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Basta con Phil Ivey?
Parole che suonano dure per certi aspetti e che faranno molto discutere. Sono quelle di Joe Ingram su Phil Ivey durante un Podcast su PokerCentral. Il noto player e soprattutto streamer, ha parlato della situazione di Phil Ivey e di come va considerato il 10 volte campione alle WSOP. Pur senza entrare nel merito della diatriba fra il player e il casinò Borgata, Joe fa notare che tutto ruota attorno a questa poco edificante storia.
Non è un’accusa quella di Ingram e nemmeno una sentenza definitiva, ma probabilmente un’analisi lucida e chiara su Phil Ivey: almeno in questi ultimi mesi, se non anni. Per rendere l’idea, il noto streamer ha poi fatto un paragone con Daniel Negreanu, il quale vive il poker a 360 gradi ed è una colonna portante della comunità pokeristica, a differenza di Ivey che non lo è mai stato, nemmeno quando le cose giravano bene.
Ivey, distante dal poker
La lunga parentesi di Ingram su Ivey, parte dalle sporadiche apparizioni del 10 volte campione WSOP negli ultimi anni.
“Phil Ivey negli ultimi anni si è visto con il contagocce ai tavoli dal vivo. Da una parte sembrava aver trovato il suo bersaglio nelle ricche partite di Macao, ma il vero motivo di questa sua eclissi è tutta nella causa con il Borgata. Deve gioco forza tenere il profilo basso per questa storia e come abbiamo visto, al minimo ritorno ai tavoli, il casinò di Atlantic City tenta di mettere le mani sui suoi profitti”.
“Non è un caso che dall’edizione del 2014, sia tornato a giocare al Rio nel 2018, con alcune presenze la scorsa estate. Avrà sicuramente le sue ragioni, ma così facendo si è allontanato dal suo mondo, dalla comunità di poker più importante nel globo e in questa situazione chiamarlo ex giocatore non stona affatto. Dispiace, perché è un fenomeno allo stato puro, ma non rappresenta più il sogno o il volto del poker moderno“.
Parole forse dure, ma che trasmettono verità difficili da contrastare.
La causa con il Borgata
Dopo la sentenza ormai famosissima che ha condannato Ivey al pagamento di $ 10,16 milioni , per la vicenda di edge sorting al tavolo di Baccarat del Casino di Atlantic City, la crew degli avvocati del Borgata si era messa a caccia dei suoi beni per poter recuperare la considerevole somma, visto che il giocatore non ha aveva alcuna intenzione di pagare.
Lo scorso luglio, Phil Ivey ha ottenuto un piazzamento da 124.000 dollari alle WSOP e tramite un intervento a tempo record il Borgata è riuscito a congelare la vincita. In quota con Ivey però c’erano diversi giocatori, tra cui Dan Cates, il quale ha fatto un esposto tramite uno studio legale. E a quanto pare nel processo d’appello appena iniziato, il denaro congelato dal Borgata potrebbe aver un vizio di forma nel suo procedimento. Indi per cui se la vincita fosse sbloccata, sarebbe un bel punto a favore di Ivey.
Non solo, ma il nuovo giudice sembra non aver gradito l’operato degli avvocati del Borgata, mentre ha espresso parole importanti a favore di Phil Ivey. Di conseguenza, il secondo processo sembra pendere dalla parte del 10 volte campione WSOP. Una vicenda molto intricata e che durerà ancora a lungo.
La spiegazione di Joe
Fatta questa precisa analisi dei fatti, torniamo alle parole di Joe Ingram. Lo streamer spiega che Ivey, pur rappresentando un modello ambito dai tutti i giocatori che entravano nel mondo del poker, non è mai stato “utile” alla causa del poker in questi anni, se non per se stesso. Joe prende come paragone Daniel Negreanu:
“Il canadese è uno player importante al tavolo e fuori da esso. Anzi, paradossalmente è un giocatore più fondamentale fuori dal tavolo. Apre discussioni sul gioco, si confronta con gli utenti, da consigli, lancia sondaggi ed è parte integrante della comunità del poker”.
“Ivey non lo è stato nemmeno quando tutto girava per il verso giusto. Si è sempre concesso poco al grande pubblico, credo per una questione di carattere e non di supponenza. Il fatto però che la storia del Borgata, lo tenga lontano dai tavoli, rischia di allontanarlo sempre di più dalla gente. Definirlo un poker pro in questo momento è fuori luogo”
“Se per quattro anni non si è visto alle WSOP, il 2018 poteva essere l’anno del rilancio. Invece nel 2019, fatto salvo il final table nel Championship, è stato una comparsa. Al main event è durato 51 minuti, roba da non credere che fosse veramente lui“.
Insomma secondo Joe dobbiamo prepararci ad un poker live sempre più lontano da Phil Ivey (e in parte lo è già), a meno che la vicenda del Borgata non si chiuda a favore del 10 volte campione alle WSOP. Ma lo strappo, come emblema del poker, difficilmente sarà risanato.