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Come ha fatto Stephen Chidwick a diventare il n° 1 al mondo? “Passione, studio e meditazione”
Nell’ultimo decennio ha vinto più di 15 milioni e mezzo nei tornei in giro per il mondo e il mese scorso è diventato il primo inglese capace di stare in vetta al Global Poker Index.
Non male per un ragazzo tranquillo di Deal, città del Kent da 30mila abitanti che richiama, guarda caso, proprio un termine pokeristico…
Ecco come ha commentato a caldo Stephen Chidwick la sua scalata fino alla vetta del poker mondiale: “Per tre anni ho cercato di essere il primo del ranking GPI. Tutti attorno a me lo sapevano. Devo molto alla mia famiglia, agli amici e agli investitori che mi hanno permesso di arrivare fin qui“.
In un certo senso Stephen Chidwick è un tipico pro moderno: appassionato e giramondo. Per altri aspetti però è molto diverso dagli altri: non usa i social media ed è ancora fedelissimo allo stesso gioco dopo tanti anni.
Chidwick ha raccontato tutto sul suo momento magico e sulla propria filosofia a Stephen Bartley per il blog di PokerStars. Ecco cosa ha rivelato:
“Le varie classifiche internazionali costituiscono una grande motivazione per me. Sono una sorta di gioco nel gioco. Sono sempre stato competitivo fin da bambino. In qualunque hobby volevo eccellere. Prima del poker mi dedicavo molto al golf, per esempio“.
Chidwick nel mese di aprile ha stupito tutti, ottenendo due premi milionari al partypoker MILLIONS Grand Final di Barcellona. Ecco cosa dice sul doppio exploit: “La trasferta non era iniziata molto bene. Poi però nel Super High Roller da 100K le cose sono cambiate. Non ero mai partito così forte in un torneo. Alla prima pausa avevo già cinque starting stacks davanti. Al tavolo finale ho giocato bene e quasi tutto è filato liscio. La gente foldava quando bluffavo. Il mio timing è stato insomma ottimale. Tutto procedeva come da copione, sentivo che stavo fluttuando con l’universo…
Quando sono stato bustato dal final table del 100K, si stava giocando il Day 1A del Main Event. Il giorno dopo avremmo dovuto andare al Tickets, un ristorante famoso di Barcellona, durante il Day 1B. Se non volevo perdermi la cena dovevo subito iscrivermi al Day 1A. L’ho fatto senza esitazione, mentre ritiravo il mio premio del Super High Roller. Mi sentivo davvero focused. Ho giocato insomma 15 ore di fila quel giorno. Ma ho fatto bene, perché anche nel Main sono arrivato al final table, chiudendo terzo“.
I riferimenti sull’universo e cose simili non sono buttati lì a caso. Chidwick sembre infatti un tipo molto spirituale: “Durante le pause mi sono concesso della meditazione. Bisogna seguire una routine precisa durante le giornate.
Ho fatto meditazione per due anni. Ci sono molti studi che dimostrano gli effetti positivi di questa pratica, in grado di cambiare fisicamente la struttura del cervello. Nel poker è utilissima se vuoi stare concentrato per tante ore“.
La meditazione dunque potrebbe essere il segreto di Chidwick… Ma la sua carriera non è stata sempre ‘rose e fiori’: “Quando ho iniziato a giocare gli High Roller non ho avuto dei bei risultati. In un’ora puoi passare dall’essere chip leader all’uscire in piena bolla. Per fortuna ho familiari e amici che mi aiutano a dare il meglio. La strada per arrivare al top non è stata facile ma ora è appagante“.
E non è finita qua: “Amo ancora molto giocare a poker. Non lo sento come un lavoro. Ogni giorno lo faccio con entusiasmo. Quando non sono al tavolo mi piace viaggiare e godermi le opportunità che mi regalano i tornei.
Non ho una vera casa al momento. Ho un appartamento in Messico dove gioco ogni tanto online. Ma di recente l’ho fatto poco.
Nei prossimi anni probabilmente deciderò dove mettere radici. Per il momento cerco di afferrare le opportunità che ho, senza grandi responsabilità“.
L’inglese racconta anche cosa vuol dire giocare sempre contro gli stessi avversari nei tornei più ricchi: “Quando giochi a lungo contro le stesse persone, che magari ti studiano anche in streaming, devi essere molto bilanciato. Non puoi bluffare o valuebettare sempre nello stesso modo. Devi renderti conto del tuo range e del tuo gioco.
Anche per questo nel giro degli High Roller esistono gruppetti di studio, per cercare di exploitare gli avversari. Se ti allontani troppo dalla GTO però vieni punito. L’atmosfera è molto competitiva. Ci sono tanti pro che lavorano duro.
Io sono migliorato soprattutto parlando con le persone e rendendomi conto delle loro opinioni. Per me è molto stimolante simulare delle mani, studiare le mie mosse e capire la complessità del gioco. Tutto ciò mi affascina e mi diverte“.
Ovviamente Chidwick non mancherà al PokerStars Players Championship di gennaio. “Sarà una grande torneo. Il mio torneo ideale ha un field gigante. Adoro arrivare in fondo a tornei del genere. In generale mi piace applicare una strategia matematica di base, deviando un po’ quando è il caso“.
Insomma, vedremo Chidwick ancora per un bel po’ ai tavoli: “Al momento i buy-in si stanno facendo sempre più importanti e intendo approfittarne. Prima o poi però cambierò vita, mi farò una famiglia e mi stanzierò da qualche parte. Magari mi dedicherò a un altro business. Ma solo quando il poker smetterà di divertirmi e di stimolare la mia curiosità. Fino ad allora giocherò ai tavoli più importanti“.