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il 5 Ott 2011

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Cosa pensano Doyle Brunson e Barry Greenstein di FTP?

Cosa pensano Doyle Brunson e Barry Greenstein di FTP?

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Durante l’Ept di Londra Doyle Brunson e Barry Greenstein hanno espresso le loro opinioni riguardo gli ultimi sviluppi del caso Full Tilt Poker. I due si sentono comunque coinvolti in prima persona perché conoscono direttamente, essendo amici intimi, le persone coinvolte nello scandalo. Ecco cosa pensano.

“Sono molto sorpreso perché conosco Howard da anni e ho sempre avuto una  grande considerazione di lui. Ho sempre creduto che fosse una persona con un gran valore etico e a questo punto devo credere che non sapeva bene cosa stava succedendo.” Queste le parole di Brunson mentre era impegnato a giocare il torneo.

Più ampio il ragionamento di Barry Greenstein: il pro di Pokerstars è da sempre attivo nella lotta alla legalizzazione e regolamentazione del poker online negli USA. Greenstein crede che parte della colpa non sia solo degli amministratori di Full Tilt Poker ma anche del Governo americano.

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Queste le sue parole: Io credo che nessuno lavorava con l’intento di truffare i clienti, semplicemente gestivano la situazione in modo differente per risolvere i problemi. Solo alcuni all’ interno di Full Tilt sapeva cosa stava succedendo esattamente, mentre il resto non sapeva niente. La maggior parte dei ragazzi del Team Full Tilt sono miei amici e loro sicuramente non sapevano che cosa stava succedendo. Non possono essere incolpati.”

Poi Greenstein attacca direttamente anche il governo americano: “Il governo non deve essere incolpato degli errori di FTP, ma ha costituito un clima in cui il poker non è regolamentato e il potenziale degli avvenimenti negativi adesso è sotto gli occhi di tutti.”

Greenstein crede che il poker possa essere una ricchezza economica per il Paese: ”Nel poker girano parecchi soldi e non dovremmo farli uscire in altri nazioni che ospitano poker room online che si rivolgono prevalentemente a giocatori americani. Il denaro deve restare in America ed essere investito in America.”

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