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Cash Game: Stack to pot ratio – Parte 1
L’articolo di quest’oggi tratterà un argomento di cui abbiamo già affrontato qualche considerazione in un precedente articolo.
Questo discorso è spesso messo in secondo piano dai giocatori/grinder novizi, nonostante sia veramente molto importante per il gioco.
Il valore, di un determinato punto, potrebbe cambiare radicalmente anche per via dello stack più piccolo coinvolto nella mano. Analizziamo bene nel dettaglio il concetto dell’ SPR – Stack to pot ratio.
Parte tutto da quella che è nota come “Equazione di Miller“, scritta in un libro pubblicato nel 2007 da Flynn, Mehta e Miller dal titolo “Professional No-Limit Hold’em: volume 1”, sotto questa forma:
Come possiamo facilmente intuire, questa formula aiuta i giocatori a capire meglio il valore della propria mano (correlandolo ai soldi da investire dopo il flop).
Si parla, dunque, di Effective Stack Sizes (misura dello stack effettivo) e si intende quello più piccolo posseduto da qualsiasi player coinvolto nel colpo. Come abbiamo già discusso precedentemente nell’articolo dedicato al gioco contro gli short-stack, bisogna considerare sempre lo stack più piccolo.
Se giochiamo contro un avversario che possiede 20bb, staremo anche noi giocando una SSS (Short Stack Strategy), ed il valore reale della nostra mano cambierà radicalmente sia preflop che postflop (in quanto saremo commited molto velocemente).
Miller classifica tutti i punti, che puoi legare postflop, in 3 grandi macrocategorie: SPR BASSO ( 0 – 6 ), SPR MEDIO ( 7 – 16 ), SPR ALTO ( 17+). Analizziamo nel dettaglio cosa troviamo all’interno di ciascuna categoria.
SPR BASSO ( 0 – 6 )
Avendo un rapporto stack/pot basso, lo spazio di manovra nel postflop sarà molto basso. Giocheremo più che altro delle “mani obbligate” come overpair, top pair e bottom two pair.
Ipotizziamo di avere T T in mano e sul flop sono scese 2 6 8, è evidente che con un SPR basso (compreso appunto tra 0 e 6) avremo tutto l’interesse a giocarci i nostri resti.
SPR MEDIO ( 7 – 16 )
In questo caso correremo dei rischi moderati. Bisognerà calibrare bene il valore delle proprie mani per non rischiare di investire troppi soldi con la “parte alta” dell’SPR e, in modo analogo, non pot controllare molto quando siamo sul “bottom SPR“.
I punti migliori da giocare, potranno essere le top two pair, i set, i flush, e le straight. Potremo iniziare ad inserire in queste situazioni anche le discrete drawing hands, ossia quelle mani a progetto che godono di una buona equity (in quanto hanno molte outs per hittare il punto) e possono esser giocate aggressivamente per sfruttare anche la fold equity.
Alcuni esempi potrebbero essere le mani come OESD (Scala Bilaterale – 8 outs) e i Flush Draw (progetti di colore – 9 outs).
SPR ALTO ( 17+ )
“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare” Cit.
Arriva in questo momento la parte più complessa del poker cash game. Maggiore sarà lo spazio di manovra a disposizione, e maggiore sarà l’evidenza dell’edge (vantaggio) di un determinato player. E’ dunque evidente che questi saranno i casi più difficili da gestire.
I punti “più sicuri” da giocare con degli SPR così alti saranno sicuramente i set, flush alti e straights alte.
Man mano che il gioco continua ad evolversi, troviamo sempre più sottili questo genere di considerazioni. Troveremo dei player che fanno sempre più Merging e che sono in grado di Check/Raisare il river con valore medio, ma questo è un altro discorso più avanzato/tricky.
Ci basterà capire il senso generale di questo concetto per poi riuscire a riadattarlo al giorno d’oggi e al field dove ci scontriamo tutti i giorni.