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Scotty Nguyen: alti e bassi di un genio sregolato del poker
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“If you call, it’s gonna be all over, baby”
Sarebbe sbagliato ridurre la storia di Scotty Nguyen alla frase divenuta celebre durante l’heads up al Main Event WSOP del 1992, pur divenuta iconica nella storia del poker.
Nguyen, infatti, ha una biografia – tra successi ed eccessi – che merita di essere raccontata.
Una gioventù difficile
Scotty Nguyen nasce a Nha Trang, Vietnam nel 1962. Il periodo non è dei migliori, perché di lì a poco imperverserà la guerra, che spingerà la madre a spedirlo nella vicina Taiwan per salvargli la vita. La gioventù non è facile, poi a 14 anni ha una occasione, quella di trasferirsi negli Stati Uniti, presso famiglie affidatarie.
Arriva quindi a Chicago, per poi successivamente essere trasferito a Orange County, in California, dove a poco a poco inizia ha a giocare a poker. La maggior parte della sua adolescenza, però, è problematica e ribelle: Scotty ruba, imbroglia a scuola e crea un sacco di problemi, tanto da venire espulso da ogni istituto.
Raggiunta la maggiore età, in qualche modo inizia a frequentare i Casino della California, ma privo della sufficiente abilità, perde tutto praticamente subito, e si trova costretto a ricostruire passo dopo passo il proprio bankroll.
A 21 anni trova posto in una poker room Harrah’s come dealer, guadagnando 150$ dollari per notte. Dollari, quelli, che gli permetteranno di mettersi in pista, in particolare a Stud, in cui si sente abbastanza portato.
Un continuo ottovolante
Il primo sensibile miglioramento di vita arriva nel 1985 quando viene invitato a Lake Tahoe per fare da dealer in un torneo di No-limit Hold’em. Distribuisce carte tutto il giorno, mentre la notte gioca a cash game. I suoi pochi averi però si moltiplicano, e sale sino a vincere $7,000 in poche serate.
La run in positivo non si ferma, dal momento che torna a Las Vegas e mette in gioco tutto il suo bankroll tra scommesse e tavolo verde. In poco tempo arriva addirittura a possedere $ 1 milione, tanto che trova posto ai tavoli importanti a cui siedono i vari Johnny Chan, Puggy Pearson e David Grey.
Si trasferisce al Caesars Palace e si dà alle spese pazze, acquistando più macchine sportive e esagerando ogni notte.
Le cattive abitudini, però, fanno sì che un’altra volta, in poco tempo, Scotty perda tutto.
La carriera pokeristica
Per l’ennesima volta (siamo a metà anni ’90) Scotty deve fare i conti con dei momenti duri, dettati però dal suo stile di vita senza controllo.
Il 1997 sembra essere un anno di svolta, con la vittoria del suo primo braccialetto WSOP: il $2,000 Omaha 8 or Better, che gli fa incassare un premio di 150.000$. Fuori dai guai, quindi? Manco per sogno. In poco tempo Scotty brucia tutto il roll, un’ennesima volta.
Supportato da alcuni amici (tra i quali Mike Matusow) partecipa l’anno successivo al Main Event, quello del 1998, che disputa in modo straordinario sbaragliando la concorrenza.
Sul celebre board 8 9 9 8 8 va in all-in, e con il suo “If you call, it’s gonna be all over, baby” induce l’avversario a fare call e a giocare col board. Possedendo in mano un 9, un full maggiore gli consegna titolo e braccialetto.
Nemmeno il tempo di consegnarsi alla gloria, che il giorno immediatamente successivo alla vittoria lo raggiunge la notizia di un terribile lutto, col fratello che muore in un incidente stradale. Da quel momento e per sempre, non indosserà mai il braccialetto appena vinto nel Main.
I tavoli finali e gli eccessi mai sopiti
Quantomeno, la carriera pokeristica sembra aver spiccato definitivamente il volo. Tra un prestigioso tavolo finale e l’altro Scotty diventa un temutissimo giocatore di Hold’em, e nel 2001 coglie altri due braccialetti WSOP.
Nel 2006 coglie il primo alloro WPT, ma i fantasmi del passato riaffiorano nel 2008, quando si presenta pesantemente ubriaco all’importantissimo Final Table dell’evento HORSE da 50.000$. Tra insulti agli avversari e alle cameriere del Rio, la vittoria del braccialetto passa in secondo piano e (nonostante le scuse nei giorni successivi) viene posto ulteriormente l’accento sui suoi problemi mai risolti.
Per quanto rappresenti la massima espressione di genio e sregolatezza, ancor oggi – tra una birra e l’altra – Scotty Nguyen è una presenza fissa ai tavoli del Bellagio di Las Vegas, dove siede quando non disputa tornei a Las Vegas o in giro per l’America.
Ad oggi, 2022, ha vinto quasi 13 milioni in tornei, risultando nei primi 100 giocatori della storia del poker in termini di guadagni.