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il 19 Ago 2013

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Giulio Astarita: “La mia opinione sul multiaccounting”

Giulio Astarita: “La mia opinione sul multiaccounting”

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Giulio Astarita prende nuovamente la parola.

Nel ciclone multiaccounting, con le polemiche istantaneamente riaccese dopo la sospensione di un account arrivato al tavolo finale del Sunday Million su PokerStars, in molti avevano auspicato un intervento, un parere dell’ex poker room manager della Picca.

Questo parere è arrivato, nella forma di una lunga e approfondita analisi del fenomeno multiaccounting in Italia e all’estero. Lasciamo quindi la parola a Giulio, riportando le parti a nostro avviso più rilevanti del suo lungo intervento, che potete trovare nella sua interezza sulla sua pagina Facebook.

In coda all’analisi di Giulio, due domande che gli abbiamo rivolto per approfondire alcuni temi già espressi nell’intervento, e le sue risposte a ItaliaPokerClub.

Disclaimer: qualsiasi riferimento a precedenti datori di lavoro è puramente fatto ai fini della dissertazione. In nessun modo si intende esprimere giudizio sull’operato di ex colleghi, per i quali peraltro nutro una notevole stima.

In molti mi hanno chiesto cosa penso del cosiddetto scandalo multiaccounting, che recentemente sembra avere raggiunto nuove vette di attenzione nel “nostro” mondo. Per diversi motivi, non mi è mai stato facile parlare di queste tematiche, e anche adesso, nonostante non abbia un contratto in essere con alcuna azienda, l’inevitabile attenzione che si deve porre nei riguardi delle policy aziendali mi rende la discussione non facilissima. Quindi quanto scrivo è alle volte un po’ meno chiaro di quanto si vorrebbe. Mi scuso in anticipo.
Cercherò di parlare in maniera chiara e non utopica, evidenziando anche il punto di vista ipotetico delle room. Perché in un mondo perfetto non ci sono infrazioni, nel mondo reale ci si deve convivere e cercare di concentrare gli sforzi per fermare i veri problemi.

[…]

E’ necessario un distinguo enorme tra i vari multiaccounter. Troppo semplice buttare tutti nello stesso calderone, ma non per fare del buonismo, tutt’altro; perché una conto è passare col rosso, altra fare una rapina in banca, altra fare un genocidio. Sono tutti e tre crimini ma consentitemi di sostenere che tra il primo ed il terzo c’è una certa differenza.

Quello che sono riuscito a distinguere, in anni di esperienza, ha portato a creare nella mia mente una serie di categorie:

1) MA casuali. Alle volte aprono un secondo account dimentichi del primo, oppure sono genuinamente convinti che si possa fare. Il 99% delle volte si parla di giocatori casuali. Insomma, qui c’è poco da attaccare e semplicemente basterebbe spiegar loro le regole sottoscritte per far rientrare il problema
2) MA semicasuali. Questi giocatori il conto lo aprono scientemente, ma con motivazioni che nulla hanno a che vedere con la truffa. Tipo, ho l’account sfigato (alzi la mano chi non ha mai sentito questa storiella), volevo un altro bonus di primo deposito o che. Quasi sempre gli account “originari” restano inattivi ma, anche in questo caso, parliamo spesso di peccati veniali che più che altro comportano lavoro per le room e danni quasi nulli per il giocatore. Avete presente i topic tipo “Mio fratello può depositare con la mia carta?”?. Ecco, è un buon indicatore
3) MA generati da lock/ban/sospensione/autosospensione. Per Lock/ban mi riferisco a casi in cui il giocatore, a torto o ragione, reputi di essere stato vittima di un sopruso o di un errore della room, quindi “sana” la posizione aprendo un altro account. Qui andiamo nella zona grigia. E’ chiaro, come nei casi precedenti, che a norma di regolamento l’infrazione c’è. Solo che a stretto giro di logica il giocatore non sta facendo MA, soprattutto non nella sua mente, perché non pensa e talora NON HA fatto davvero nulla. I casi sono molto peculiari, e il più delle volte andrebbero valutati uno per volta. C’è un giusto mezzo tra il venirsi incontro e l’infrangere il regolamento, quindi in questi casi “sospendo il giudizio”.
4) MA generati dall’impossibilità di usare il conto principale perché il giocatore in essere ha un contratto con una room o altro impedimento di sorta. In questo caso parliamo, sostanzialmente, di prestanome. E’ un distinguo molto importante, questa categoria è sicuramente complessa come la terza ma è anche molto più pulita delle successive. Il più delle volte, non potendo sapere il giocatore l’intestazione del nickname che ha di fronte (ancora più sui Network), o potendo il giocatore semplicemente cambiare nick dopo tot giorni di chiusura, non ha reali conseguenze dannose per il gioco, le ha semmai per la room. Attenzione: non sto giustificando al 100% questi giocatori. Sto dicendo che se domani tu che mi leggi chiudi il conto e lo riapri tra 20 giorni prendendo come ID “Paperino1999” o se apri un account a tuo fratello col nick “Paperino1999” in entrambi i casi gli avversari ai tavoli si vedranno un nick nuovo, quindi nulla di diverso. Nel secondo caso si commette un’infrazione, di quelle tra l’altro non facilissime da individuare, ma il danno REALE è molto, molto basso (NB, non so se esista Paperino1999)
5) Degenerazioni dei casi 3 e 4. Qui la zona grigia finisce: mi riferisco a giocatori che sono bannati per un ottimo motivo, o hanno l’account chiuso a ragion veduta, e iniziano a giocare sotto altro nome coscienti di quanto fanno. Similmente, chi apre un secondo nick non perché non può usare il primo, ma perché non vuole e non è un “casual” della categoria 2; vedi appunto deal ad hoc nel cash game. In questo caso, la discussione non c’è, si è colpevoli – tuttavia non siamo ancora nel peggio dal mio punto di vista per un semplice motivo: fino ad ora si è parlato di monoaccounter, per quanto utilizzatori di altra intestazione. Da capire la punizione, se il giocatore è recuperabile (ho esempi di giocatori che reputo molto corretti che in passato, però, si macchiarono di scorrettezze varie, ma fortunatamente la gente cresce). In questo caso, la chiusura poi diventa un falso modo di risolvere il problema. Di fatto il giocatore si aprirà un altro conto, con un nick “pulito” e magari non tracciato, danneggiando tanto la room quanto i giocatori (che magari sul nick alternativo avevano pure delle note). Si noti che non sto dicendo di non chiuderlo, ma è chiaro che la soluzione passa per altro.
6) Iniziamo coi MA seri, con quelli che definirei “casual effective MA”. Sono giocatori sostanzialmente corretti, ma che alle volte usano un secondo nickname, tipo per tornei importanti o se “bustano” in early stage. Alle volte (si, ne ho incontrati) sono talmente ingenui da farlo come nulla fosse. Alle volte non sono per nulla ingenui, ma magari l’account del fratello o della fidanzata per un torneo unico lo utilizzano sull’ipad o su altro computer. Qui non c’è molto da discutere, si parla di colpevolezza abbastanza palese, perché di account ne stanno usando 2. Quello da capire in questi casi è la punizione: è stata una caxxata una tantum, o la cosa è abituale? Vanno chiusi a vita entrambi gli account o è stato semplicemente un momento? Inutile fare del qualunquismo e dire “a morte tutti”. Alle volte si sbaglia e si impara, a volte no. Chiaramente, secondo me, SE anche la situazione fosse recuperabile la squalifica dovrebbe essere abbastanza lunga e il comportamento della persona in essere, nel mentre, irreprensibile.
7) MA abituali. Sono quelli che il secondo account lo hanno eccome e lo utilizzano praticamente sempre, escludendo tornei ove “non ne vale la pena”. Non si parla di una tantum, il comportamento è seriale. Qui i danni ai giocatori sono enormi, alla room pure (NB: le room non amano i giocatori troppo vincenti soprattutto se raddoppiano le vincite in maniera oscura). L’assurdo è che tante volte le cose si sanno ma sono poi indimostrabili. Fino alla categoria 6, sono dell’idea che esista la recuperabilità (non sempre) o che l’infrazione sia veniale. Da qui in poi si parla di figli di buona donna doc. E non ci dovrebbe essere alcuna pietà verso loro, anche a costo di prendere qualche “falso positivo” sarebbe il caso di intervenire
8) MA seriali. Evoluzione della categoria 7, qui gli account magari diventano 10. La differenza, oltre al danno per giocatori e room, è che qui imho la portata del reato è ben maggiore e probabilmente si potrebbe riuscire anche a fare qualcosa di sensato di fronte ad un giudice.
9) Multibuyer: i peggiori di tutti, l’associazione a delinquere del poker. Fenomeno che, ammetto, io per primo ho sottovalutato nelle dimensioni. Giocatori che in gruppo acquistano gli account in fase avanzata ai tornei, o ai day2-3. Poi giocano assieme. So della loro esistenza, alcuni di loro (si, anche alcuni di voi che mi state leggendo e sono curioso di vedere se mi “cancelleranno”) li ho anche su facebook. Solo che non ho prove e la speranza è che prima o poi li si riesca ad incastrare. Questi sono i peggiori di tutti perché sono quasi del tutto invisibili, almeno il MA lascia la traccia dell’account aperto, questi fanno tutto via skype o telefono od altro mezzo di comunicazione. Servirebbe un “pentito”, termine poi non tanto improprio, che vuoti il sacco. Magari anche a fronte di un ritorno, chissà.

[…]

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Voglio dire che il problema è minore di quanto alcuni pensino. Ho letto affermazioni assurde tipo che ad alcuni tornei c’erano il 25% dei giocatori reali, tutti avevano 4 account. I MA professionali sono relativamente pochi e difficilmente arrivano ad essere una cifra così ragguardevole, ma proprio TANTO di meno.

[…]

Da parte mia, quando un giorno (chissà tra quanto…) ricomincerò a lavorare nel settore, metterò sul tema un’attenzione molto più profonda. I giocatori che davvero fanno del male al poker e, per assurdo, anche a loro stessi diminuendo l’attrattività del gioco e finendo vittime della loro stessa ingordigia, quelli delle categorie 7-8-9 e per altri versi anche 5-6 (ma partirei dai primi), vanno sicuramente perseguitati in tutti i modi e le forme possibili. Sin da ora vi dico che accetterò consigli ed idee sul da farsi, nel mentre spero di aver dato qualche spunto di riflessione.

G.

ItaliaPokerClub: Quali sono le opzioni praticabili per introdurre un codice etico, ed un sistema per farlo rispettare, nel mondo del poker italiano?

Giulio: La praticabilità è bassa, a meno che non si leghi in qualche modo a figure relative al professionismo, ma questo comporta pesanti conseguenze ed è molto difficile da mettere in pratica. Rimango però dell’idea che un minimo potrebbe impattare. Il concetto è fare in modo che stimati professionisti dichiarino che non attueranno determinati comportamenti.

ItaliaPokerClub: Alcuni sono arrivati a suggerire mezzi per assicurare la provenienza dell’account, misure precauzionali molto severe, spesso legate all’associazione di un numero di cellulare al conto gioco, fino ad arrivare alla lettura delle impronte digitali. Cosa ne pensi?

Giulio: Penso che ci sia una giusta via di mezzo tra la security e la godibilità del prodotto. Non sono quindi sfavorevole, ma le cose vanno pensate bene, testate e poi messe in pratica. Non mi dispiace il concetto che vengano introdotte misure di sorveglianza ad hoc per determinati account sospetti: la cosa porterebbe anche gli scorretti ad essere più accorti, ma darebbe magari qualche risultato; sicuramente è da pensare e calibrare.

Ad esempio la lettura delle impronte sarebbe veramente un delirio da mettere in pratica, ma sicuramente produrrebbe risultati. Ma il gioco vale la candela?

Un’altra idea potrebbe essere una sorta di box per le segnalazioni anonime. Il contraltare sarebbero le segnalazioni fatte a caso, o peggio per invidia: diciamo che di falsi positivi ne ho visti, come pure invenzioni di diversi personaggi.

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