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il 22 Apr 2022

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Perché Ali Imsirovic è finito nell’occhio del ciclone

Perché Ali Imsirovic è finito nell’occhio del ciclone

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L’altro ieri ha centrato la quarta vittoria live nei primi quattro mesi dell’anno, ma per Alì Imsirovic non sono giornate tranquille.

Il giocatore di origine bosniaca, player of the year GPI lo scorso anno, è finito in un vortice di accuse davvero pesanti per un professionista del suo livello.

Da Alex Foxen a Chance Kornuth, molti hanno puntato il dito contro Imsirovic perché, a loro dire, responsabile di presunte condotte che infrangono l’integrità dei giochi, sia live che online.

Da ‘detonatore’ della querelle ha fatto una intervista al responsabile della integrità dei giochi di partypoker in cui parlava della possibilità di creare una blacklist globale per i cheaters ai tavoli da poker.

“Il nostro Capo della Integrità dei giochi parla della possibilità di creare una blacklist globale del poker per i bari. Cosa ne pensate?”

 

La mano live

Tra i primi a rispondere c’è stato Alex Foxen, che ha subito raccolto l’assist per scagliarsi contro Alì Imsirovic. A suo dire il player di origine bosniaca sarebbe stato bannato dalla piattaforma internazionale GGpoker per aver praticato multiaccounting e aver usato software di Real Time Assistance (RTA, software di assistenza in tempo reale) mentre giocava online. Non ci sono ancora conferme su questo punto.

Secondo Foxen queste abitudini di Imsirovic sarebbero ben conosciute nella comunità dei giocatori high-roller, ma nessuno ne parlerebbe perché mancano le prove incontrovertibili per dimostrarlo.

Per testimoniare la scorrettezza di Imsirovic, Foxen racconta una mano del recente Super High Roller Bowl Cipro che ha visto in streaming, in cui il giovane grinder avrebbe modificato la sua linea dopo aver sbirciato le carte avversarie.

“Alì apre da cutoff con A9, poi in modo abbastanza visibile guarda le carte di Paul Phua, che sono A5. Nelle riprese è ancora più chiaro che dallo screenshot. Paul folda e Addamo difende il grande buio. Alì cbetta e viene rilanciato su board 642 ma con una tribet vince la mano – ha ‘cinguettato’ Foxen.

Lo statunitense ha anche dato la mano in pasto a un Solver per dimostrare come la condotta di Imsirovic sia stata pesantemente influenza dalla ‘sbirciata’ alle carte di Phua:

“Ecco una simulazione della riposta di Alì al check raise. Non ci sono piccole tribet, solo all-in. Tutti questi all-in sono di combo che hanno una carta a quadri. Scegliere di 3bettare small ha senso solamente sapendo che A e un cinque sono fuori dal mazzo. Questa ‘linea sick’ non può che essere portata dalla conoscenza delle carte di Paul Phua”.

Ecco il video-replay del tavolo finale: la mano incriminata è a 3:24:56. Secondo Foxen a dare ulteriore supporto alle sue parole ci sarebbe il fatto che il giorno seguente Imsirovic si è presentato ai tavoli indossando un paio di occhiali da sole (in alto, screenshot dalle riprese di PokerGo), cosa che non aveva mai fatto prima di quel giorno:

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Le accuse della community per l’online

I ‘cinguettii’ di Foxen hanno scoperchiato il classico vaso di Pandora. A supportare le sue accuse è intervenuto subito Ryan Leng, stimato professionista che alcuni di voi ricorderanno per aver piazzato il fold più assurdo di sempre all’heads-up dell’ultimo 50k Poker Players Championship WSOP.

“Per la maggior parte delle cose negli ultimi due anni sono sempre stato in disaccordo con Foxen […] – ha scritto Leng – Ma mi sono concentrato su di lui perché ero sicuro della sua integrità e che fosse animato da buone intenzioni. Da tempo sento parlare di pratiche scorrette agli high stakes ma non sono mai stato nella posizione per denunciarne qualcuno. Da molto prima del ‘Covid’ mi sono arrivate voci su Alì e altri. Queste voci arrivavano da fonti con una altissima reputazione”.

Di simile tenore gli interventi social di Matt Berkey, Justin Bonomo e altri. Da sottolineare l’intervento di Chance Kornuth, che alla vicenda ha dedicato una buona decina di Tweet ribadendo la necessità di una blacklist globale per i cheaters ai tavoli da poker.

“A chi prende un vantaggio indebito in un sito di poker viene solo proibito di giocare in quel sito, non gli succede nient’altro. Ci deve essere una sorta di comitato che stabilisca se quelle azioni meritano di farli entrare in una lista nera globale del poker”.

 

Le difficoltà di una blacklist globale

Ma una lista nera globale del poker presenta numerose difficoltà, a iniziare da quelle di natura legale e tecnica. Da una parte ci sono le disposizioni in materia di privacy che non possono essere derogate dalle poker room.

Dall’altra il fatto che non bastano delle ‘voci’ per provare la colpevolezza di questo o quel player. Il tutto è stato ben sintetizzato dal responsabile partypoker Rob Yong.

 

  1. Le compagnie non condivideranno mai una blacklist per via dei rischi legali legati alla privacy
  2. Le prove della colpevolezza devono essere “al di sopra di ogni dubbio”, non “al di sopra di dubbi ragionevoli”
  3. Quello che mi preoccupa è che mi sono state riportate pratiche scorrette da giocatori molto rispettati, ma chi era accusato in realtà era innocente.

 

Punti ben meritevoli di attenzione. In particolare il terzo, per il caso di cui stiamo parlando. Imsirovic non ha risposto in alcun modo alle accuse che gli sono piovute addosso in questi giorni, ma di sicuro non bastano delle ‘voci’ per stabilire la sua colpevolezza al di sopra di ogni dubbio.

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