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Chi guadagna con il divieto totale di pubblicità sul gioco legale?
Dopo i passaggi alle due Camere il divieto totale di pubblicità sul gioco del decreto dignità è diventato legge.
Il testo originario ha subito emendamenti che non hanno cambiato la sostanza della misura.
In attesa di vedere se i ricorsi già inoltrati dai concessionari produrranno qualche effetto, ogni tipo di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi e scommesse con vincite in denaro è bandita: i contratti pubblicitari in essere potranno essere rispettati fino al 30 giugno 2019 ma a partire da quella data ogni infrazione sarà sanzionata con una ammenda di almeno 50.000€.
Ma visto che ogni medaglia ha due facce, vediamo subito chi sono i soggetti che escono ‘vincitori’ da questa legge.
Le piattaforme illegali
I primi a beneficiare del divieto assoluto di pubblicità sul gioco sono le piattaforme dot com non autorizzate a operare in Italia.
Per la legge gli italiani non ci possono giocare, ma con questo ban le room senza licenza AAMS saranno le uniche che potranno continuare a essere visibili.
Lo si è già visto dopo il blocco dell’advertising del gaming italiano da parte di Facebook e Google, che ha di fatto dato il via libera ai bombardamenti pubblicitari delle piattaforme dot com!
Tra l’altro, come hanno appurato diverse indagini delle Autorità, non è raro che queste poker room illegali siano legate alla malavita organizzata…
La rete fisica, il Lotto, le Lotterie
Come già osservato più volte, il divieto totale di pubblicità sul gioco andrà a intaccare soprattutto l’online: espressamente concepita per la lotta all’azzardopatia, la legge interesserà un settore dei giochi in cui gli italiani spendono appena il 6% del totale.
Appare evidente come i primi a beneficiare di questo divieto totale di pubblicità sul gioco siano gli operatori fisici che non hanno bisogno di comunicazioni commerciali per veicolare la loro presenza.
A beneficiare del divieto sono anche i giochi su cui questo non sarà valido, ovvero tutte le lotterie a estrazione differita.
I casinò al confine
Subito dopo l’approvazione della legge Olmo Romeo, il presidente di Federgioco che riunisce i quattro casinò italiani, ha rilasciato una dichiarazione stampa per spiegare come il divieto totale di pubblicità vada a tutto vantaggio delle case da gioco straniere, in particolare di quelle operanti lungo i confini italiani:
“Siamo al paradosso i casinò europei potrebbero promozionarsi in Italia mentre i casinò italiani non potranno farlo? – si legge nella nota stampa – E’ una situazione che si sta già verificando. Si tratterebbe di concorrenza sleale a tutti gli effetti. Ribadisco il sostegno dei casinò italiani, già da tempo impegnati contro il gioco patologico, insieme con le loro Proprietà, Comuni e Regioni. Si devono ricordare le peculiarità di queste aziende a capitale pubblico, che sostengono fortemente le comunità di riferimento, in ambito turistico, sportivo, culturale e sociale. La nostra è una battaglia per la sopravvivenza che mi vedrà impegnato in ogni sede e per cui già da ora chiedo la collaborazione dei parlamentari dei territori interessati. Dobbiamo poter rappresentare le nostre istanze direttamente al Vice Premier Luigi Di Maio.”
Lo sport straniero
A partire dal 1 gennaio 2019 il divieto di pubblicizzare anche in modo indiretto i giochi e le scommesse con vincite in denaro sarà allargato a tutti gli eventi pubblici e le manifestazioni sportive.
Il mondo dello sport italiano ha già manifestato la propria preoccupazione, visto che ditte legate al gaming sono partner commerciali di tantissime società.
Subito dopo l’approvazione della legge, le leghe professionistiche italiane di calcio, basket e pallavolo hanno rilasciato un comunicato congiunto per lamentare “l’impatto che il divieto di pubblicità e sponsorizzazioni per giochi e scommesse con vincite in denaro avrà sulle risorse dello sport italiano, professionistico e amatoriale”.
Appare evidente che quando i rubinetti delle sponsorizzazioni del gaming saranno definitivamente chiusi, i club sportivi italiani si troveranno in una chiara posizione di svantaggio rispetto agli avversari europei, che potranno continuare a beneficiare degli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni del gioco.
Chi gestirà i fondi antiazzardopatia
Nella campagna mediatica che ha preparato il terreno alla approvazione del divieto totale di pubblicità, il vice premier Luigi Di Maio ha citato più volte gli studi sulla azzardopatia della Caritas: non quelli del Centro Nazionale Ricerche, che a maggio aveva individuato 400.000 italiani ‘a rischio’, nè quelli ufficiali del Ministero della Salute.
I proventi dalle sanzioni del divieto totale di pubblicità sul gioco andranno ad aggiungersi ai 50 milioni di euro destinati ogni anno al fondo per la lotta all’azzardopatia, ripartiti dal Ministero della Salute tra le Regioni in base alla bontà dei piani anti-azzardopatia attivati.
Vedremo chi saranno i soggetti coinvolti dalle Regioni nella lotta all’azzardo patologico.