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Cosa fa tiltare i più forti professionisti di poker? Lentezza e maleducazione
Le infinite ‘tankate’ al tavolo e i giocatori sgarbati.
Questa in sintesi è la risposta a una lecita e interessante domanda che i colleghi di Poker Central hanno rivolto ai più forti pokeristi del mondo.
Drea Renee, durante una pausa del Main Event da 100.000$ di buy-in dei Poker Masters di Las Vegas, ha chiesto agli specialisti degli High Roller cos’è che li fa tiltare più di tutto.
Sono emerse diverse tematiche interessanti, ma alla fine la lentezza del gioco è stata quella più gettonata insieme a qualche altro punto.
Sentiamo per esempio cosa dice Nick Petrangelo: “Tilto quando sono a un tavolo televisivo importante e quelli dello staff del torneo si mettono a discutere delle loro cose personali dietro di me. Mi è successo almeno cinque volte. Sono al turn e il floorman parla dell’acquisto di una nuova barca… Mi fa impazzire“.
Il tedesco Rainer Kempe invece dice: “Non mi piacciono i giocatori che si rivelano troppo pignoli sulle regole“.
David Peters è un gentleman: “Mi fa tiltare la gente che si comporta male, che urla al dealer, che lancia le chips, che si lamenta continuamente… La gente dovrebbe divertirsi. Le bad beat fanno parte del gioco“.
Ike Haxton vorrebbe giocatori un po’ più silenziosi: “Probabilmente la cosa che mi fa più tiltare è avere al tavolo gente che non la smette di parlare. Mi piace discutere con gli avversari, non credo che si debba stare in silenzio. Alcuni però non smettono mai di aprir bocca. Mi fa impazzire“.
Elio Fox individua una abitudine davvero odiosa: “Non sopporto quelli che runnano bene e si lamentano“.
Jason Koon tocca un punto importante: “Mi fanno tiltare quelli che si comportano in maniera rude contro i giocatori ricreazionali. Alle WSOP ho visto un giocatore buttare fuori un 80enne ed esultare come un pazzo“.
Brian Rast tocca lo stesso tema: “Non mi piacciono quelli che criticano le giocate degli amatori, insultandoli o deridendoli“.
Veniamo alla piaga dei ‘tankatori seriali’. Sentiamo di nuovo Koon: “Mi fanno tiltare quelli che riflettono troppo sugli spot semplici. Se hai bisogno di tempo per una decisione difficile, non c’è problema. Ma in un banale spot preflop non c’è bisogno di pensare per più di 5 o 10 secondi“.
Il tedesco Dominik Nitsche precisa: “C’è gente che ha già deciso cosa fare, eppure resta all’infinito a pensare“. Dan Smith concorda.
Adams aggiunge: “Odio il gioco sistematicamente lento. C’è gente che si prende tutto il tempo e decide a cinque secondi dalla fine del clock. Capisco la teoria che c’è dietro. Prendere lo stesso tempo per ogni decisione è ottimale, ma a un certo punto dovresti renderti conto che se tutti lo facessero ogni mano durerebbe 10 minuti e nessuno vorrebbe più giocare a poker. Bisogna agire più in fretta non solo per il proprio bene ma per il bene del gioco”