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Poker al sud: tra sogno e realtà – Puglia
La nostra cara Italia non è certamente nel periodo di massima fioritura.
Non possiamo assolutamente affermare di vivere una situazione grave come quella del dopoguerra, ma non è neppure accettabile chiudere gli occhi e dire che non è presente una crisi economica. Come spesso accade, le regioni che più accusano questa situazione sono quelle del Sud Italia (o delle zone meno industrializzate).
In uno scenario dove regna la disoccupazione, dove si fatica ad arrivare a fine mese (“tirando la cinghia”) e dove anche una laurea spesso non ti regala la certezza di un buon posto di lavoro, molti giovani cercano di fare il “grande salto” cercando di vincere una grossa cifra monetaria alle schedine o approcciandosi in modo totalmente sbagliato al poker, come se fosse un gioco d’azzardo.
E’ molto ricorrente che, queste stesse persone, si illudano di “fanta-guadagni” in modo rapido e senza sforzi. Tutto questo è, ovviamente, il male assoluto.
Abbiamo fatto qualche domanda ad alcuni professionisti (o semi-pro), per sapere il loro parere. Faremo un viaggio all’interno del sud Italia per sentire i vari pensieri. Quest’oggi siamo pronti ad ascoltare ciò che ci hanno raccontato in Puglia Akon Shinnik e Baba.
(D): Da dove vieni e da quanto tempo giochi a poker con impegno e costanza?
(B): Vengo da Bari, sono 3 anni ad ora che lo faccio per professione.
(A): Vengo da Bari e gioco a poker dal 2009. Con un approccio semiprofessionistico dalla fine del 2010.
(D): Pensi che ci siano molte persone che cercano di guadagnare molti soldi col poker per uscire da questo periodo di crisi (più intenso nelle province povere)?
(B): In Puglia il fenomeno è molto esteso, sono in molti a provare questa “carriera“. Negli ultimi tempi, tornando dalle mie parti, ho visto qualche ragazzino anche interessato a sapere come si diventa un Pro.
(A): Credo che per molta gente il poker rappresenti la possibilità tangibile di trasformare una passione in profittevole attività.
Ovviamente in questo periodo di crisi globale è naturale che chiunque abbia dimestichezza col giochino tenda a dedicarvici maggior tempo ed energie per trarne maggior profitto e cercare di “arrotondare“.
(D): Quanti di essi, in percentuale, pensi che lo facciano seriamente e quanti, invece, vivono aggrappati a delle speranze?
(B): 60% seriamente, 40% (includendo anche i regulars che magari shottano l’MTT high stakes, o leveluppano fuori roll nel cash games, cosa che sconsiglio vivamente) sognatori.
(A): Sinceramente non saprei darti percentuali, però credo che buona parte dei grinders riesca comunque a ricavarne un fisso mensile che seppur variabile, consenta di “campare” dignitosamente.
(D): Pensi che il poker possa essere una soluzione valida per alcune persone che hanno perso il lavoro o che sono in situazioni precarie?
(B): Si, ad esempio: giocando NL50/NL25, dove il roll non è impegnativo, riesci ad avere un profitto orario paragonabile allo stipendio di un impiegato statale o, se si diventa bravi, perché no, anche di un medico rispettabile.
(A): Certamente si, purchè ci siano basi solide ed una discreta storia pokeristica alle spalle. Cioè…non ci si improvvisa grinder professionisti da un giorno all’altro.
(D):Se dovesse venir da te una persona senza lavoro, per un consiglio sull’iniziare o meno a grindare, cosa le diresti?
-caso 1: Ipotizza che sia un giovane appena diplomato;
-caso 2: Ipotizza che sia un uomo con famiglia che ha appena perso il lavoro.
(B): Caso 1: Io ho iniziato nel primo anno di università a masticare questo gioco, ho passato due anni a guardarlo e giocavo ogni tanto. Quando ho deciso di farlo per lavoro ho preso comunque una laurea, sia per soddisfazione personale sia per avere una via d’uscita nel caso andasse male.
Per il problema genitori, che penso sia un problema comune per ogni ragazzo che decida di fare il PPP, non dedicate troppo tempo notturno, cercate di fare orari sani e di continuare a studiare. Purtroppo non è un lavoro per tutti, è molto stressante, e prendere una laurea sottoponendosi allo stress non è il massimo.
Vi ho dato la mia esperienza per cercare di non commettere gli stessi errori che ho fatto io, ad esempio, ho scritto la tesi di laurea mentre leveluppavo dal nl50 al nl100 ed è stato un massacro; sono entrato sotto stress ed ho fatto entrambe le cose male.
Caso2: Dipende molto dall’età e dalla capacità di rimanere al computer e di apprendimento.
Giocare online comporta velocità di pensiero, di riflessi e, infine, la capacità di resistere a periodi di downswing. Secondo me è molto difficile che un uomo che ha appena perso il lavoro sia in grado di intraprendere questo lavoro.
(A): Nel caso 1 credo che consiglieri di provarci, magari dandosi un tempo limite di prova e di valutazione dei risultati raggiunti.
Nel caso 2, invece, credo che minor freschezza mentale (oltre che fisica) e necessità di campare una famiglia mese dopo mese, rendano sconsigliabile il tentativo di iniziare un’attività lavorativa complessa come quella del poker pro.