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Facebook viola la privacy; sospensione in vista per il Texas Hold’em?
Non è la prima volta che il social network più famoso del mondo si trova ad affrontare problemi relativi alla gestione dei dati sensibili degli utenti. Questa volta la situazione sembra più grave e la vicenda, che coinvolge Facebook e Zynga, rischia di prendere una brutta piega.
Secondo un’indagine del Wall Street Journal, decine di società specializzate in marketing sono entrate in possesso degli ID (numeri di identificazione) degli iscritti e dei loro amici attraverso le applicazioni come il poker Texas Hold’em, rendendo in questo modo possibile risalire a diversi dati che dovrebbero essere tutelati.
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Dopo l’inchiesta Facebook ha fatto sapere che limiterà drasticamente l’esposizione di informazioni personali , che comunque sarebbe avvenuta in modo del tutto non intenzionale ed in conformità con la politica di tutela della privacy del social network ed in relazione al funzionamento tecnico della piattaforma. Anche Zynga, la società che ha sviluppato l’applicazione per il poker su Facebook, è intervenuta confermando che esiste un problema di privacy, ma che vi è stretta collaborazione per risolverlo al più presto.
Probabile, ma non certa, la sospensione momentanea del poker Texas Hold’em. L’applicazione, lanciata recentemente, raccoglie circa 12 milioni di utenti mensili ed è la seconda applicazione più popolare su Facebook. In totale sono circa 500 milioni gli utenti a rischio e da più parti si auspica l’intervento delle Autorità Governative. Secondo il Wall Street Journal due membri della Camera avrebbero formalmente richiesto alla Facebook Inc. delucidazioni in merito alla fuga dei dati degli utenti esprimendo ,in una lettera , seria e grave preoccupazione riguardo alla vicenda.
Attualmente L’applicazione per il poker Texas Hold’em è attiva, così come le altre applicazioni; nei prossimi giorni verranno resi noti i provvedimenti adottati da Facebook, per evitare la fuga dei dati personali degli utenti e la loro raccolta da parte di terzi. L’inchiesta aperta dal quotidiano Internazionale continua e permangono le domande ed i dubbi sulla reale sicurezza degli utenti.