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Il ‘punto it’ compie dieci anni! Ecco i ricordi più belli di Astarita: “GD e il primo Sunday Million italiano”
L’atmosfera non è esattamente quella di una grande festa, ma in questi giorni il poker online italiano ha compiuto comunque dieci anni di vita.
Era infatti il 2 settembre 2018 quando venne giocata in Italia la prima partita di Texas Hold’em (in modalità torneo) su un sito internet attraverso il circuito AAMS.
I pokeristi italiani che bettano e rilanciano da almeno un decennio si ricordano sicuramente del merito di Gioco Digitale, prima poker room online italiana che ancora oggi intrattiene i suoi clienti.
Ecco perché è stato Giulio Astarita uno dei primi a segnalare l’importante anniversario del ‘punto it’ su Facebook, rivolgendosi direttamente al poker nostrano:
“Richiesto da tanti, visto come l’Eldorado da troppi, distrutto da manager improvvisati e politici ancora più scappati di casa, sei riuscito in qualche modo ad arrivare qui. Sei in pessimo stato di salute, siamo tornati ad un’epoca in cui parlare di te è qualcosa di brutto e cattivo e di cui vergognarsi. Però ci sei. E tra quei tanti, troppi che hanno mangiato sulle tue spalle, fatti dire che c’è chi ti ha amato e ti ama in maniera quasi irrazionale“.
Astarita usa parole pesanti ma lo fa con cognizione di causa. Del resto è uno di quelli che hanno contribuito direttamente alla crescita dell’online in Italia. Ce lo ha ricordato lui stesso: “Dieci anni fa io ero uno dei primi giocatori su GD. A ottobre poi iniziai a lavorare per la room. Era l’unica realtà esistente a quel tempo insieme a Microgame.
In seguito ho lavorato tre anni per PokerStars e due anni per Lottomatica. Dal 2015 non lavoro più nel poker ma lo continuo a seguire per affetto. Ho tanti amici nell’ambiente. Quando posso gioco anche qualche torneo live“.
Proprio l’esperienza in GD è uno dei ricordi pokeristici più belli di Astarita: “Non esisterà mai un’altra azienda come quella. Le condizioni all’epoca erano uniche. Parliamo di una room che aveva un’offerta di qualità e ha resistito contro il colosso PokerStars. Poi GD ha praticamente smesso di esistere attorno al 2012, quando si è deciso di cancellare il PGP e altre cose buone fatte in precedenza“.
L’altro ricordo più bello di Astarita è legato al primo Sunday Million italiano: “Si è giocato il 1° aprile del 2012. Qualcuno ci aveva preso per pazzi. Un milione garantito in Italia sembrava una follia e invece abbiamo sfiorato i due milioni grazie a migliaia di giocatori partecipanti“.
Ora però la situazione del poker italiano è molto diversa: “Abbiamo fatto dei passi indietro clamorosi e non solo nel gioco. Praticamente ora bisogna di nuovo vergognarsi di essere giocatori di poker, visto come la fonte di tutti i mali. Anni fa era perfino motivo di orgoglio, adesso siamo giunti al punto più basso di sempre per il poker italiano. Non vorrei fare discorsi etici, ma tanti ragazzi intelligenti hanno avuto un’occasione di riscatto sociale grazie al poker. Si sono fatti una vita investendo magari in altri settori.
Il Decreto Dignità è un errore madornale. Si rischia addirittura di favorire il gioco illegale, nonostante ciò che sostiene Di Maio. Praticamente stiamo tornando ai tempi del ‘punto com’ e delle room illegali.
Del resto succede questo quando persone incompetenti vengono chiamate a prendere decisioni importanti. Un paio di esempi. A poker si perde certamente, ma almeno quando perdi la stragrande maggioranza dei soldi va ad altri giocatori; nel casinò o nelle scommesse questi soldi vanno alla ‘casa’. Non c’è gioco più democratico ed è per questo che lo preferirò sempre agli altri. Ma capisco le logiche aziendali più volte al profitto che al lunghissimo termine. L’altro punto è che sia un gioco basato sulla liquidità e l’effetto valanga. Ogni singolo giocatore in più fa valere di più gli altri. È banalissimo da spiegare, eppure ho sentito operatori contrari alla liquidità condivisa. Assurdo. Se riduci il numero dei giocatori riduci l’interesse per il settore. C’è un motivo se PokerStars è ancora PokerStars dopo tanti anni, nonostante tutto“.
Giulio ci ha parlato anche del live e del suo amore per il poker che dura tuttora: “A me continua a piacere giocare a poker. Se avessi la salute giocherei continuamente. Online devi avere una velocità di pensiero che non mi appartiene più, ma nel live me la cavo ancora. Purtroppo sono riuscito a giocare solo un paio di live negli ultimi due anni. A 40 anni però hai famiglia e figlia. Cambiano le necessità. In una dimensione parallela farei carte false per fare tre settimane a Las Vegas. Sarei andato questo weekend a Saint-Vincent per il Poker Concept ma ho il matrimonio di mio fratello. Peccato perché l’evento valdostano mi piaceva tantissimo. Faccio il miglior ‘in bocca al lupo’ agli organizzatori.
La situazione nel poker live in Italia è più grave di quella dell’online, se vogliamo. Del resto in giro per l’Europa c’è una concorrenza fortissima. Un italiano del Sud deve prendere l’aereo per andare a giocare e sicuramente sceglierà una meta estera che offre molto di più.
A tal proposito, mi ricorderò sempre di una partita cash che giocai al primo PGP di Saint-Vincent. Era maggio 2009 se non erro e c’erano due tavoli aperti. Una dealer distribuiva le carte a una velocità ridicola. Si giocava 10 mani all’ora e in ogni mano pretendeva di avere una mancia. Ovviamente le cose in seguito sono migliorate, ma si capisce perché i casinò in Italia non sono stati in grado di offrire con continuità il poker“.
Chiudiamo con l’unico rimpianto di Giulio: “Mi dispiace per come sono andate le cose in Lottomatica. Avevo mille idee ma ne abbiamo realizzate 1 su 10. Ed è il motivo per cui alla fine ho preferito lasciare quell’azienda. Mi dispiace più di tutto per i giocatori, perché sono sempre stati gli unici che ho avuto in mente nei tanti anni in cui ho avuto l’onore di guidare tante prestigiose poker room“.