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Truffa del poker online su 60 Minutes
“The Cheaters” è il titolo della tanto attesa puntata di “60 Minutes” dedicata al mondo del poker online, in particolare agli scandali che lo hanno interessato, come le truffe che hanno avuto luogo su poker rooms quali Absolute Poker e Ultimate Bet.
In onda lo scorso 30 novembre sul noto canale americano CBS News, il reportage è stato descritto quale frutto di “un’indagine congiunta” tra il Washington Post e ” 60 Minutes” per smascherare, non lesinando retroscena e particolari scottanti, veri e propri bari online.Tra i giocatori abituali delle due piattaforme (riconducibili ad un’unica proprietà) in molti hanno intuito che qualcosa non andava: e i fatti gli hanno dato ragione!
Tale “Grey Cat” su Absolut Poker è stato il primo utente ad aver attirato su di sé i sospetti ed in particolare quelli di Todd Witteles, ex esperto informatico che ha notato come sotto la maschera di giocatore alle prime armi, che come tale perdeva regolarmente, c’era il preciso obiettivo di “demolire il gioco giorno per giorno”.
Su Ultimate Bet, intanto, “Nio Nio” metteva in atto una strategia opposta, inanellando un’infinita serie di vittorie, per di più statisticamente impossibile, a scapito di ignari e onesti giocatori, arrivando a vincite che ammontavano tra i 70mila e i 250mila dollari. Come dimostrato dal lavoro di analisi (il tracciato con il software Poker Tracker delle partite dell’utente sospetto) di Serge Ravitch, ex legale frequentatore della poker room, Nio Nio in pratica non sbagliava nemmeno una giocata, come se conoscesse quali carte erano in mano agli altri giocatori.
Con un tam tam digitale la notizia si è diffusa tra i vari utenti che, non potendosi rivolgere alle autorità, si sono improvvisati detective e sono riusciti a recuperare altre prove, come un foglio di calcolo con 65mila righe in cui erano racchiuse le giocate dell’infallibile Potripper.
Ma chi c’era dietro a tutti questi maghi del tavolo verde?
Russ Hamilton, ex campione di poker, vincitore nel 1994 della competizione più prestigiosa, le WSOP, ma soprattutto ex dipendente della società a cui sono riconducibili Absolute Poker e Ultimate Bet è stato l’artefice di una truffa durata ben 4 anni utilizzando alcuni programmi informatici in grado di fargli conoscere in tempo reale le carte in mano agli altri giocatori.
Il nome di Hamilton è trapelato solo di recente, perché protetto dalla stessa poker room (con la quale ha deciso di collaborare rivelando i suoi segreti) ma non è stato oggetto di nessuna denuncia.
Nel reportage si è inoltre sottolineato più volte come questi siti per il poker online non avendo sede negli USA (la società di Absolute Poker è registrata in Costa Rica e i server si trovano in una riserva poco fuori Montreal) possono facilmente aggirarne la legislazione e le norme di sicurezza; ma nessuno spazio è stato riservato alla discussione sulle alternative possibili ai siti di poker offshore e sulle misure di controllo del settore.
Solo un accenno è stato fatto alla multa di 2milioni di dollari che la Gaming Commission ha inflitto ai due siti, condannati a rimborsare tutti gli ignari giocatori vittime della truffa; non è stato menzionato invece il regime di “libertà vigilata” e di stretto controllo a cui sono sottoposte le due poker room per due anni.
60 Minutes e Washington Post hanno tratteggiato, in definitiva, un quadro a tinte cupe per il poker online, insinuando il dubbio che, dimenticato lo scandalo, tutto ritorni come prima e su scala maggiore…se non è già successo.