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il 5 Apr 2012

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Christian “Kokainmutu” Favale – Tra Poker e Cinema

Christian “Kokainmutu” Favale – Tra Poker e Cinema

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Lo avevamo seguito, Christian “Kokainmutu” Favale, durante la sua sfida che lo ha portato da Agosto a Dicembre scorso a diventare SuperNovaElite sui tavoli di Stars in un challenge che sembrava impossibile ma che alla fine è diventato realtà grazie alle 1.900.000 mani al cash che non solo gli hanno conferito l’ambito “status” ma anche un notevole profit ai tavoli.

Avevamo seguito la sua nuova consapevolezza acquisita attraverso i mille stati della “varianza” vissuti in prima persona nel lungo scorrere delle mani, e lo ritroviamo ora dividersi tra il live (all’IPT di Sanremo), un gioco online più di qualità che di quantità ed i suoi tanti progetti extra poker che arrivano dalla sua passione per il cinema e l’arte che lo porteranno tra poco ad un nuovo “challenge” questa volta però di vita più che di poker.

Se vi dico Christian Favale, forse non tutti conosceranno questo giocatore e se provate a “googlelarlo” più facilmente finirete nel mondo del cinema e dell’arte piuttosto che in quello del poker. Ma quando vi dirò che il suo nickname è “KOKAINMUTU” ecco allora che la maggior parte di voi vedranno gli occhi illuminarsi, quanto meno per averlo seguito proprio sulle nostre pagine durante il suo “challenge” dello scorso anno, quando realizzò l’incredibile impresa di diventare SuperNovaElite nell’arco degli ultimi 5 mesi.

Vediamo di conoscerlo meglio, il nuovo Pro del Team Online di Pokerstars, in maniera poliedrica spaziando dalla sua passione per il poker a quelle del cinema e dell’arte. Partiamo ovviamente da dove eravamo rimasti, ovvero la riuscita della sfida SNE e vediamo come è cambiato dopo questo successo il mondo di “Kokainmutu”, o di “IwasKmutu” (il suo nuovo nickname) :

 

“Dopo la “Sfida” del 2011 per diventare SNE è cambiata la mia consapevolezza del poker, nel senso che quando ho iniziato il challenge ero sicuro di riuscirci però fa un effetto diverso quando sei arrivato alla fine, ma è stata comunque una bella conferma. Sapere di mettersi alla prova in qualcosa di complesso e poi portarlo a termine è comunque motivo di grande soddisfazione, anche se poi alla fine ogni volta che uno si da una sfida e riesce a raggiungere l’obiettivo resta sempre un po’ di amaro in bocca. Hai quasi la sensazione di esserti messo alla prova in un qualcosa che non era poi così grande, proprio perchè sei riuscito a dominarla. Sarebbe stato per certi versi una delusione, ma anche più intrigante magari non riuscirci. Quindi diciamo che il giorno che ho finito ero si contento, ma mi dicevo “Beh, se ce l’ho fatta non era poi sta gran cosa”, mi ha lasciato questo retrogusto dolce e amaro”.

 

E dopo la sfida, che cosa farai ora in questo 2012. Stanco dei tavoli da poker o hai già in mente altri challenge?

“No, non ho accusato tanto la “stanchezza” del poker, perchè anche già dal primo gennaio (ovvero chiusa la sfida) ho giocato tranquillamente. Ora magari ho deciso di concentrarmi più sulla qualità che sulla quantità, visto che al 31 dicembre avevo raggiunto (dal 1 agosto) 1.900.000 mani, e ora sono circa a 2Milioni. Ho abbassato i ritmi, ho ridotto il numero dei tavoli e ora gioco a un x12 o x13, un po’ meno ore (anche perchè ho moltissime altre cose da fare per altri interessi), molta più qualità insoma ed ho anche ripreso a studiare molto e comunque il poker resta anche dopo la sfida, magari in termini diversi ma resta”.

I live invece? Ti abbiamo visto all’IPT di Sanremo ma ce ne sono altri in programma?

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“Il live in realtà mi annoia parecchio, però visto che era all’interno del pacchetto SNE ho voluto utilizzarlo, poi qua a sanremo sono abbastanza vicino visto che sono di Genova. Però diciamo che a meno di sponsorizzazioni o altro non è proprio un mio obiettivo giocare tornei live”.

 

Abbiamo passioni che ci accomunano, il cinema e l’arte per esempio. E stai dedicando molto tempo ad entrambe come il portare a termine il “Damian Hirst Challenge” , ma come riesci a conciliari così tanti impegni con il poker?

“Eh, rubo ore al sonno. In realtà lo concilio proprio così, visto che ho tante cose da fare e l’unico spazio che ho è quando dovrei dormire, quindi dormo meno e prendo tempo da lì. Il 3 febbraio infatti, parto con i due miei soci per un nuovo “Challenge” ma questa volta più di vita e lavorativo diciamo,  appunto il “Damian Hirts Challenge” dove in 15 giorni toccheremo otto città in giro per il mondo come New York, Los Angeles, Hong Kong poi Londra, Parigi, Atene, Ginevra per cercare di visitare tutte le undici gallerie “Gagosian” (come da challenge i luoghi in cui  è esposta una collezione di Hirts)  e visto che è una specie di concorso a premi dovremmo praticamente vincere un’opera di Hirst e quindi teoricamente dovrebbe anche essere un viaggio a EV positivo perchè a conti fatti considerato che è uno dei Top Tre quotati al mondo come artista contemporaneo sicuramente dovrebbe avere più valore del viaggio. E in più ho colto la palla al balzo per cercare di avere spunti narrativi dal viaggio e quindi realizzeremo un documentario, diciamo un “road movie”, con il quale avremo occasione di raccontare un aspetto dell’arte contemporanea di Hirst, ma anche della scienza perchè poi lui è sempre al confine tra arte e scienza, e raccontare realtà metropolitane di un momento contemporaneo di profonda crisi, per cui anche andare ad Atene, New York ha parecchi spunti di interesse, e cercheremo di realizzare questo documentario un po’ atipico e molto variegato che tocca molti argomenti”.

 

Sempre in campo cinematografico tu e la tua società avete realizzato anche un altro ottimo prodotto, “Krocodyle” (lo pronuncio all’inglese crocodail ma subito mi ferma)

Krokodyle (lo pronuncia krocodile) perchè è polacco in realtà quindi la pronuncia è diversa, è un film indipendente che con la mia società ho realizzato in quanto appunto produzione, con la regia del mio ex-docente della scuola (di cinema) con il quale sono rimasto collegato. I miei soci della società erano miei compagni di classe e sempre suoi allievi e siamo rimasti molto in contatto con lui. Ci aveva proposto di fare questo piccolo progetto indipendente “close to zero” come budget, però unendo gli sforzi di tutta una serie di collaboratori e amici con i quali lavoriamo spesso, siamo riusciti a tirare su una co-produzione dove tutti mettevano la loro parte percentuale con il “lavoro d’opera” e siamo riusciti a realizzare questo film che ha vinto un sacco di premi soprattutto in america latina, in spagna, abbiamo partecipato al Premio “Sitges”, ha vinto un paio di premi di pubblico in brasile. Io di base sono un regista, ho studiato regia e quella è stata una sfida “produttiva” nata per acquisire ulteriore consapevolezza. I miei soci ed io abbiamo capito che anche con pochi mezzi ma con la voglia di fare e con il giusto “savoir faire” si riesce a tirare fuori qualità anche in ristrettezze economiche. E ora oltre al “Damien Hirst” siamo in fase di pre-produzione per un lungometraggio prodotto e diretto da noi tre. Un progetto altrettanto “atipico” nel panorama indipendente, che dovremmo riuscire a realizza entro fine 2012″.

 

Il mondo della cultura e quello del poker non spesso vanno d’accordo. E’ un valore aggiunto e c’è un connubio possibile tra questi due “mondi”?

“Io un paio di anni fa ho conosciuto un giocatore che per quel poco che ho visto è stato oltre che un esempio per il poker anche un esempio nella vita, è Robert Binelli. Gli feci una intervista perchè avevo anche alcuni progetti relativi al mondo del poker (che però hanno poi avuto poca fortuna dal punto di vista produttivo), e ai tempi mi disse che il poker è un modo per conoscere sè stessi essenzialmente. Può essere una ragione di vita nel senso che ha la profondità e ti da gli spunti necessari per riflettere anche su tutto quello che non è poker. Adentramdomi poi in questa disciplina mi sono reso conto che poker e vita in generale vanno a braccetto e chiaramente quindi tutto quello che riguarda la cultura che poi non è altro che guardare una qualsiasi attività ed avere lo spazio per formulare un pensiero proprio, avere lo spazio per indagare e fare correlazioni tra anche argomenti che sono potenzialmente diversissimi,  e mi sono reso conto che andando a fondo nel poker c’è sempre un modo per correlare il poker con tutto quello che non è poker, dalla letteratura, al cinema, alla filosofia, alla psicologia. Se il cinema è un’arte che riassume tutte le arti, il poker è una disciplina che racchiude gli stessi processi di pensiero che puoi avere in tante altre discipline culturali o artistiche, c’è veramente poca differenza”.

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