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La mano che perseguita Alessandro De Michele
Il poker è uno di quei giochi in cui il “senno del poi” la fa da padrone.
Capita a tutti di ripensare a qualche mano giocata e maledirsi per la linea intrapresa, non solo agli amatori ma anche ai professionisti.
Dopo aver visto le mani che perseguitano Emiliano Conti, Patrick Leonard, Vivian Saliba e Chris Moorman, oggi ci facciamo raccontare lo spot che ha fatto venire gli incubi ad Alessandro ‘wodimello’ De Michele (in alto nella foto di repertorio di Manuel Kovsca).
Quel tavolo finale PCA da svolta
Flashback a gennaio 2009, Paradise Island ospita la Pokerstars Caribbean Adventure. Il side event da cinquemila dollari di buy-in ha registrato 273 entries.
Tra le 27 posizioni a premio è arrivato anche un certo Chris Moorman, già detentore del record di triple crown online ma ancora lontano dal primo successo live di spessore. L’inglese ha alzato bandiera bianca in 16° posizione per 19.100$ di premio.
Alessandro De Michele approda al tavolo finale a dieci. Qualche mese prima ha trovato la migliore moneta in carriera grazie a un sesto posto da 14.000€ al Main Event del Sanremo Festival da 2.200€ di buy-in.
Secondo il database Hendon Mob, a quel 8 gennaio in totale ha vinto 45.110€ in tornei live. Si capisce come per lui sia il tavolo della vita, visto che in palio c’è una prima moneta di 343 mila dollari.
Ma la concorrenza non è delle più semplici: ‘Wodimello’ deve incrociare le carte con avversari del calibro di Terrence Chan, Peter Eastgate, Florian Langmann e Justin Bonomo.
Qui gli lasciamo la parola.
Il flat galeotto
“Il mio amico Riccardo Lacchinelli mi cazzia ancora oggi per quella mano, anche se ci abbiamo già bevuto sopra… – esordisce Alessandro – Il colpo è un mancato shove preflop da cui si creò un piatto 5-way che vide Chan settare coppia di tre al flop e me uscire in decima posizione per 19,2k, con una prima moneta di 360k”.
Alessandro si addentra nella situazione:
“C’era Bonomo che si era trovato con una chip da 500 su blinds 4k-8k ante 1k, tanto che Lacchinelli aveva mandato un messaggio ai nostri soci in Italia scrivendo che eravamo rimasti in nove. Poi Bonomo raddoppiò tipo sei volte di fila (ndr, alla fine uscì ottavo per 31.600$).”
Sulla mano ancora oggi Michele si cosparge il capo di cenere:
“Aprì Langmann x3 da utg, era strachiuso. Io spillai AK e decisi di flattare. Intendiamoci, il flat ci poteva pure stare, ma con uno stack adeguato che in quel momento non avevo. Avrei dovuto shovare preflop, invece lo feci su flop K-5-3 dopo la cbet di Langmann. Chan reshovò con coppia di tre settata e il tedesco foldò AKs. Quando Lacchinelli scrisse che ero uscito decimo gli altri non si capacitarono.”
Non sbagliare è impossibile
Del resto il poker è come la vita: per noi essere umani lontani dalla perfezione, non compiere errori è semplicemente impossibile.
Poi certo, una cosa sono le sbavature, un’altra le cantonate epocali. L’importante è non rendere l’errore sterile.
“Al tempo il gioco era un po’ diverso da come è adesso – chiude il discorso De Michele – Dagli errori di gioventù si impara”.