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il 12 Mar 2018

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I pro commentano il più incredibile fold del WPT: Carrel promuove Steinman, Polk lo boccia

I pro commentano il più incredibile fold del WPT: Carrel promuove Steinman, Polk lo boccia

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Ogni tanto assistiamo a delle mani che fanno discutere per giorni e giorni la comunità pokeristica.

Una di queste mani è sicuramente quella che è andata in scena a 5 left al tavolo finale del recente WPT Rolling Thunder.

Parliamo ovviamente del fold fatto con set di K da Ian Steinman, che PokerNews ha già definito il fold del secolo e che vi abbiamo già raccontato la settimana scorsa.

Riassumiamo il tutto per chi se lo fosse perso. Al final table si sono scontrati a un certo punto in guerra di bui i due big stack. Ian Steinman su un board A57 J K ha puntato al river fuori posizione con KK e poi ha foldato di fronte al push di Joe McKeehen! L’ex campione del mondo aveva Q10: scala nuts.

Alcuni poker pro internazionali hanno voluto dire la loro sull’incredibile fold. Charlie Carrel per esempio è stato interpellato su Facebook a proposito e ha detto:

Adoro questo fold. Joe non ha nessun bluff qui nel suo range, perché nessuno proverebbe a bluffare al final table un big stack che ha doppia coppia o second set. Queste sono infatti le mani che Ian rappresenta.

Con dei set più bassi Joe al river farebbe solo call. Rilanciando verrebbe chiamato solo da mani migliori. In mano Joe può avere dunque Q10 decisamente o anche gli assi per il top set“.

L’analisi di Carrel sembra abbastanza convinta, ma il pro britannico ammette candidamente che in partita forse non sarebbe riuscito a mettere in pratica quel che dice: “Non so se sarei stato in grado di fare personalmente quel fold al river. Spero di sì. Comunque è stato incredibile“.

Qualcuno gli fa notare che le sue idee sono un pochino diverse da quelle di Doug Polk, che è sostenitore di un approccio più matematico al gioco.

Andiamo a scoprire allora nel dettaglio come ha commentato Polk la mano tra Steinman e McKeehen. Lo ha fatto in un video intitolato ‘L’errore più grande che può fare un poker player’.

Polk commenta al volo le prime fasi della mano: “Ian apre con K-K da small blind. Notate che non ha il K di cuori. Il flop A-5-7 non è ottimale per Ian. Qui preferisco non cbettare. Il call di Joe è terribile.

Al turn Ian ovviamente checka. Joe punta anche perché blockera mani forti e ha equity potendo sperare di chiudere scala nuts. Al river scende il K e la mano diventa molto interessante. Ian punta fuori posizione e Joe pusha.

Non mi piace il lead di Ian. Era meglio un check per proteggere il proprio range e fare puntare Joe con un eventuale asso o un draw mancato.

Quale bluff Ian può leadare al river? Forse una cosa come 76, anche se neanche con quella avrei cbettato al flop. Oppure Q7 o 107 che blockerano la scala nuts. O forse J-7 senza cuori“.

Veniamo alla domanda più importante. Cosa avrebbe dovuto fare alla fine Ian col suo set di re? La risposta di Polk non è immediata:

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Joe lo sa che c’è un payout da considerare qui. Può bluffare più spesso perché Ian dovrebbe foldare più spesso. Tutto ciò però lo sa anche Ian. L’ICM cambia il gioco. Il bluff diventa più profittevole. Mettere tutte le chips in mezzo non è facile.

Con che mani blufferebbe Joe però? Con una Q o un 10. La carta più importante sarebbe però un K. Se Joe avesse un K, sarebbe meno probabile una value bet di Ian al river. Il K sarebbe la carta più logica in mano a Joe in caso di suo bluff.

Qual è invece il suo bottom range di push? Con set di 7 farebbe all in? Questa domanda è interessante. Ian potrebbe uscire puntando al river con qualche doppia come A-K o K-J. Non è affatto detto che abbia proprio K-K. Pertanto Joe dovrebbe pushare con 7-7 in mano. Ricordatevi che in guerra di bui i range si allargano.

In conclusione, se c’è qualche possibilità che Joe abbia set di 5 o di 7, Ian dovrebbe chiamare il push. Se Ian avesse avuto un set più basso, come un set di 5, allora avrebbe certamente dovuto foldare perché non avrebbe battuto più nulla“.

 

 

Polk prende spunto da questa manona per fare un discorso più generico: “Ian avrebbe dovuto chiamare, ma ha foldato. E Joe aveva il nuts in questo preciso spot. Come comunità pokeristica dovremmo guardare tutto diversamente“.

Polk si lancia in un paragone sportivo, con il football per l’esattezza: “Se nel Superbowl vince la squadra sfavorita, vuol dire che è migliore dell’altra? No. Tutti hanno una chance di vincere.

C’è sempre un vincitore e un perdente in tutti i campi. Tutti pensano che Ian sia in pratica il vincitore di questa mano. Joe ha perso perché non è riuscito a estrarre valore contro un third nuts.

Ian ha giocato bene e Joe male? No, dobbiamo guardare il valore delle loro giocate. Sicuramente il fold di Ian è stata una grande giocata, ma non per forza è stata quella più corretta nel lungo termine.

Siamo abituati a pensare che se qualcuno fa la giocata sbagliata, è un idiota. Maria Ho tempo fa ha foldato set di 10 su un flop 107J contro un all in di Farrell ed è stata considerata un idiota perché lui aveva AK.

Quando la gente fa la giocata sbagliata, critichiamo. Quando fa la giocata giusta, la elogiamo. Ma non è giusto. Dobbiamo guardare l’EV delle giocate“.

Nel filmato Polk va vedere una serie di altri esempi e conclude sostenendo: “Gli hero call o gli hero fold saranno sempre considerati geniali o stupidi. Non c’è una via di mezzo“.

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