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“Il gioco rappresenta un rischio solo se c’è abuso!” I concessionari sul piede di guerra per il divieto totale di pubblicità sul gioco
Ieri sera il ministro all’Economia Tria ha stoppato per la mancanza di coperture finanziarie il Decreto Dignità che contiene il discusso divieto totale di pubblicità sul gioco.
L’altolà ha colto un po’ tutti di sorpresa, visto che l’approvazione del Decreto, stando alle dichiarazioni dei giorni scorsi, sembrava essere solamente una mera formalità.
Sembrando il divieto totale di pubblicità sui giochi in arrivo, dunque, i concessionari AAMS hanno contestato nel merito l’oscuramento dei marchi di gaming, e in un caso hanno già anticipato i ricorsi del caso alla Unione Europea qualora il divieto totale dovesse essere approvato.
Marco Trucco – PokerStars
L’ associate director Europe di Stars Group (Pokerstars), Marco Trucco, ha risposto al Movimento 5 Stelle in merito alle “5 buone ragioni per vietare la pubblicità sull’azzardo” pubblicato sul portale di riferimento dello schieramento politico.
Come riporta Agimeg, secondo Trucco “l’offerta di gioco è registrata in crescita anche e soprattutto perché è emerso il nero. I flussi di denaro che adesso sono visibili, tassati e tracciati prima erano largamente spesi tra bische e videopoker non legali. La scelta non è tra gioco e non gioco, ma tra gioco legale e quello illegale”.
Trucco contesta anche le cifre scritte sul blog dei pentastellati che “si riferiscono a tutto il gioco, mentre con questo provvedimento verrebbe colpito solo il gioco online, che rappresenta solo il 7% del gioco ma circa l’80% degli investimenti pubblicitari. Perché fanno così tanta pubblicità? Perché sono siti online, non hanno tabaccai o bar dove puoi trovare i loro giochi. Senza pubblicità, come fa un sito web a farsi conoscere? Inoltre, solo i siti legali possono fare pubblicità, ed è il principale vantaggio che hanno rispetto ai siti illegali, che non pagano tasse, non hanno strumenti di protezione dei giocatori e dove – se spariscono- il consumatore non può chiedere a nessuno un risarcimento. L’idea poi che il gioco – quello responsabile e legale – non sia parte di un’economia sana è una forzatura. E’ una forma di divertimento come un’altra e nessuno sogna di vietare di spendere per l’ingresso in una discoteca, l’acquisto di un videogioco o il biglietto di una partita allo stadio perché sono “attività improduttive e dovresti spendere i tuoi soldi in qualcos’altro”.
L’AD Europe di Stars Group critica anche la paventata tutela della salute pubblica che sarebbe messa in atto con il divieto totale di pubblicità sul gioco:
“Il tabacco fa aumentare il rischio di cancro, indipendentemente da quanto fumi. Il gioco rappresenta un rischio solo se c’è abuso. E’ un’enorme differenza. Il problema di usura esiste, ma di nuovo: il gioco online che verrebbe colpito da questo provvedimento è un argine al fenomeno. I siti online – conclude – non fanno credito né possono essere usati dagli usurai per contattare i clienti”.
Niklas Lindahl – LeoVegas Italy
“Eliminando la pubblicità sul gioco si danneggiano solamente gli operatori legali che hanno fatto investimenti in Italia”.
Queste le parole riferite ad Agimeg dal Managing Director Italy di LeoVegas Italy, piattaforma di recente arrivata sul nostro mercato con casinò e scommesse.
E non è tutto: Niklas Lindahl ha infatti annunciato le contromisure legali del caso qualora il Governo dovesse effettivamente approvare il divieto totale di pubblicità.
“Si colpiscono solamente gli operatori legali, che tutelano il giocatore e pagano le tasse allo Stato. E’ un decreto che va contro la costituzione e se il Governo proseguirà su questa linea ci rivolgeremo alla Corte europea. Abbiamo infatti acquisito una licenza e fatto investimenti importanti, non possiamo essere danneggiati in questo modo. Ritengo che sul tema si possa raggiungere un compromesso: dobbiamo fare come nel Regno Unito, dove la pubblicità sul gioco esiste, ma le regole sono ancora più severe”.
Moreno Marasco – bwin / Logico
In un contributo pubblicato stamani sul Messaggero il country manager bwin Moreno Marasco, che è anche il presidente della associazione LoGiCo che riunisce l’80% degli operatori italiani del gaming, ha sottolineato come la pubblicità sul gioco sia fondamentale per distinguere i marchi titolari di concessioni AAMS da quelli che invece non operano nel rispetto della legalità:
“La pubblicità fatta dai concessionari pubblici di scommesse online serve a distinguere i marchi legali da quelli illegali[…] I giochi non sono come il fumo che fanno male di per se. Sono come l’acool, possono danneggiare chi ne abusa. Ma allora per evitare una evidente disparità bisognerebbe vietare anche gli spot delle birre”
Dipendenze italiani: il gioco all’8° posto
Concludiamo la carrellata con una interessante tabella pubblicata da Agimeg. Nonostante in questi ultimi giorni sia stata al centro delle attenzioni mediatiche, infatti, la ludopatia occupa solamente l’ottavo posto nella classifica delle dipendenze degli italiani.
Secondo l’ultimo rapporto del CNR, infatti, nel 2017 i giocatori italiani problematici sono stati 400.000, ovvero circa l’1% della popolazione adulta dello Stivale.
E a differenza di tutte le altre dipendenze, quella da gioco, assieme a quelle per sesso e shopping compulsivo, ha percentuali di mortalità bassissime se non proprio inesistenti.
Ecco la tabella elaborata da Agimeg: