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Come è andata a finire la battaglia legale tra Phil Ivey e il casinò Borgata
Borgata contro Phil Ivey, il caso è chiuso. Dopo sei anni di contenzioso, sulla vicenda giudiziaria tra il re del poker e il casinò di Atlantic City sono calati i titoli di coda.
Mentre erano in corso due distinti processi di appello, uno intentato dal giocatore di Riverside, l’altro dal casinò stesso, le due parti sono pervenute a un accordo, che adesso è depositato presso la Corte di Appello degli Stati Uniti in attesa della ratifica.
Il deal mette la parola fine a un iter giudiziario tortuoso e a volte sorprendente. Tutto ha avuto inizio nel 2014 con la citazione in giudizio di Ivey. Secondo il Borgata, due anni prima il giocatore aveva barato ai suoi tavoli di baccarat vincendo 9,6 milioni di dollari.
Nessuna truffa, ma…
Davanti al giudice statunitense, nel primo grado di giudizio, Ivey aveva ribadito quanto già detto a Londra in una causa contro il Casinò Crockfords in cui aveva portato alla sbarra la casa da gioco, che non gli aveva pagato la vincita.
Ivey aveva spiegato che dai motivi sul dorso delle carte riusciva a capire quali fossero. Per questo il casinò aveva anche fatto causa alla casa produttrice dei mazzi, la Gemaco, chiedendo un risarcimento danni che nella sentenza di condanna fu quantificato in 27 dollari, ovvero all’ammontare richiesto per cambiare tutti i mazzi del casinò!
Intanto il giudice di primo grado aveva respinto la accusa di truffa per Ivey, ma nella sentenza, adducendo il mancato rispetto “delle regole del gambling” (?!?), aveva condannato il poker player a risarcire la casa da gioco della East Coast dei 9,6 milioni vinti più le spese legali sostenute.
Decisione osteggiata da ambo le parti, visto che oltre al ricorso di Ivey anche il Borgata aveva deciso di andare in appello per chiedere che venisse riconosciuta la supposta truffa perpetrata a suo danno.
Il ritorno di Phil
Intanto Ivey si è dileguato dalle scene. Non poteva far altro. Quando è tornato a calcare i palcoscenici pokeristici negli States, si è trovato i legali del Borgata alle calcagna. Dopo l’ottavo posto al Poker Player Championship WSOP 2019, al Rio è arrivata la richiesta di congelamento del premio vinto. La situazione venne sbloccata da Dan Cates, che presentò una istanza di restituzione dichiarando che era stato lui a pagare il buy-in del torneo di Ivey.
Ma questi comportamenti intimidatori dei legali del Borgata non sono stati per nulla apprezzati dai giudici di secondo grado e infatti il vento sembrava aver cambiato direzione.
Un fatto probabilmente decisivo per l’arrivo dell’accordo. Non è un caso che proprio la settimana scorsa Phil Ivey è tornato a parlare alla community come non faceva da anni.
I vincitori
I dettagli del deal tra ‘Il Re’ e il Borgata sono rimasti segreti. Ma a stupire gli osservatori è soprattutto il fatto che le parti abbiano aspettato tanto a lungo.
Per come funziona il sistema giudiziario statunitense, i vincitori di questi sei anni di battaglia legale sono senza dubbio gli avvocati delle due parti.
Nel primo grado di giudizio in cui era stato condannato, Ivey doveva rimborsare al Borgata 400 mila euro di spese legali. Vista la coda del secondo grado, gli onorari degli avvocati che hanno seguito il caso, sommati, superano agevolmente il milione di dollari.