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Phil Hellmuth: vi spiego come si raggiungono i record alle WSOP
Phil Hellmuth sempre più carico che mai. Il 15 volte campione alle WSOP, con l’avvicinarsi della kermesse di Las Vegas dimostra di essere in forma e allora in un video su Instagram spiega come si raggiungono primati alle World Series e anche al di fuori di esse. Lo sappiamo l’ego e il sentirsi sempre come il primo della casse, sono aspetti ormai costanti nella personalità di “The Poker Brat“.
Aspetti che certe volte sono delizia e altre volte sono una vera croce per il player di Palo Alto. Insomma l’umiltà non sempre è presente nei discorsi e nei comportamenti del californiano, creando in certe occasioni reazioni spropositate. Quante volte lo abbiamo visto “esplodere” al tavolo, dopo qualche mano con degli avversari. Oppure tiltare dopo essere stato punzecchiato a lungo dai colleghi. Situazioni infinite. Però, nonostante un carattere fumantino, Phil Hellmuth ha saputo dimostrare tutto il suo valore nel mondo del poker, conquistando una marea di trofei e soprattutto di soldi.
Nel video, Phil spiega come costruire una carriera vincente e come mietere record nella sua arena preferita, vale a dire le WSOP. “Io sono un ribelle nel gioco e certe volte anche nella vita. Se tutti vanno a sinistra, io vado a destra e viceversa. Cerco di crearmi una nuova strada, di focalizzare nuovi obiettivi e soprattutto di non seguire la massa. Non sempre funziona. Ma nella maggior parte dei casi ho avuto ragione“.
Come si evince la personalità non manca certo ad Hellmuth. “Un esempio su tutti è la nuova moda lanciata dai giovani players nei tornei high roller: quella di adottare la GTO (Game Theory Optimal). Come più volte ho ribadito non solo è inapplicabile nel poker dal vivo, ma non porta ad alcun risultato di spessore. Mi dicono che ho un gioco vecchio ed obsoleto, però poi guardi le classifiche e trovi sempre il mio nome in alto”.
La modestia non è un altro aspetto che fa parte della personalità di “The Poker Brat“, ma su certi passaggi i numeri danno ragione a lui. Phil Hellmuth da oltre 30 anni vive sotto le luci dei riflettori. Vinceva quando il poker era una cosa per pochi e continua a vincere anche in epoca moderna, dove i field sono nettamente più grandi e difficili. Soprattutto alle WSOP ha lasciato il segno. Un segno che ha il sapore di pagine ricche di storie, che si mescolano quasi alla leggenda.
E’ il leader assoluto nella classifica dei bracciali vinti nella kermesse più importante al mondo. Ne ha 15: il primo nel 1989, quando a soli 24 anni divenne il più giovane campione del main event. Da quel momento in poi una striscia impressionante di successi e di piazzamenti. Phil Hellmuth lo troviamo al primo posto anche nella classifica degli “In the Money” alle WSOP, con 137 bandierine. Se nella graduatoria dei bracciali ha un vantaggio di 5 successi su Doyle Brunson, Phil Ivey e Johnny Chan fermi a quota 10, in quella degli “ITM” il primo degli inseguitori è Chris Ferguson con 120.
Scorrendo le varie statistiche, balza agli occhi anche il numero di secondi posti ottenuti dal californiano. Hellmuth ha si vinto 15 bracciali, ma ne ha lasciati per strada altri dieci a causa di altrettanti runner up. Primato per i tavoli finali giocati da “The Poker Brat” con 50 presenze. Come abbiamo visto in 25 occasioni è arrivato sul podio, ma per altre 35 volte ha chiuso la propria corsa fra il 4° e il 9° posto. Infine è quinto nella leaderboard dei soldi incassati alle WSOP con 14.542.090 dollari.
Insomma Hellmuth sarà anche guascone e certe volte irriverente, ma poi al tavolo i numeri danno ragione a lui. 15 bracciali e una sfilza di primati del genere, non si raggiungono per caso nel poker. Soprattutto in epoca moderna.