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Da “Amatore” a “Pro”: il delicato passaggio dal 50NL al 100NL (Parte 1)
Il primo vero salto di qualità, nella carriera di un buon grinder, si avverte nel passaggio dal 50NL al 100NL. I guadagni che si possono tenere, già dal 50NL, sono pari o maggiori (in media) a quelli di un qualsiasi altro lavoro, anche grazie al fatto che la rakeback inizia ad avere un buon ruolo sull’effettivo winrate.
Abbiamo intervistato alcuni grinder che hanno affrontato questo passaggio, conosciuti nel circuito online italiano per sapere cosa ne pensano di questo argomento ed alcuni consigli su come affrontarlo al meglio.
Paolo “Che$$44” Caverzaghi
Gioco a poker dal 2009 e cashgame dal 2010. Da inizio anno grindo stabilmente il NL100 (ma ci giocai anche sul .com, per l’esattezza su Full Tilt). Per quanto riguarda la transazione verso il professionismo, credo si possa essere ppp (professional poker player) anche dal NL50. Il gioco, sicuramente, diventa molto più aggressivo al 100NL in quanto gli avversari sono più bravi ed avranno meno leaks.
Per fare questo passaggio consiglio di provare con degli shot mirati (con 5/10 buy-in) in modo da fare liv up/down relativamente frequenti finché non riesca a padroneggiare bene il livello.
Io, il primo passaggio sul .com, lo feci rollato 40x (con uno stop loss da 10 buy-in) e, per fortuna, mi andò bene e ci restai.
All’epoca, feci questo salto dopo 100/150K hands (ovvero 2 mesi abbondanti di gioco) ed un winrate di 5bb/100. Penso che, tornando indietro nel tempo, farei più o meno le stesse cose; eviterei solo di fare troppi cashout, in modo da avere più roll in quanto il livello è colmo di regulars (almeno su ongame, dove gioco attualmente).
Riccardo “Ciddafazzu”
Ho iniziato a giocare a poker 2anni fa e cashgame da Luglio 2011, quando è arrivato in Italia. Iniziai da subito a grindare il 100NL ma, per tre mesi circa, affrontai anche il NL50 che, ultimamente, sta diventando un livello abbastanza impegnativo (anche se il passaggio al livello superiore è ancora molto drastico). La più grossa differenza che marca il distacco tra questi stake è l’aumento dell’aggressività (sia pre che post flop); si è costretti ad un gioco meno “ABC”.
Questo ovviamente, nonostante ci si adatti abbastanza in fretta ad un nuovo modo di giocare, porta con sé degli swing decisamente più ampi rispetto al nl50, ed è proprio questo a fermare buon parte dei giocatori. Finire una sessione, magari anche ben giocata, con 1.000€ in meno sul conto e poi andare avanti a giocare dopo qualche ora richiede una buona autostima e fiducia nelle proprie possibilità.
Nel mio caso il level up è stato accompagnato da una riduzione del numero di tavoli giocati, strategia che consiglio, sia per limitare gli swing che per prendere confidenza con avversari e stili di gioco diversi rispetto a quelli del NL50.
Non trovo molto utile porsi obbiettivi di winrate e mani giocate per il passaggio di livello. La consapevolezza di battere il livello viene giocando e non ha bisogno di alcun grafico, la tranquillità di avere un bankroll che ci faccia sentire “coperti” farà il resto, ed entrambe le cose sono estremamente soggettive.
Alessio “Malloreddu” Careddu
Gioco a poker da 2 annetti scarsi e cash game nl holdem da dicembre del 2011. Sono 5 mesi che gioco il NL200 e sto per affacciarmi al NL400.
Penso che la “transazione” verso il professionismo non dipenda dallo stake a cui si gioca, ma dal modo di affrontare il grinding e tutto ciò che gli sta attorno. Quello che cambia al salire di stake è il field, di conseguenza se vogliamo battere il livello successivo il nostro gioco si dovrà semplicemente adattare ai nuovi player che troveremo ai tavoli, i quali saranno (in linea di massima) più skillati, quindi sarà più difficile trovare un modo per exploitarli perchè faranno meno errori e saranno più svelti ad “aggiustare” il loro gioco nei nostri confronti.
Personalmente, ritengo che il passaggio più duro è stato quello tra NL100 e NL200, piuttosto che quello dal NL50 al NL100, perchè il numero dei reg per tavolo è all’incirca lo stesso, ma la loro qualità è notevolmente superiore e la rakeback incide di meno.
Il mio consiglio è quello di farsi seguire da un coach preparato e che possibilmente conosca già il field che si andrà ad affrontare; di iniziare a fare table selection e diminuire il multitabling nei primi periodi, per seguire meglio il gioco sia di noi stessi che dei nostri avversari.
Un’altra cosa fondamentale è quella di non abbattersi subito procedendo a leveldown repentini, infatti consiglio di essere ESTREMAMENTE rollati, in modo da poterci permettere di “provare” il levelup su campioni di mani molto grandi, altrimenti una badrun iniziale potrebbe farci perdere confidence e rovinare mesi di lavoro.
Io gioco stakato e quindi non ho fatto i levelup in base al roll ma solo alle mie skills; consiglio comunque di essere rollati almeno 200x il livello che si vuole grindare se vogliamo provare la strada verso il professionismo.
Come detto in precedenza non credo che il levelup debba essere basato su un winrate ma, un minimo di 300k hands con un expected superiore ai 2bb/100, ci potrà aiutare ad affrontare il levelup con molta più confidence nel nostro game.