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WSOP 2012 – Fabrizio Baldassari: “Non capisco perché gli italiani giocano le WSOP”
Lui il braccialetto non l’ha vinto davvero per un soffio: Fabrizio Baldassari due anni fa si è classificato secondo al Main Event delle WSOPE, sfiorando quel braccialetto che in Italia significa entrare nell’Olimpo del poker.
Quest’anno ci riprova, a Las Vegas, e oggi si qualifica al Day2 dell’evento #6, il Mixed-Max NLHE da 5.000$ chiudendo la giornata sopra average. Sebbene i presupposti per una buona prestazione ci siano tutti, Fabrizio afferma: “Non sapevo di dover pagare le tasse, altrimenti non sarei venuto”. Il solito problema degli italiani che giocano all’estero? Non proprio: il giocatore di BetPro risiede a Montecarlo, e non c’è un accordo per la tassazione sulle vincite in USA, quindi, in caso di vincita, ne dovrà devolvere il 30% in tasse.
Una questione economica abbastanza rilevante da cambiare lo schedule personale: “Avevo intenzione di partecipare a un buon numero di tornei, poi ci ho ripensato: penso che ne giocherò pochissimi”. E poi aggiunge: “Non capisco gli italiani perché vengono a giocare le WSOP con quello che dovranno pagare di tasse; lo faranno sicuramente per prestigio.”
Il prestigio di vincere un braccialetto è enorme in Italia, visto che solo tre giocatori attivi al momento possono vantare questo titolo, ma a “superbaldas” non interessa: “Io gioco per guadagnare, per me il poker è un lavoro, ho sempre giocato per soldi e la gloria non mi interessa”, però fa presente anche che “Oggi come oggi, avendo guadagnato abbastanza con il poker, un braccialetto non mi dispiacerebbe; ma fra 500.000€ e un braccialetto, preferirei la prima: preferisco vivere di concretezza e non di gloria”.
D’altronde, si sa, il poker è strettamente correlato al discorso soldi, e sebbene in palio ci sia un titolo a cui ambiscono molti, sostenere una carriera da giocatore professionista non è facile, soprattutto se si tratta di tornei live e di eventi molto grandi: “Lo sponsor mi supporta e mi permette di giocare questi eventi, ma senza sponsor sarebbe impossibile: per avere la matematica dalla propria parte è necessario giocare tanti tornei, sono in pochi a farlo seriamente, in Italia quasi nessuno”.
Quest’anno però l’azzurro ci spera: “Sono in badrun da più di 10 tornei: la fortuna dovrà girare prima o poi”. Già, la fortuna: arrivare ad un passo dal titolo mondiale e doversi fermare in heads up è fortuna o sfortuna? “Potessi scegliere, vorrei arrivare sempre secondo”, perché in fondo quel premio non dispiace. “Nei tornei ci vuole tanta fortuna, soprattutto se non se ne giocano un gran numero”. E chissà che quel colpo fortunato non arrivi quest’anno.