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Stu Ungar ha barato quando vinse le WSOP nel 1997?
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Solitamente la diatriba che coinvolge il nome di Stu Ungar da queste parti, è rivolta al fatto se sia stato o meno il più grande giocatore di carte della storia. Appassionati in quel caso abbastanza divisi, tra chi reputa il suo talento assolutamente fuori dalla norma e chi invece sottolinea come oggi i campioni di poker siano nettamente più preparati. Ma la storia che vogliamo raccontarvi oggi è fuori da questa battaglia e potrebbe anzi spazzarla via completamente. Ci addentreremo infatti in quella che sembrerebbe essere una vera è propria “teoria del complotto” e che riguarda da vicino Stu Ungar, in particolare la sua vittoria del terzo braccialetto al main event WSOP nel 1997.
E se quella vittoria non fosse frutto delle sue abilità quanto di un trucco da baro?
La storia dell’ultimo braccialetto di Ungar
Partiamo dai fatti certi per lo meno. Quando nel 1997 Stu Ungar arrivò a Las Vegas per giocare il Main Event delle WSOP, l’uomo che arrivò ai tavoli era ben diverso dal talentuoso campioncino che a inizio anni ottanta fu capace di vincere due volte consecutive quello stesso titolo, stupendo tutti con il suo gioco aggressivo.
In quei quasi vent’anni di differenza c’erano stati parecchi affari oscuri, un divorzio alle spalle, una vita e un corpo pesantemente condizionati dall’uso di droghe in maniera sempre più massiccia.
Era arrivato non solo senza il becco di un quattrino (tanto che la stessa iscrizione al main event gli fu pagata da alcuni investitori, tra cui Billy Baxter), ma anche fortemente indebitato con vari personaggi del gioco e delle scommesse.
Il resto della storia è noto: Stu domina il torneo e si porta a casa quel milione di dollari di primo premio oltre alla gloria di essere il primo (e unico) giocatore ad aver vinto per tre volte il torneo più importante del mondo. Ma quella gloria, è anche l’unica cosa che gli resterà perchè i soldi svaniranno presto (probabilmente subito tra pagamenti dei debiti e gioco) e pochi mesi dopo verrà trovato senza vita nella sua stanza al Oasis Motel con soli 800 dollari in tasca.
La “Teoria del Complotto”
Esposti i fatti, entriamo invece ora nel campo minato della possibile cospirazione. Perchè già da allora furono in molti a insinuare che quella vittoria avesse ben altre radici che non il talento si Ungar. La “Teoria del Complotto” viaggia nel sotto bosco da anni e ogni tanto torna fuori lasciando gli stessi dubbi di allora.
Questa volta l’occasione è un podcast uscito recentemente dove Remko Rinkema e Brent Hanks discutono nuovamente della vicenda cercando di capire quanto possa essere realmente possibile.
Ma cosa sarebbe successo secondo questa teoria? Proviamo a immaginare un possibile scenario.
L’idea della cospirazione parte da un sunto molto logico: Stu Ungar doveva un sacco di soldi a parecchia gente e a quei tempi forse non era poi così impossibile organizzare una truffa del genere se avevi i mezzi e le conoscenze giuste.
Al centro del dibattito quegli occhialini tondi che sono diventati ormai un’icona della sua vittoria, ma che secondo i cospirazionisti potrebbero essere invece serviti per vedere uno speciale inchiostro sulle carte che le avrebbe così rese riconoscibili. Si pensa addirittura che in origine avrebbe dovuto indossare delle lenti a contatto, ma i suoi occhi non le sopportavano per via delle droghe usate e allora si optò per questi occhialini.
Le prove della teoria
Come ogni teoria del complotto che si rispetti, la logica, la verità e qualche volo pindarico si fondono insieme per cercare un possibilità diversa. In questo caso tutto parte dai debiti di Stu e dalla necessità per molti creditori di vedere il loro debito saldato.
Un po’ poco per la verità. Ecco allora che a questo si aggiungono alcune voci di corridoio, o forse sarebbe meglio dire di “Bar“. Con qualche storia raccontata sottovoce in segreto da qualche allibratore del tempo o da altri giocatori. Una storia che poi prende pian piano forme sempre più concrete e diffuse. Ma ancora, sono solo voci e sappiamo quante se ne sentono in giro su chiunque (specialmente quando circolano soldi).
C’è anche chi ha detto che passando dietro li tavolo di Ungar in quelle giornate, si poteva a volte vedere dal retro dei suoi occhiali le carte apparire in modo diverso. Ma in questo caso oltre a essere voci non confermate e senza volto, risulta anche abbastanza difficile immaginare qualcuno che da dietro Ungar si metta a guardare attraverso i suoi occhiali.
Infine ci sono altre voci, che raccontano di quando subito dopo la vittoria andò al Lady Luck Casinò per giocare a Black Jack, sempre con i suoi immancabili occhiali blu cobalto, uscendone con altri duecentomila dollari in tasca (fortuna o c’era altro anche in quel caso?).
Verità o menzogne
Malgrado questa teoria trovi molto spazio tra le discussioni degli appassionati di tutto il mondo, l’unica verità è che è impossibile garantire l’autenticità di tutte queste voci e congetture. E’ possibile che Stu Ungar sia stato aiutato a barare durante il main event del 1997? Forse. Ma anche se teoricamente fosse stato possibile, non sarebbe comunque detto che sia stato fatto davvero.
Le prove sono davvero sommarie e poco affidabili all’atto pratico. E a onor del vero non sarebbe il primo caso in cui un talentuoso giocatore sull’orlo della rovina, trova lo spunto vincente per uscirne (almeno momentaneamente) fuori. E che Ungar avesse talento e sapesse meglio di altri leggere i suoi avversari, è un altro fatto che molti dei giocatori che hanno avuto a che fare con lui sottolineano spesso.
La fine della storia, purtroppo, potrebbe banalmente essere riconducibile alle sue dipendenze mai superate. Ma come si raccontava in una vecchia storia: “La storia divenne leggenda. La leggenda, divenne mito”. E con il mito, spesso arriva anche qualche cospirazione fantasiosa.