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il 24 Mag 2019

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Le 4 caratteristiche principali per affrontare un torneo di poker

Le 4 caratteristiche principali per affrontare un torneo di poker

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Davanti ad ogni torneo, molti giocatori si chiedono che stile utilizzare, quale tattica adottare e che condotta tenere per tutto il percorso. Domande normali sia per chi è un player novizio e sia per chi ha già una certa esperienza ma non è un campione. Insomma, a meno che non vi chiamate Phil Ivey o Phil Hellmuth, sono interrogativi che vi accompagnano sempre nei vostri tornei: live o online non fa molta differenza.

Per questo motivo, ci sono almeno 4 caratteristiche principali da seguire, quando vi sedete ad un torneo. Come detto le domande che vi abbiamo citato si propongono in automatico ad ogni giocatore e allora seguire questa sorta di guida può essere utile. Da una parte troverete delle risposte che possono schiarirvi le idee e dall’altra potete immagazzinare delle informazioni preziose che possono aumentare il vostro bagaglio di esperienze.

Va detto anche che ogni giocatore ha il proprio credo e il proprio stile di gioco. Onde per cui nessuno può snaturare il suo lato pokeristico, ma può al tempo stesso smussare certe angolature e migliorare se stesso nell’affrontare i tornei. Infine vi ricordiamo che tali caratteristiche vanno bene sia per il live che per l’online, a patto che si tratti di tornei e non di cash game. Quest’ultimo rappresenta un mondo a se stante e completamente diverso dagli MTT.

Aggressivo o difensivo? Meglio attivo

La maggior parte dei giocatori si chiede da sempre quale stile possa essere migliore per affrontare un torneo. Solitamente ci troviamo di fronte a due fazioni. Quelli che “Catenaccio, palla lunga e pedalare”, ovvero stare in attesa sulla difensiva per poi sferrare il double up, oppure quelli che attaccare is the way. Ovvio che ognuno si trova bene o male in queste due tipologie di stile.

Il nostro consiglio è di non avere mai posizioni troppo estremiste sul gioco da adottare. Preferiamo un gioco attivo, soprattutto quando lo stack è assai profondo. E per profondo non significa solo nelle battute iniziali del torneo, ma anche in altre fasi dove ci troviamo a gestire un buon numero di big blinds a nostra disposizione.

L’utilità delle chips

Come tutti sapranno, nei tornei le chips non hanno alcun valore monetario, rispetto al Cash Game dove possiamo alzarci in qualsiasi momento dal tavolo e incassare il nostro stack. Negli MTT no e dunque l’utilità delle fiches diventa un’altra: ovvero la forza del nostro stack in base al livello di blinds che stiamo giocando. Più si accorcia il nostro stack e più dovremo serrare le fila in attesa della mano della svolta (a volte positiva, altre volte negativa).

Mentre se il nostro stack è bello profondo cambia l’utilità appunto delle chips e potremo puntare ad un gioco più aggressivo che mai. Soprattutto quando il field si restringe, l’utilità dei nostri gettoni diventa fondamentale. In heads up ancora di più poi, considerando che quante chips porto via al mio rivale e maggiore sarà il gap in termini di fiches fra noi due.

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Pre-Bolla, Bolla e Post Bolla

Molto spesso il nostro gioco negli MTT è condizionato dal fatto di arrivare o meno a premio. Questo perché troppe volte i giocatori optano per buyin fuori dalla loro portata. Partendo quindi dal presupposto che dobbiamo giocare sempre in bankroll e mai oltre, come possiamo gestire le vari fasi del torneo? Ecco una serie di esempi. Come abbiamo già detto nel punto 1, cercare di essere attivi nelle prime battute grazie ad uno stack profondo. Queste ci può permettere di accumulare uno stack importante. Se così fosse,possiamo “bullare ” il tavolo nella fase che precede l’immediato scoppio della bolla.

Se invece non siamo riusciti ad andare deep, la fase che porta all’ingresso zona premi è meglio affrontarla con parsimonia. Quindi belli chiusi senza regalare troppe chips ai nostri rivali, giocando solo mani importanti e attendendo che qualcuno degli short alzi bandiera bianca. Scoppiata la bolla inizia un secondo torneo nell’evento stesso. Dovremo cercare da una parte di scalare il payout e dall’altra di far valere il nostro stack. Se siamo belli deep aggredendo il tavolo e se siamo in situazione di short invece, cercare di massimizzare le nostre mani più importanti.

In parte ci leghiamo al secondo punto. Una volta raggiunta la zona premi, le chips in nostro possesso diventano uno step fondamentale per avanzare nel percorso che conduce eventualmente al successo. Per cui ogni fiches che noi conquistiamo assume un valore esponenziale, oltre che di importanza capitale.

GTO? Si, no, forse

Il poker come altri giochi di carte è spesso accostato alla GTO, vale a dire “Game Theory Optimal” alias la teoria ottimale dei giochi. Secondo i giocatori tedeschi essa è da applicare senza problemi alla nostra disciplina, mentre altri big del calibro di Phil Hellmuth sono convinti che tale strategia non è possibile nel poker. Ma al di la di come la si pensi, un parziale GTO è necessaria per affrontare gli MTT. Diciamo almeno quella di base.

Quando siamo deep, abbiamo visto in precedenza che il nostro gioco si può sviluppare in un determinato modo. Quando invece il nostro stack non ha una grande profondità cambia la nostra tattica. Quindi è abbastanza eloquente che si tratta anche in questo caso di una GTO: seppur di base e non troppo complicata, rispetto a quella che vediamo adottare in certi eventi high roller.

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