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il 20 Lug 2018

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Il Decreto Dignità arriva in Parlamento: le Leghe Calcio Basket e Volley contro il divieto totale di pubblicità, arriva il primo reclamo alla Commissione UE!

Il Decreto Dignità arriva in Parlamento: le Leghe Calcio Basket e Volley contro il divieto totale di pubblicità, arriva il primo reclamo alla Commissione UE!

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Sono circa mille gli emendamenti al decreto dignità presentati dai deputati nelle commissioni Finanze e Lavoro: l’analisi della loro ammissibilità riprenderà lunedì prossimo mentre da martedì gli emendamenti saranno votati.

Intanto però sono tante le voci che si sono sollevate al riguardo del divieto totale di pubblicità su gioco contenuto nel decreto.

Le istituzioni dello Sport

Tra le associazioni che rischiano di essere seriamente danneggiate dal fatal decreto ci sono, in primis, tutte le leghe sportive dei campionati nazionali italiani professionista.

Un comunicato a firma multipla pubblicato in mattinata dalla leghe di Calcio, Basket e Pallavolo recita:

“Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Basket Serie A e Lega Pallavolo Serie A maschile e femminile desiderano unanimemente esprimere le valutazioni e le preoccupazioni del mondo sportivo italiano in merito alla norma attualmente in discussione presso la Camera dei Deputati che vieta la pubblicità e le sponsorizzazioni per giochi e scommesse con vincite in denaro (conversione del Decreto Legge 12 luglio 2018, n. 87). Condividendo l’importanza dell’obiettivo di lotta all’azzardopatia fissato dal Governo, le rappresentanze sportive sottolineano che il divieto assoluto di pubblicità avrà un impatto negativo sul futuro del sistema sportivo italiano limitando le risorse a disposizione non solo del mondo professionale, ma anche dell’indotto e delle componenti amatoriali, riducendo parimenti la competitività internazionale delle nostre squadre”.

In ultimo – come riporta AGIMEG – le leghe “auspicano che il Parlamento individui le soluzioni idonee a mitigare gli effetti avversi e non voluti della norma sullo sport italiano”.

Le società di gioco online

Una delle prime case da gioco a muoversi attivamente contro il decreto è stata ‘LeoVegas‘ che ha presentato ufficialmente un reclamo alla Commissione Europea contro il Decreto Dignità, pubblicato sulla Gazzetta n.168 del 13 luglio 2018 ed entrato in vigore il 14 luglio 2018. LeoVegas sostiene che il Decreto Dignità violi la legislazione dell’Unione Europea.

La Comunità Europea ha dichiarato che la pubblicità dei servizi di gioco d’azzardo online svolge un ruolo di protezione del consumatore, in quanto incentiva i consumatori verso operatori legali e controllati;

In Italia, i regimi di licenza applicabili per gli operatori di gioco online sono rigidi anche con obblighi in termini di livelli di servizio, stabiliti dall’Autorità Italiana sul Gioco; In Italia, il gioco d’azzardo e la pubblicità sono strettamente regolamentati (ad esempio dal cosiddetto “Decreto Balduzzi”); È indubbio che l’obiettivo della protezione dei consumatori avrebbe potuto essere raggiunto attraverso l’uso di misure meno restrittive. Il divieto deve pertanto essere dichiarato incompatibile con il diritto dell’Unione Europea.

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La conseguenza diretta del divieto è che limita l’accesso al mercato per i fornitori di servizi di gioco online presenti in un altro Stato membro e disposti a fornire i loro servizi in Italia per un periodo di tempo breve o permanente. Inoltre, dal momento che la Relazione tecnica riconosce che per gli operatori di giochi online la pubblicità è l’unico modo di distinguersi dagli operatori illegali, i fornitori di servizi di giochi online presenti in un altro Stato membro considerano la possibilità di pubblicizzare i loro servizi come fattore essenziale e prioritario quando si prende la decisione di entrare o meno nel mercato italiano. L’accesso al mercato è quindi gravemente ostacolato dal Decreto Dignità.

Le parole del Country Manager Italia LeoVegas, Niklas Lindahl

“Come avevo annunciato, abbiamo dato ufficialmente seguito al reclamo alla Commissione Europea contro il Decreto Dignità. In questi giorni abbiamo chiesto udienza alle Commissioni Finanze e Lavoro, senza essere ricevuti, e abbiamo inutilmente proposto degli emendamenti al Decreto Dignità, chiedendo in particolar modo di esperire – in merito all’Articolo 9 – la procedura di comunicazione alla Comissione Europea secondo l’articolo 5, paragrafo 1, della Direttiva UE 2015/1535. Purtroppo c’è stata una totale chiusura nei nostri confronti e il Ministro Di Maio non ha voluto accettare un dialogo democratico e la creazione di un tavolo di lavoro insieme alle Associazioni del settore. Davanti a questo scenario, abbiamo ferma fiducia nella Commissione europea affinché possa riconoscere che il Decreto Dignità viola la legislazione sulla libera circolazione di beni e servizi, oltre a non aver volutamente attivato la procedura di comunicazione per tempo. Dimostreremo al Ministro Di Maio che il divieto di pubblicità non rispetta le leggi europee e soprattutto non tutela, ma anzi espone maggiormente, gli italiani nei confronti della ludopatia”.

Prime reazioni

Quando a muoversi non sono solamente società di gaming, ma anche e soprattutto istituzioni sportive di primo livello, il Governo pare improvvisamente iniziare a sentire.

Il sottosegretario al Ministero dell’Economia, Massimo Garavaglia, ha commentato la relazione al provvedimento, oggi in esame presso il Comitato per la Legislazione della Camera dei Deputati:

“E’ già in corso una riflessione su possibili modifiche all’articolo 9, relativo al divieto di pubblicità dei giochi» contenuto nel Decreto Dignità. Le osservazioni presentate dal relatore Alessio Butti (Fdi) in merito al provvedimento – come i possibili effetti di retroattività sui contratti in essere – saranno oggetto di attenta valutazione da parte del Governo nel prosieguo dell’esame del provvedimento».

L’onorevole Enrico Baroni del Movimento 5 Stelle continua invece a sostenere il Decreto promosso dal vicepresidente del Consiglio: “Non è ipotizzabile che il divieto di pubblicità dei giochi contenuto nel decreto Dignità determini una riduzione delle entrate del bilancio dello Stato, posto che i dati recentemente forniti dalla Agenzia delle dogane e dei monopoli confermano per l’anno in corso un ulteriore incremento, di circa 4 miliardi, delle somme giocate e del relativo prelievo”.

 

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