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I più grandi gambler della storia: Jack Straus e il suo aforisma che lo rende celebre
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“A chip and a chair.”
Quante volte, negli ambienti pokeristici, abbiamo sentito questa frase?
La frase, che significa pressappoco “finchè c’è una chip, c’è ancora speranza” è senz’altro una delle espressioni più caratteristiche ed iconiche della storia del poker.
Ed è stata coniata grazie a Jack “Treetop” Straus: andiamo a conoscere la sua storia.
Jack Straus, una crescita nel mistero
Jack Straus è nato il 16 giugno 1930 a Travis, in Texas, da padre Jack e madre Mary. Poco si sa della sua infanzia, anche se pare che sia cresciuto proprio a Travis, una piccola città nei sobborghi di San Antonio, che oggi conta poche decine di abitanti.
E’ piuttosto curioso l’alone di mistero che aleggia sulla sua gioventù: ad oggi, infatti, il suo nome non è presente in alcun archivio comunale né vi sono altri riferimenti concreti: il primo avvenimento certo su Jack risale solo al 1950, quando si hanno prove della sua frequentazione all’Università del Texas A&M. E’ in quel periodo che si fa notare dal momento che – grazie alla sua enorme altezza (supera abbondantemente i due metri) – diventa una stella del basket universitario. E’ in quell’ambiente che gli viene abbinato il soprannome “Treetop”, che lo accompagnerà per tutta la vita.
E’ nel periodo universitario che Jack viene a contatto col gambling e col betting: diventa subito un assiduo scommettitore di sport, a volte vincente a volte (come tutti) fortemente perdente.
Dopo una gioventù di alti e bassi, Jack Straus fa quello che uno scommettitore non dovrebbe mai fare: contravvenendo ad ogni più elementare regola di gestione del portafoglio (e anche più semplicemente ad ogni norma di buon senso), nel 1970 raccoglie tutti i suoi averi, sino all’ultimo penny, ed effettua una scommessa enorme sull’esito del Super Bowl di Football Americano.
Fortunatamente per lui, la scommessa va a buon fine e raddoppia il proprio capitale, evitando la bancarotta.
Il trasferimento a Las Vegas
Dopo l’assurda scommessa, che però gli ha permesso di trarre un bel profitto, Jack si sposta a Las Vegas, dove inizia a perfezionarsi nel cash game di poker, non disdegnando però la neonata disciplina del torneo, dove riesce ad alternare efficacemente uno stile ultra aggressivo ad uno più conservativo.
I risultati non si fanno attendere: nel 1972 Jack arriva quarto al Main Event, nel 1973 vince il braccialetto al Deuce to Seven e coglie il terzo posto sempre al Main Event.
Ma è il 1982 che lo consegna alla leggenda pokeristica.
A chip and a chair
Straus, nel 1982, come di consueto si iscrive al Main Event WSOP che si disputa al Binion’s Horseshoe.
Il suo torneo non inizia sotto i migliori auspici, dal momento che nelle primissime fasi viene coinvolto in un all-in contro un avversario pressoché pari stack.
Jack perde il colpo, e ritenendo di essere coperto dal proprio avversario in termini di chips, saluta tutti e lascia il tavolo.
Il conteggio del dealer, però, certifica che Straus era sopra di 500, l’equivalente di meno di un buio.
Jack viene richiamato al posto, e sorridendo va in all-in automatico il colpo successivo, in cui però raddoppia. Poco cambia al colpo dopo, quando raddoppia di nuovo. E a quello successivo, raddoppia ancora, tornando di fatto in gara, pur cortissimo.
Il resto è storia: con grande abilità e un pizzico di immancabile fortuna, Straus risale la china e si attesta nelle ore successive in testa al chipcount. La resurrezione si completa al tavolo finale, dove arriva e uno ad uno elimina tutti gli avversari, vincendo il Main Event e lasciando che gli avversari possano coniare l’aforisma divenuto celebre nel mondo del poker “A chip and A chair”, ovvero, come già specificato, in italiano potrebbe essere traducibile come “finchè c’è una sola chip, c’è speranza”.
Il più grande bluff di sempre?
Oltre che per il Main Event WSOP vinto rocambolescamente nel 1982, Jack Straus è anche famoso per uno dei bluff più particolari della storia del poker.
Mentre giocava un cash game high-stakes, pochi mesi dopo la vittoria al Main Event, Straus si trovava in una situazione di “run” estremamente positiva, avendo vinto svariati grossi piatti di fila. Per animare la partita, Jack annuncia un enorme rilancio al buio nella mano successiva, quindi con due carte qualsiasi. Una volta spillata la mano, Jack scopre di aver ottenuto nientemeno che 7-2, la mano peggiore nell’Hold’em.
Fedelmente alla sua promessa, Jack rilancia corposamente preflop. Rilancio poi chiamato da un singolo avversario. Il flop è 7-3-3, peraltro non bruttissimo per una mano come 72, ma alla cbet di Straus è corrisposto un rilancio da parte dell’avversario, che indica una probabile overpair.
Straus sa di essere quasi certamente in svantaggio, ma decide di provare a battere il suo avversario rappresentando trips di 3, chiamando il grande raise.
Il turn è stato un 2, per un board di 7-3-3-2, che in realtà non è di grande aiuto per Straus, il quale però trova coraggio per puntare nuovamente per primo. Tale linea fa riflettere profondamente l’ avversario. Straus, che a quel punto vuole evitare disperatamente il call, si inventa qualcosa di atipico: dice al proprio avversario che per $ 25, avrebbe potuto scegliere una delle sue carte coperte e lui gliela avrebbe mostrata.
Il ragazzo ha considerato per un po ‘ la proposta, per poi lanciare a Straus $ 25 e indicare una carta. Straus la gira ed è un 2. La carta manda “in the tank” l’avversario, che si convince che che Straus avrebbe fatto un’offerta del genere solo se entrambe le sue carte coperte fossero state due due, dandogli full house. Avvesario che folda con riluttanza e Jack mostra il bluff, entrando nuovamente nella storia come autore di uno dei bluff più creativi di tutti i tempi.
La morte al tavolo
Dopo le vittorie degli anni 70’ e 80’, Jack Straus ha continuato la sua professione di regular del cash game in Nevada e in California: ed è proprio qui che trova la morte nell’agosto 1988, all’età di 58 anni mentre gioca a una partita di poker high stakes al Bicycle Casino di Los Angeles. Nello stesso anno è stato inserito postumo nella Poker Hall of Fame. Jack Straus, l’uomo che ci ha insegnato che finchè c’è vita, nel poker, c’è speranza.