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Da chipleader del tavolo finale a player out in 4 all-in: il peccato di Charlie Carrel
Sarà capitato a tutti di trovarsi a dominare un torneo fino al final table, presentarsi con quasi la metà delle chip in gioco ed essere tra i primi a bustare.
Ok, magari non a tutti, ma di sicuro è accaduto a Charlie Carrel e nemmeno troppo tempo fa: il riferimento è al Millions Europe di Rozvadov andato in scena a metà agosto.
Nella fase 7-handed il campione britannico è arrivato ad avere addirittura il 38% delle chip totali in gioco e indovinate un po’ come ha chiuso? Settimo, ovviamente…
Ingannato dalla sua stessa immagine
Potrebbe riassumersi in questo modo il motivo per cui a Charlie, in quel 18 di agosto, il tasto fold proprio non voleva saperne di funzionare.
A dir la verità lo ammette lui stesso dopo aver fatto raddoppiare Roberto Romanello:
“Ho pensato che potesse shovare anche con K-Qs o roba simile, insomma un po’ più largo di quel che avrebbe dovuto per via della mia immagine loose. E invece no, ha fatto quello che era più probabile facesse…”
Il riferimento è al secondo dei quattro all-in che lo condanno, portandolo dalle stelle alle stalle “in a blink of an eye” come amano dire dalle sue parti.
“Nel primo all-in quando avevo i Dieci contro A-K, sapevo di giocarmi un flip ma sapevo anche di girare al 55% e le odds erano troppo favorevoli per chiamare il suo shove 25x…”
Sì, perché la prima batosta arriva contro Severin, che prende subito il suo Kappone e fa scendere Charlie a quota 120 milioni (60 big blind).
Romanello invece gli porta via altri 18 bui, reshovando con A K vs A Q di Charlie, che viene pure schernito dalla sorte: il board infatti recita J 6 8 8 J. Sarebbe stato uno split ma c’è una carta a Fiori di troppo…
Ho tutto sotto controllo (cit.)
E’ quanto afferma Charlie nel corso del break, dopo aver lasciato una cinquantina di big blind sui novanta a disposizione a inizio final table. Tutto sotto controllo tranne una cosa: il volere della dea bendata.
Il terzo ad approfittare della generosità di Carrel è Josef Snejberg, che passa da 15 a 30 BB grazie a un flip vinto con A-J contro 7-7. Un gancione a faccetta basta e avanza per stabilire da quale parte debbano andare le chip.
Rimasto con poco meno di 15BB arriva il momento di metterle, nuovamente, tutte il mezzo, stavolta con K Q da Hi-Jack.
Purtroppo per lui, Snejberg si trova nuovamente con una buona mano e reshova da SB la sua Coppia di Nove. Sul board manco l’ombra di un Kappa, nè tracce della sua consorte. Bye-bye Charlie.
“Non gioco mai un torneo con l’aspettativa di vincerlo, ma non mi sento così deluso perché in fondo un settimo posto è pur sempre un settimo posto.”
Beh, non quando il primo posto supera il milione e hai il triplo di chiunque altro al tavolo magari. Specialmente se poi aggiungi che:
“Il FT era il sogno di qualsiasi pro high stakes. Un mix tra amatori e regular, io sono abituato quasi esclusivamente agli high roller ed è bello vedere che ai piani più bassi c’è ancora così tanto valore nel poker.”
Tutto giusto Charlie. Ma siamo sicuri allora che fosse così necessario giocarsi ogni singolo all-in?