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È uscito “Check raising the devil”, l’autobiografia di Mike Matusov.
“Credo che se le cose fossero andate in modo leggermente diverso non starei scrivendo questo libro“. Queste parole, tratte dalle prime pagine della nuova autobiografia di Mike “the mouth” Matusow, sono un punto fondamentale della storia che vi è raccontata.
Molti di voi conosceranno già Mike di fama, per i sui tre braccialetti WSOP, per la sua lunga carriera di giocatore professionista, e per il suo celebre atteggiamento “sopra le righe“.
Il libro ci mostra però un Mike diverso, in cui l’arroganza non domina mai, ed in cui anzi, pur senza ipocritamente negare il proprio talento, il pro ammette le sue debolezze, le sue difficoltà e tutti i rischi che ha corso negli alti e bassi da vertigini che caratterizzano la vita di un giocatore di high stakes.
In particolare la citazione di qua sopra si può facilmente collegare ai suoi lunghi problemi con la droga e con la giustizia. È immediato il paragone con la leggenda Stu Ungar, al quale non è purtroppo andata altrettanto bene e che è morto nel 1998, a quarantacinque anni, per complicazioni legate alla sua vita di eccessi.
Mike invece è riuscito ad uscire dalle dipendenze ben due volte: la prima è stata quella dalle scommesse sportive, che lo hanno da giovane tenuto sul lastrico per molto tempo, e la seconda dall’extasy e dalla metanfetamina, che è culminata col suo arresto per traffico illegale nel 2005. Il lettore viene trascinato nei dettagli delle traversie di Mike, che non si risparmia nelle descrizioni, in modo che anche chi già ne conosce sommariamente la storia ha motivo ed interesse a leggerlo.
Il libro, scritto in collaborazione con Amy Calistri e Tim Lavalli, è quindi sia un’interessante spaccato della vta di un rounder negli ultimi dieci anni, sia una buona lezione su tutte le tentazioni a cui una simile professione espone. È anche però un’apologia, un’autodifesa, per mettere una volta per tutte in chiaro il proprio punto di vista.
Il check raise è una mossa sottile ed aggressiva nel poker, un modo per prendere il controllo della mano, ed è difficile non leggere nel titolo di questa biografia un simile tentativo, nella vita reale, da parte del grande giocatore.