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I più grandi gambler della storia: Archie Karas, il greco senza paura
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La città di Las Vegas, oltre a essere il regno incontrastato del poker, lo è ovviamente anche del gioco. E a questo vi sono stati personaggi che – col gambling – hanno scritto una pagina indelebile di questa fantastica città.
Uno di questi è senza dubbio Archie Karas, uno dei gambler più famosi della storia. Uno che è riuscito ad accumulare a SinCity qualcosa come 40 milioni di dollari, tra tavoli verdi, poker e biliardo. Per poi finire nell’oblio.
Archie Karas, un gambler predestinato
Anargyros Nicholas Karabourniotis nasce il 1° novembre del 1950 in Grecia(ad Antypata , isola di Cefalonia). Suo padre, Nickolas Karas, era un operaio edile con problemi economici.
Cresciuto in totale povertà, Archie deve guadagnarsi soldi in modo assolutamente atipico rispetto ai suoi coetanei: deve infatti giocare a biglie fin da adolescente , scommettendoci su, per evitare di patire la fame. Archie scappa di casa all’età di 15 anni dopo un brutto episodio con suo padre, che era persona oltremodo violenta.
Karas si imbarca pertanto in una nave, dove trova lavoro come cameriere, con un salario di 60 dollari al mese (era il 1966), finché la nave non arriva a Portland, nell’Oregon.
Da lì Archie si trasferisce a Los Angeles, dove trova lavoro in un ristorante confinante con una sala biliardo. Sala da biliardo in cui affina le sue abilità con la stecca, strumento che gli genera entrate superiori a quelle del ristorante.
Progressivamente, poi, Karas dal biliardo migra verso il poker, iniziando un saliscendi senza fine.
Nel dicembre del 1992, infatti, il suo bankroll (che aveva preso l’ennesima stangata) ammonta a 50 miseri dollari. Invece di rivalutare la sua situazione e rallentare, Karas decide di andare a Las Vegas in cerca di fortuna. Scelta non proprio logica parlando di bankroll managment, ma quella di Archie Karas – l’abbiamo detto – è una storia incredibile.
Una run spaventosa
Lo sbarco a Vegas, per Karas, è assolutamente irresistibile. In qualche modo riesce ad ottenere un prestito di 10.000 dollari, grazie ad un contatto indicatogli da un amico di Los Angeles.
Contravvenendo a ogni normale regola di gestione del portafoglio, Archie inizia a cimentarsi a partite di Razz a limiti elevatissimi (qualcosa come $100/200 e $200/400) e in poco tempo riesce sia a cancellare il prestito che a formarsi un piccolo tesoretto di altri diecimila dollari da cui ripartire.
Karas decide di investirli nel biliardo, sfidando avversari più scarsi di lui scommettendo pesantemente sulle partite: partendo da $5.000 a partita, la posta è cresciuta sempre più (parallelamente alle vittorie di Karas, che era molto bravo a stecca), sino a puntare anche $50.000 per singola partita.
In poco tempo, tutto ciò permette a Karas di superare il milione di bankroll in poco tempo.
Tra Razz e biliardo, poi (con una gestione patrimoniale che dire “spregiudicata” è un po’ un eufemismo) il greco vedere salire il suo portafoglio a svariati milioni.
Archie Karas e il poker
A questo punto, Archie Karas poteva permettersi di lanciare sfide temerarie ai big del poker dell’epoca. Primo fra tutti – e non poteva essere altrimenti – è Stu Ungar, come sappiamo uno dei più grandi giocatori di Texas Hold’em di tutti i tempi. Stu era a sua volta sostenuto da Lyle Berman, un altro giocatore di poker professionista nonché businessman.
I due si sfidano a Razz, in heads up, ed è Karas ad avere la meglio per ben $500.000. La sfida poi si è spostata al 7-stud stud, costato a Ungar ulteriori $700.000. Dopo Ungar, è stata la volta di Chip Reese: anche lui vittima della straordinaria run del gambler greco. Come Reese e Ungar, anche Pearson e Moss sono stati vittime di Karas: gli unici due capaci di batterlo sonoramente sono invece stati Johnny Chan e Doyle Brunson.
Ad ogni modo, dopo questa lunga serie di heads-up high stakes, Karas poteva contare su un patrimonio di ben 17 milioni di dollari.
La fama di Karas, di gambler ultra high stakes, ha fatto sì che i giocatori di Las Vegas lo evitassero ai tavoli, consci di dover mettere in palio – per sfidarlo – cifre assurdamente alte. Così l’attenzione del greco si sposta sui dadi, dove riesce a giocare – puntando cifre altissime – milioni di dollari ogni sera.
La curiosità era che in quegli anni Karas girava per la Strip in macchina, doveva teneva milioni e milioni di dollari in contanti ogni giorno. Basti pensare che portava sempre con sé un fucile a pompa e spesso era accompagnato in giro da suo fratello (armato pure lui fino ai denti) e dalle guardie di sicurezza del casinò. A un certo punto, Karas aveva peraltro vinto tutte le fiches da $5.000 del casinò di Binion, quelle dal taglio più alto.
La caduta fragorosa
Dopo anni vissuti senza alcuna regola di bankroll, ecco che la varianza – come per ogni giocatore – presenta inesorabilmente il conto.
A metà del 1995, infatti, Karas perde in una sola serata $11 milioni giocando a dadi e in seguito, la stessa notte, altri due milioni in un testa a testa (probabilmente in preda ad un tilt clamoroso) con Chip Reese.
A seguito di queste perdite, invece di fermarsi e riprogrammare il tutto, Karas passa al baccarat e perde altri $17 milioni, per un totale di $ 30 milioni bruciati in una settimana.
Dopo una piccola pausa, nella quale evidentemente però non ricarica appieno le energie mentali, Karas decide di risedersi ai tavoli high-stakes di baccarat, dove con puntate da 300 mila dollari dissipa praticamente tutto il suo capitale.
Dopo aver giocato gli ultimi spicci a poker, l’incredibile parabola di Karas si chiude pochi anni fa in modo molto triste. Colto a barare a blackjack, Karas è stato bandito da tutti i casinò della sua Las Vegas e del Nevada. Karas è stato in seguito arrestato nella sua casa di Las Vegas e accusato di frodi e imbrogli nei Casinò. È stato in seguito dichiarato colpevole e condannato a tre anni di libertà vigilata.
La storia del gambler più grande che Las Vegas abbia mai visto si conclude così, tra l’entusiasmo per una ascesa irrefrenabile e la tristezza per una caduta così fragorosa.
La sua storia ci insegna, senza alcun dubbio, l’importanza del sangue freddo e della gestione del bankroll: forse non diventeremo mai milionari, ma senza alcun dubbio non ci ridurremo mai come Archie Karas. Il gambler più grande di Las Vegas, finito in manette come l’ultimo dei poveracci.