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Cosa non si può dire ad un tavolo da poker?
Un semplice gioco di carte. No, miei cari, il poker è decisamente molto di più. La definizione anglosassone ‘social game’ rende decisamente meglio l’idea.
Ad un tavolo verde siedono persone di ogni genere: dallo studente al professore, dall’impiegato al manager, dal saltimbanco al ragioniere. Personalità e caratteri diversi si fondono, interagiscono. E in certi casi le carte comuni contano meno del carisma di un giocatore.
Eppure, come ogni gioco che si rispetti, Texas Hold’em e derivati esigono un codice etico da rispettare e a prescindere che siate incontenibili trash talker o silenziosi osservatori.
Durante lo svolgimento di una mano ci sono infatti alcune norme da rispettare per preservare l’integrità del gioco: chiunque fosse intento a infrangerle è ovviamente passibile di penalizzazione.
Eccovi alcuni esempi:
- Il flop recita AA4. Ci sono due (o più) giocatori nel colpo, voi avete foldato preflop ed esclamate: “Diamine, ho foldato un Asso!”. Un’esternazione del genere condiziona irrimediabilmente lo svolgimento del colpo.
- Il board recita: 3479 J. Voi non siete coinvolti nello spot e vi lasciate scappare un: “Uno dei due ha fatto per forza colore!”. Infrazione.
- Un giocatore effettua un grosso rilancio preflop. “Ha sicuramente una coppia forte in mano!”. Rischiate seriamente una penalità.
- Un giocatore overbetta river. Voi siete spettatori del colpo: “Questa è chiaramente una puntata per non farsi chiamare!”. Il floorman deciderà la sanzione che vi meritate.
- Un giocatore punta e voi, da esterni, gridate: “E’ committato!”. Penalità senza se e senza ma.
- Il board recita 99Q99. “Chi ha l’asso vince!”. No, non potete dirlo!
Nella stragrande maggioranza dei casi, tutti coloro che siedono ad un tavolo di poker in un casinò conoscono bene queste norme, ma non è impossibile imbattersi in qualche amatore che, pur in buona fede, si lasci andare ad esternazioni simili a quelle presentate sopra.
Qualora doveste imbattervi in situazioni del genere, il consiglio è quello di reagire sempre con un qual certo aplomb, anche qualora il ‘fenomeno di turno’ abbia compromesso un piatto importante. Segnalare al dealer, e di conseguenza al floorman, l’inappropriato comportamento del giocatore in questione è l’unica cosa da fare.
Appurati questi ‘deontologici’ canoni di gioco, esistono inoltre dei limiti imponibili anche quando si è attivi durante un colpo.
Se è pacifico il fatto di non poter parlare quando si è in 3 o più giocatori nel colpo, quel che è discrezionale riguarda le situazioni heads-up: un esagerato trash talking può infatti essere passabile di penalità.
Durante il Main Event 2016 Will Kassouf pagò le conseguenze della sua lingua lunga con diverse orbite di penalità e reiterati ammonimenti da parte del Tournament Director Jack Effel.
Tirando le somme: quando avete foldato la vostra mano, restate in silenzio. Se state giocando, riflettete bene se e cosa dire!