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il 7 Mar 2019

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Il poker nella musica country, rock e pop

Il poker nella musica country, rock e pop

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Oggi parliamo del connubio tra poker e musica: sono infatti tantissimi gli artisti che nel corso degli anni hanno omaggiato il nostro amato gioco.

Nel ventesimo secolo i pokeristi si spostavano di città in città alla ricerca di sale dove giocare: l’espressione “Fading the white line”, ovvero sbiadire la linea bianca, che divide la carreggiata delle strade in due corsie è una metafora che segna questi giocatori.

Doyle Brunson, Thomas Preston e Sailor Roberts erano i giocatori d’azzardo di strada per eccellenza.

Viaggiavano spesso insieme da un posto all’altro, si aiutavano l’un l’altro ed erano sempre attenti ad evitare le forze dell’ordine.

Negli anni, sulla scia di questi giocatori e dell’aumento di popolarità del poker, moltissimi musicisti hanno messo il gioco di carte nelle loro canzoni, come ha chiarito un interessante contributo del blog internazionale di PokerStars.

 

Il Poker nel Country

Negli States durante gli anni ’60 e ’70, molti musicisti che praticavano musica folk, blues e rock erano soliti citare il poker nelle loro canzoni.

Bo Diddley, che è considerato il pioniere del blues-rock, nel suo album del 1960 “Bo Diddley Is a Gunslinger”, si è ispirato a numerosi temi western.

Nelle sue canzoni, “Cheyenne” in particolare, racconta di un cowboy che deve battere un avversario a poker intenzionato a imbrogliare e bluffare.

Anche il pluripremiato Bob Dylan nel suo album “The Freewheelin’” racconta di Will O’Conely, un veterano del poker, e le sue avventure tra il Mississippi e le Colorado Mountains passando anche per la Casa Bianca.

Nella canzone il protagonista muore giocando. Quella mano divenne la più famosa della storia del poker, grazie ad una prodigiosa serie di vittorie che finisce con un colpo di pistola in testa, sparato da un giocatore a cui Willie aveva vinto tutto il denaro.

Alla fine degli anni ’60, la canzone “Five Card Stud” di Bonanza Lorne Greene racconta di un uomo sconosciuto che si unisce ad una partita di poker in un saloon.

Prima di andarsene, con un colpo di scena folda una mano con tris di assi contro il tris di re dell’avversario. L’avversario era suo figlio. 

Nel ’71 Jerry Gracia, leader dei “Grateful Dead”, introduce il suo album da solista “Jerry Gracia” con “Deal”.

Si tratta di una canzone che narra di un giocatore professionista di poker, la cui base della propria esperienza è costituita da molteplici imbrogli.

Consiglia a coloro che ascoltano di tenere sempre d’occhio la distribuzione delle carte per poi giocare con la massima attenzione.

Nel 1979 il mito della musica country, Kenny Rogers, scrive “The Gambler”. Con questa canzone parla proprio della differenza tra hold’em & fold’em.

In poche parole mette a fuoco la differenza tra il sapere quando tenere le proprie carte e quando gettarle, dettaglio fondamentale per un giocatore di poker.

 

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Il Poker nel Rock

Se il country è il genere che più degli altri ha integrato il gioco di carte, sicuramente il rock è quello che si appropria dello spirito ribelle che è insito nelle carte stesse.

Un esempio in questa direzione è rappresentato dai Motorhead. Il gruppo britannico ha fatto dell’asso di picche il simbolo della loro canzone più famosa, “Ace of Spade”, in cui viene descritta la vita ribelle del rocker.

La scena soft-rock degli anni ’70 è stata capitanata invece dagli EaglesIn “Desperado”, descrivono scene di poker e storie western.

La prima canzone dell’LP, che dà il titolo all’album, racconta di un cowboy stremato dai suoi lunghi viaggi per giocare a carte.

In un’altra traccia, “Out of Control”, un cowboy si ritrova a sudare per la propria mano da gioco con la barista che non riesce a tenere la lingua a freno e fa capire agli altri giocatori il suo punteggio.

Il legame tra gli Eagles e il poker non si ferma qui. I membri della band sono infatti rinomati appassionati di poker.

Addirittura una volta il chitarrista Glenn Frey inventò una nuova variante di poker che ribattezzò “Eagle Poker” apparsa nel film del 2000 “Almost Famous”.

Ci sono poi i Grand Funk Railroad, gruppo rock proveniente dal Michigan che nel loro primo singolo, “We’re an american Band”, riuscirono ad ottenere la prima posizione nella classifica del settimanale musicale “Billboard”. La canzone racconta episodi di strada tra sbronze e feste con le groupies.

L’autore della canzone Don Brewer parla anche della passione di Freddie King, un chitarrista blues che apriva i propri concerti dicendo:

“Se potessi giocherei a poker ogni giorno con la mia band  per prendermi tutti i soldi”.

 

Il Poker Nel Pop

Nella scena italiana, De Gregori nell’anno 1975 pubblica il suo album “Rimmel”. Non ha come tema centrale il poker in sé ma contiene riferimenti come ad esempio le carte dello zingaro e i quattro assi di un colore solo.

Nel verso “Come quando fuori pioveva” descrive l’amore che è visto come gioco e destino, citando l’ordine di valore tra i semi delle carte francesi: cuori, quadri, fiori e picche.

Nel 1983 Ivan Graziani pubblica il singolo “Il chitarrista”. Il brano parla di una partita di poker in cui si mette in palio una donna e il protagonista vince con un full contro una doppia.

Più recente è invece il successo planetario della diva Lady Gaga, con “Poker Face”. Il titolo come del resto il testo parlano da soli.

La canzone esprime a pieno tutti i concetti legati al poker soprattutto dal punto di vista “emotivo”. La “poker face” diventa il simbolo della freddezza del giocatore di poker.

 

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