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Doyle Brunson rivive 60 anni ai tavoli: “36 ore filate di poker? Per noi era un riscaldamento”
Giocatore di poker, vincitore di 10 braccialetti WSOP e cristiano.
Così si descrive l’85enne Doyle Brunson su Twitter, social che usa ancora frequentemente come se fosse un ragazzino.
E in un certo senso il mitico Doyle è ancora un ragazzino, perché non ha rinunciato mai al poker nonostante in vita sua abbia fatto parecchie altre cose…
A dire il vero nel mese di giugno di quest’anno, durante le WSOP, sembrava che Doyle avesse praticamente annunciato il suo ritiro. Poi ha chiarito che voleva ritirarsi solo dai tornei e non dai tavoli cash. Infatti lo abbiamo visto vincere alla Bobby’s Room di Las Vegas questa estate.
Texas Dolly non ha alcuna intenzione di mollare, come racconta ai colleghi di CardPlayer in una bellissima intervista, ricca di aneddoti.
Doyle dice: “Penso che non mi ritirerò mai del tutto. Ho giocato così tanto che ormai il poker è parte di me. L’ho praticato per 60 anni, ogni giorno. È qualcosa di radicato in me e probabilmente giocherò finché riuscirò ad arrivare a un tavolo. Quitto sempre verso le 21:20 o forse alle 22:00 o alle 23:00 al massimo, perché mia moglie non va a dormire finché io non arrivo a casa. Penso che dopo 57 anni di matrimonio le devo almeno la cortesia di tornare a casa per farla dormire“.
I tornei sono un po’ troppo lunghi oggi per Doyle, che però da giovane si faceva delle maratone incredibili: “La gente oggi pensa che sia pazzesco giocare per 36 ore di fila. Per me, giocare 36 ore era un riscaldamento. Io e Chip Reese ai tempi giocavamo sempre per due giorni consecutivi, a volte anche tre o perfino quattro. Penso che nessuno assumesse droghe. Qualcuno forse prendeva cocaina negli anni ’80, ma nessuno dei giocatori di high-limit prendeva droghe per stare sveglio, che io sappia“.
Doyle è rimasto seduto così tanto ai tavoli, che ha perfino visto due persone morire nel bel mezzo di una partita! La prima volta è successo a Jacksboro, in Texas: “Ricordo come se fosse ieri, perché è stato davvero drammatico. Virgil, un giocatore 50ennne che conoscevo da tre o quattro anni, vinse un piatto contro di me e poi morì. Stavamo giocando ad ace-to-five lowball. Lui aveva 7-4 e io avevo 7-5. Io dissi ‘sette’ mostrando la mano. Lui disse ‘oh, non ho un cinque’, mostrò le sue carte e… morì. La seconda volta il giocatore era un 80enne; lui aveva 6-4 e io feci una ‘wheel’. Collassò sul tavolo“.
Ne ha passate di cotte e di crude il vecchio Doyle, che ha perso purtroppo una figlia oltre a un fratello e a una sorella. Ha avuto a che fare con gangster come Tony Spilotro, spacciatori come Jimmy Chagra e assassini. È stato anche derubato più volte, ma è ancora qui in salute per raccontarlo.
“Penso che sia stato scritto abbastanza sulle mie disavventure. Tutti sanno che una volta il poker era molto pericoloso. Venivamo derubati spesso. Gli imbrogli erano frequenti e bisognava stare attenti. Bisognava anche comportarsi bene durante le partite per essere invitati di nuovo. C’erano sempre giocatori che voleva misurarsi con i professionisti. Sapevano che eravamo bravi, ma sapevano anche che non imbrogliavamo e volevano quindi sfidarci. Se eri onesto e pagavi le sconfitte, potevi giocare“.
I piani di Doyle erano diversi quando ancora andava a scuola: “A 19 anni ero un giocatore talentuoso di basket. Ero abbastanza alto e salvato parecchio. I Lakers mi volevano e quello era il mio sogno“.
Le cose, come sappiamo, sono andate diversamente in seguito. Nel 1976 arrivarono i primi due braccialetti alle WSOP per Doyle. Il conto totale è salito fino a 10 nel 2005.
Che ci crediate o no, nonostante il numero di mani giocate, Doyle si ricorda solo di due scale reali chiuse in carriera: “Entrambe contro Bobby Baldwin. La prima volta stavamo giocando al Golden Nugget. Io avevo AK. Sul flop sono scesi J e 10. Siamo finiti ai resti ed è scesa la Q tra le risate.
La seconda volta stavamo giocando al Bicycle Club qualche anno dopo a limiti 3.000-6.000$. Lui aveva full di assi. Al river abbiamo rilanciato quattro o cinque volte e lui ha passato leggendomi proprio scala reale“.
Doyle racconta anche delle scommesse milionarie sui campi da golf, in particolare contro Andy Beal. Torna pure sull’offerta da 230 milioni rifiutata al WPT per il sito DoylesRoom.com: “Mi secca ovviamente. Avevo il 50% che mi avrebbe fruttato parecchio. Non rimpiango la decisione perché allora sembrava quella giusta“.
Alla fine però Doyle è soprattutto un uomo attaccato alla famiglia. Corteggiò la moglie Louise quando era poco più di un 20enne. Lei faceva la farmacista. Per due settimane soltanto sono stati separati, quando Doyle perse 1.400.000$ a Parigi.
“È difficile vivere con un giocatore di poker. Fa orari irregolari e ha uno stile di vita particolare. Non è facile, ma penso di aver trovato la donna giusta per me. Perché 57 anni di matrimonio non sono pochi. Lei è il mio opposto, non ha mai fatto un cattivo investimento e io non ne ho mai fatto uno buono“.
I coniugi Brunson hanno avuto tre figli. Doyla è mancata a 18 anni. Pam è diventata una giocatrice di poker. Todd è diventato un giocatore famoso quasi quanto il padre, vincendo un braccialetto ed entrando come nella Poker Hall of Fame. Todd è stato una vera sorpresa per Doyle, che non aveva intuito le potenzialità del figlio da piccolo.
E adesso per quanto tempo ancora saremo onorati della presenza di Doyle ai tavoli da poker? Possiamo star tranquilli, da quanto dice:
“Son fortunato perché sono ancora lucido a 85 anni. Anche se non sono proprio bravo come una volta, ci vado vicino. Riesco ancora ad analizzare il mio gioco quando torno a casa. Ripenso alle mani e riconosco errori che non avrei fatto 10 o 20 anni fa. Ma sono errori minimi“.
Doyle vuole arrivare a 102 anni per onorare la mano 10-2 che gli ha permesso di vincere due Main Event delle World Series!
“Io e Chip una volta abbiamo viaggiato in Europa con le nostre famiglie e abbiamo assaggiato un sacco di cibo francese. Quando siamo tornati negli USA, dovevamo smaltire. Siamo stati al Pritkin Center di Miami per qualche settimana e mi hanno fatto delle analisi accurate del sangue. Mi hanno detto che il mio colesterolo era sotto quota 100 e che certa gente lì mangiava solo frutta e verdure per provare a scendere al mio livello. Mi hanno chiesto allora cosa mangiassi io. Ho risposto che mangiavo di tutto. Mi hanno detto quindi che il mio corpo è programmato per vivere 125 anni“.