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Dwan va all in e Sam Trickett pensa di chiamare con 9 high
Spite call: l’azione di chiamare l’all in di un avversario con una mano marginale al solo scopo di eliminarlo. Di solito si fa come monito a un giocatore che ci sta infastidendo con i suoi push, come a dire “Occhio che non ho paura di chiamare“.
Inutile dire come nel 99% dei casi non sia una mossa intelligente. Ma a volte quello che può sembrare una “spitata” può anche avere solidi motivi matematici per esistere!
Se non ci credete ve lo facciamo raccontare direttamente da Sam Trickett, che con i suoi 21 milioni di dollari su Hendon Mob decisamente non è l’ultimo arrivato.
La mano
La mano in questione si svolge alle Triton Poker Super High Roller Series Montenegro del 2017. Il torneo ha un buy-in di circa €100.000 al cambio, e sta partecipando l’elite del poker mondiale.
Siamo all’undicesimo livello, blinds 5.000/10.000 ante 1.000, e allo stesso tavolo si trovano player del calibro di Dan Cates, Tom Dwan e Sam Trickett, che saranno appunto i protagonisti della mano.
Purtroppo non si trovano informazioni precise sulle size, ma la storia della mano vede l’apertura di ‘Jungleman12’, alla quale Trickett risponde con un raise con 96. Tom Dwan a questo punto va all in per circa 150.000 e spedisce Sam Trickett (stack circa 690.000) in the tank.
Alla fine della mano, dopo qualche minuto, Sam folderà, dicendo “Non sono sicuro di cosa dovrei fare qui. Non in un torneo almeno“, per poi confrontarsi subito con Dwan e Cates riguardo a un eventuale call con “un buon 9 alto“.
Perché Trickett voleva chiamare
In una successiva intervista, Trickett spiegherà meglio questo thinking process che ha rischiato di farlo arrivare allo showdown con una trash hand a metà di un torneo da $2.000.000 per il vincitore.
“Era semplicemente un call matematico. Avevo odds di 3:1 per il call. Daniel Cates stava aprendo molte mani, l’avevo già visto aprire 8-5 suited, quindi ho pensato che il mio potesse essere un buon re-raise.
Apriva molte mani perché è un cash gamer. Generalmente i giocatori cash aprono di più, quindi ho re-raisato con 96. E Tom, che è a sua volta un giocatore loose, un cash gamer, è andato all in.
Doveva avere comunque una buona mano perché era la prima volta che re-raisavo anche io. Stavo pensando puramente in termini matematici: sapevo che avesse una mano migliore della mia, ma sapete come è Tom… se avesse avuto A-J sarebbe potuto comunque andare all in, perché è Tom! E sa che io 3-betto abbastanza largo.
Stavo pensando che potevo avere due carte libere, e con pot odds di 3:1… Però sapevo che poteva avere anche 10-10+ contro cui non gioco così bene.
In un cash game avrei chiamato: “Ok, call, call!” semplicemente per odds, ma in un torneo non valgono tanto le odds, le chips valgono molto di più. È per questo che ho deciso di foldare.”
Se quest’ultima frase di Trickett non ti è chiara, clicca qui per scoprire di più sul valore delle chips nei tornei!