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I piu grandi gambler della storia: Keith Taft, il baro che ha cambiato il mondo dei Casino
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Al mondo, pochi sanno che esiste la “Blackjack Hall of Fame”, ovvero una galleria che celebra i più grandi giocatori di blackjack della storia. Ancora in meno sanno che tale Hall of Fame non si trova a Las Vegas, bensì a San Diego, in California.
Quello che quasi nessuno sa è che, in questa raccolta di campioni del gioco in cui si rincorre il ventuno, è che c’è una persona che al tavolo non è che abbia conseguito chissà che vincite: parliamo di Keith Taft, un uomo che ha cambiato la storia del blackcjack, ma non perché fosse un campione al tavolo. Vediamo il perché.
Keith Taft, un “Ispettore Gadget” antesignano
Keith Taft nasce a Cut Bank, Montana, nel 1930. La sua gioventù e la sua vita saranno caratterizzate da una incredibile serie di analogie nientemeno che con il personaggio dell’Ispettore Gadget. Si perché, fin da piccolo, Taft ha avuto una passione per l’innovazione: prima creando a cinque anni un’auto a tre ruote partendo da un vecchio tubo di scappamento, per poi alle elementari trovare il modo di scoprire addirittura un composto sconosciuto durante le lezioni di chimica. Se aveva in mente un gadget, Keith di solito trovava un modo per realizzarlo.
Taft porta con sé la passione per l’innovazione al college, dove si laurea due volte in fisica e musica generale. Dopo la laurea, dedica 5 anni all’insegnamento della musica e poi altri 3 all’insegnamento della fisica. Ma non è nell’insegnamento che si sente realizzato.
Tra una laurea e l’altra, Taft sposa la sua fidanzata del liceo, Dorothy, da cui avrà quattro figli. La sua sembra un’esistenza molto comune: famiglia, figli, un bel lavoro in California, dove si trasferisce attorno ai quarant’anni. Ma il destino ha per lui in serbo qualcosa di diverso.
La gita a Reno
Dopo molti weekend sacrificati per il lavoro, un fine settimana Keith e Dorothy trovano il modo di sistemare i figli e vanno a Reno, in Nevada, per visitare una mostra di automobili. Ai visitatori vengono regalate alcune fiches da giocare al Casinò Harrah’s: quasi per caso, quindi, Keith entra in contatto con il tavolo verde per la prima volta.
L’impatto col blackjack lo intriga oltremisura: dopo una serata passata ad inseguire il 21, torna a casa e si procura il celebre testo “Beat the Dealer” di Edward O. Thorp, testo chiave storico nella strategia del blackjack. A quel punto, Keith decide di rispolverare l’aura di “Ispettore Gadget” con la quale era cresciuto, unendo gli insegnamenti ricevuti dal testo appena letto.
Taft, una rivoluzione nel blackjack
Il fascino del tavolo verde aveva avuto in lui un impatto devastante: è così che in poche settimane progetta “George”, una specie di cintura di cinque chili (che avrebbe nascosto sotto la camicia) che poteva regolare tramite un pulsante e a cui trasmetteva i valori delle carte da blackjack uscite. Con dei segnali, George avrebbe ritrasmesso quando sarebbe stata ora di puntare forte.
George, però, era troppo pesante, così qualche settimana dopo Taft progetta “David”, un marchingegno simile ma molto più leggero.
Sembra la strada giusta, tant’è che inizia una serie positiva ai tavoli verdi, peraltro (nei mesi successivi) aiutati da una terza invenzione, stavolta aiutato anche dal figlio Marty, influenzato dalla passione di papà.
I due progettano una sorta di computer che uno manovra da un furgoncino parcheggiato fuori dal Casinò, mentre l’altro trasmette i dati sulle carte uscite, ricevendo via radio dal computer le istruzioni sul da farsi, ovvero se puntare, raddoppiare, stare o splittare.
Nonostante la privacy in cui Taft cerca di operare (già allora, in Nevada, le leggi per i bari sono durissime), viene comunque avvicinato da un agguerrito team di matematici dedito al conteggio delle carte, che chiede aiuto all’astuto inventore.
Taft si lascia convincere, e tra una modifica e l’altra riesce a ridurre il suo computer sino alla grandezza di una calcolatrice da tasca (che lui battezzerà “Thor”), senza aver pertanto più bisogno di una spalla parcheggiata fuori dalla sala da gioco.
La fine dei giochi
Taft, con suo figlio e i suoi nuovi amici, imperversano nel Nevada per anni, riuscendo a perfezionare sempre più i propri strumenti e riuscendo a vincere sempre più spesso contro il banco.
A metà anni ’80, però, una leggerezza del figlio permette agli inservienti del Casinò di accorgersi degli strumenti illeciti utilizzati: la punizione, per Marty, è severissima, dal momento che finisce infatti in carcere dopo una serie di.. dure punizioni fisiche.
Taft, a quel punto, cade nella disperazione, e decide di lasciare alle spalle la sua pur redditizia attività ventennale da baro. Anche perché, da quel momento in poi, tutti i Casinò hanno cominciato a cooperare per tentare di contrastare tutti i nuovi strumenti utilizzati dai bari, di cui Taft era diventato il capostipite incontrastato.
Paradossalmente, la scoperta dei suoi strumenti hanno obbligato i Casinò ad elevare fortemente le misure di sicurezza, e sono diventati progressivamente (anche per merito di Taft!) tra i posti più sicuri del mondo, dovendo trovare il modo di bypassare la tecnologia, che si faceva sempre più avanzata. Telecamere e microcamere, personale di sorveglianza, istruzioni ai croupier: tutto ciò, senza Taft, sarebbe infatti arrivato molti anni dopo.
Il mondo del gambling, in uno scenario di paradosso continuo, ha avuto modo addirittura di ringraziare Taft, inserendolo come detto nella Blackjack Hall of Fame nel 2004, ritenendolo uno dei personaggi più influenti nella storia di questo gioco.
Un’ultima soddisfazione per lui, che si è spento serenamente nel 2006.