i rischi del mercato comune sul problema del riciclaggio.
Già da cosa scriverà il Ministro si potranno capire le effettive prospettive del progetto.
Qualora il parere dovesse essere favorevole, a quel punto servirà un Decreto di avallo al documento siglato dalla responsabile AAMS Daria Petralia lo scorso luglio con gli omologhi francese, spagnolo e portoghese.
Ma si capisce bene come i tempi, rispetto a quanto preventivato subito dopo la firma dell’accordo, siano oggi notevolmente dilatati.
Anche perchè nel frattempo c’è stato un cambio di peso al vertice della Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: a ottobre al posto di Giuseppe Peleggi è stato nominato alla guida dell’AAMS Giovanni Kessler, magistrato classe 1956 particolarmente attivo nella lotta ai crimini economici.
E come solitamente accade in questi avvicendamenti, il nuovo direttore vorrà avere un quadro della situazione ben chiaro e delineato nel minimo dettaglio, prima di avallare una decisione epocale come quella di allargare i confini del poker online punto it al di fuori dei confini nazionali.