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il 9 Feb 2018

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Come fanno i professionisti di poker a capire che c’è un pollo al tavolo

Come fanno i professionisti di poker a capire che c’è un pollo al tavolo

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“Se non riesci a individuare il pollo nella prima mezz’ora di gioco, allora il pollo sei tu”

La citazione della pietra miliare dei film sul poker, Rounders, calza a pennello alla domanda cui cerchiamo di rispondere oggi, ovvero: come fanno i poker pro a capire quando al loro tavolo c’è un vero pollo?

Di solito a un professionista bastano davvero pochi segnali per capire di dover estrarre il massimo valore da quel player così scarso

Ecco quali sono i principali.

 

Non conosce bene le regole

Per quanto riguarda le regole nude e crude, in realtà questa è una evenienza che si verifica più spesso con le Varianti, con tutto che anche ai tavoli di Texas Holdem può capitare di trovare giocatori di poker all’italiana che non sanno che full batte colore (giusto per fare un esempio).

Ma un giocatore alle prime armi sicuramente avrà delle lacune a livello regolamentare più o meno vaste: quando un professionista di poker incappa in qualcuno che non sa bene come annunciare un raise, quando è il suo turno di parlare, chi deve girare le carte per primo al momento dello showdown… La nota mentale “pollo” è subito messa!

 

Size

Miniraise, x2,5, halfpot, pot? Assolutamente no. Al tavolo verde il pollo punta senza considerare l’entità dei bui o del piatto. La sua unità di misura, molto spesso, è la manciata di chips… In una parola: a caso!

 

Gioca carte a caso

Arrivare a showdown con carte discutibili rispetto allo sviluppo dell’azione sulle varie strade è sicuramente un buon modo per essere riconosciuti come polli (a meno di history super-aggressiva, ma va da sè).

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Fa vedere le proprie carte

A volte i professionisti fanno vedere le proprie carte anche senza showdown per crearsi una precisa immagine di gioco. L’amatore di solito le fa vedere per vantarsi, o per giustificare un fold contro un (da lui) presunto bluff.

Far vedere le proprie carte senza arrivare a showdown è probabilmente peggio di arrivare a showdown con carte rivedibili, ma per essere etichettati come polli peggio ancora è far vedere le proprie carte al vicino quando uno dei due non è nella action.

A chi scrive è capitato una volta a un tavolo di un casinò periferico di Las Vegas frequentato perlopiù da anziani che si ritrovavano a giocare l’1/3$ come una briscola al bar dalle nostre parti. Dopo aver checkato da grande buio su openlimp, il 70enne alla mia sinistra mi fece vedere la sua doppia coppia floppata prima di foldare sulla action iperaggressiva degli altri due giocatori nella mano. Ero alla mia terza partita cash live eppure capii subito chi sarebbe stato il mio Bancomat. (in realtà non è vero, non ebbi coraggio di togliergli i soldini!)

 

Un cumulo di tells

Ovviamente un pollo non si rende conto che le reazioni facciali e posturali, nelle partite dal vivo, possono essere una grandissima fonte di informazioni.

Ancora prima che nello star egli attento a quelle degli avversari, ciò si traduce nel non pensare minimamente alle proprie.

“Oh mio Dio, gli Assi! – pensa il pollo senza neanche rendersi conto di aver messo un sorriso a 32 denti. In quel preciso istante anche le sinapsi dei professionisti al tavolo ridono, ma senza darlo a vedere.

 

 

Ma in realtà ci sono molte altre caratteristiche che fanno capire di avere a che fare con un Pollo, dicci quelle che secondo te sono più importanti!

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