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Cash Game Online: una situazione di gioco complessa
Con l’arrivo del cash sulle rooms.it, migliaia di giocatori si sono avvicinati a questa avvincente disciplina, in grado di regalare emozioni molto differenti rispetto ai sit and go o ai multi table tournaments, ai quali il field italiano era abituato. I vantaggi di giocare cash game in luogo dei sng sono rinvenibili, soprattutto, sotto l’aspetto della gestione del tempo, se si pensa al fatto che, quando ha inizio una sessione di tavoli torneo, non possiamo muoverci da davanti al computer fino al termine di questa, mentre dai tavoli cash è possibile alzarsi e risedersi in ogni momento; inoltre, anche dal punto di vista del mero divertimento, siccome si ci trova a giocare molti spot con stacks di 100 Big Blinds o più, in cui nessuna decisione è scontata o supportata da un modello matematico come l’ICM, grazie al quale la disciplina dei sit and go è stata “risolta”, ogni scelta e azione di gioco ha molteplici implicazioni da analizzare a seconda dello svilupparsi della mano.
Del cash game sarebbe molto interessante, ma estremamente prolisso, andare ad approfondire decine di aspetti, da quelli più basilari, come la gestione del bankroll ad una dettagliata analisi delle statistiche estrapolate, grazie ai softwares di tracking, dalle hand histories delle nostre giocate. Visto il ridotto spazio che in questa sede ci è concesso, quindi, la soluzione migliore per andare a discutere uno piccolo spicchio del grande mondo del cash game, è, probabilmente, quella di esaminare insieme uno mano, il più generale possibile, ma nella quale facilmente sarà possibile trovarsi invischiati durante l’esperienza di gioco ai tavoli, al fine di cogliere molti degli aspetti interessanti, da quelli più propriamente matematici, fino agli elementi più “astratti”, come l’abilità dei nostri avversari, che vanno a conferire quel fascino alla disciplina del cash game, della quale, senza dubbio, in Italia si stava sentendo la mancanza.
Immergiamoci in questa nuova dimensione, osservando il seguente doppio esempio: siamo seduti ad un tavolo cash da sei persone della nostra poker room preferita, al NL400, blinds 2-4€, con stack massimo pari a €400. E’ uno dei primi giorni di gioco, quindi non abbiamo molte informazioni sui nostri avversari, ma, in linea di massima, il field è composto eterogeneamente sia da giocatori molto sensati, sia da altri più deboli. Tutti i partecipanti hanno stacks effettivi di 100 big blinds (400€).
Prima di noi, UTG, MP e CO foldano; BTN (Oppo) apre raisando 3.5x, facendo quindi 14€. SB (Hero) riceve AK o QQ, quindi decide di 3bettare, controrilanciando fino a 50€. Il BB folda. Oppo non ci sta e 4betta, portando la sua puntata a 112€. Cosa dovrebbe fare Hero a questo punto sia con la prima, sia con la seconda delle sue mani?
Questo spot è abbastanza facile possa capitare nel corso della nostra avventura nel cash game e sembra sempre che qualsiasi decisione che prendiamo sia discutibile o, comunque, non quella ottimale. Iniziamo l’analisi dando uno sguardo alla seguente tabella:
Abbiamo usato Pokerstove, il più famoso software di calcolo pokeristico, per stimare la percentuale (equity) sia di QQ che di AK (offsuite, visto che è il caso più probabile) contro un plausibile range di 4bet del nostro avversario. Dopo che abbiamo già puntato 50€, se assumiamo che Oppo non sta 4bettando bluff, e che di conseguenza non folderà al nostro all in, dobbiamo aggiungere 350€ per vincere un pot da 804€ (400 nostri, 400 avversari + il grande buio); in questo caso, l’equity necessaria perché sia matematicamente profittevole pushare è pari a 43.4%. Tale percentuale si ricava così:
(Pot complessivo * x) – (investimento*1-x) = frequenza di breakeven ->
(804* x) – (350*1-x) = 0 ->
804x – 350 + x = 0 ->
805x = 350 ->
x = 350/805 ->
x = 0.434 ->
x = 43.4%
In questo caso teorico, quindi, se il nostro avversario va sempre ai resti quando 4betta, allora, dando un’occhiata alla tabella, sembra ovvio che con QQ la nostra mossa sarà matematicamente corretta solo se nel range di Oppo c’è anche JJ, mentre con AK non troviamo mai equity sufficiente per “andare rotti”. E’ evidente come affermare con assoluta certezza che Oppo non bluffi mai sia molto difficile, così come definire, se non dopo lunga history, che in quello spot JJ è o non è nel suo range; resta solo da prendere questi numeri con uno spirito critico facendoci la seguente domanda: quante volte i nostri avversari 4bettano in bluff? A dispetto di quello che si possa pensare, la risposta è “poche volte”.
Anche in caso di una partita contro giocatori deboli, che, quindi, potrebbero commettere errori, difficilmente questi andranno all in preflop o, peggio, chiameranno un nostro all in, con un range debole; è difatti più facile che decidano di callare preflop la vostra 3bet o 4bet, per poi valutare in maniera scorretta la propria mano postflop, anche nel tentativo di chiudere improbabili progetti. Vediamo un esempio:
Stesso tavolo della prima mano, NL400, blinds 2/4, stack di Hero e Oppo: 420€
Hero apre da UTG 4x, quindi facendo 16€, con AA.
Tutti foldano e Oppo su BB rilancia fino a 55€.
Hero decide di 4bettare, portando la sua size a 130€.
Se Oppo non ha top range, quindi KK+, è molto difficile pensare che possa 5bettare all in, mettendo nel piatto il resto del suo stack. Viceversa, se avesse JJ/QQ potrebbe essere indotto in errore dal suo punto, generalmente ottimo, rifiutandosi di foldare e decidendo che chiamare possa essere la scelta migliore. Errore. Vediamo come prosegue la mano:
Il flop cade: 8♦ 4♥ 2♠
Su un flop del genere, Oppo, che pur sospettava, forse solo inconsciamente, di essere dietro al range avversario, siccome era stato 4bettato preflop, certamente non potrà o riuscirà foldare una forte overpair come JJ o QQ.
Oppo decide di andare all in e Hero chiama vincendo il piatto.
Cosa abbiamo imparato dall’errore di Oppo? Semplice: flattare le 4bet con mani forti, ma comunque al di sotto del range stimato del nostro avversario, è un leak che con altissima frequenza di occasioni ci costerà l’intero valore dello stack: se sapete che un giocatore 4betta solo KK+/AK, allora meglio non innamorarsi troppo della nostra, pur premium, hand.
Quando, viceversa, un avversario mediocre decide di 4bettare contro la nostra 3bet, cioè compie lo sforzo fisico di schiacciare sul mouse per scegliere una size di ulteriore rilancio, è molto facile che il suo range sia strong, quindi la nostra mano è da rivalutare attentamente. Come conseguenza possiamo dire che: quando noi 3bettiamo e Oppo ci 4betta, allora dobbiamo seriamente rivalutare mani come AK e QQ, perché sono spesso dominate dal range avversario, a meno che non si abbia molta history contro di lui e si possa ipotizzare con relativa certezza che giochi aggressivamente molte più mani del normale in determinati spot per bilanciare il suo range.
Per concludere la disamina matematica, come corollario, dobbiamo ipotizzare il caso contrario, ovvero quello in cui prevediamo uno scambio di ruoli: se assumiamo, sempre in riferimento al primo esempio, di aver invertito le posizioni ed essere noi il CO e Oppo SB, quindi noi apriamo 12.5€, SB fa 50€ e noi 4bettiamo 112€, allora bisogna rifare tutti i calcoli, perché la percentuale di stack che abbiamo già messo nel pot incide sulla frequenza di breakeven nel seguente modo:
(Pot complessivo * x) – (investimento*1-x) = frequenza di breakeven ->
(804* x) – (288*1-x) = 0 ->
804x – 288 + x = 0 ->
805x = 288 ->
x = 288/805 ->
x = 0.357 ->
x = 35.7%
Collegandoci alla tabella dell’equity, considerando l’investimento già effettuato 4bettando, possiamo chiamare l’all in del nostro avversario e giocare matematicamente corretto contro un range narrow che includa addirittura solo AK/KK+. Non sempre, però, 4bettare è la scelta migliore, quindi è bene esaminare tutte le possibilità prima di decidere come vogliamo che la mano si sviluppi. Non sempre ad un punto forte deve corrispondere un piatto grande fin dalle prime battute della mano. Non sempre giocare meccanicamente è la soluzione più giusta per guadagnare soldi, visto che questo rimane, dietro ai numeri e alle equazioni, un gioco di persone.
I due casi visti sopra hanno in comune il fatto di essere stati giocati con stacks di 100 Big Blinds o poco più. Quanto detto, pertanto, non può che riferirsi quasi esclusivamente a questa situazione iniziale, visto che, con l’aumentare dei blinds effettivi davanti a ciascun giocatore, le dinamiche subiscono delle modificazioni tali per cui potrebbe essere difficile, se non impossibile, ragionare esclusivamente in termini di range e percentuali. Abbiamo chiesto ad un giocatore di poker professionista, Gianpaolo Eramo, già protagonista a tre edizioni di High Stakes Italy, lo show televisivo di cash game organizzato da GDPoker e CEO & founder di Continuationbet.com, un commento su come può svolgersi una mano con stacks effettivi deep, quando ci troviamo ad avere AK o QQ per fronteggiare una 4bet. Gianpaolo ci ha regalato una dettagliata analisi dello spot, immaginando di fronteggiare sia un avversario capace, sia uno più debole:
“Esaminiamo per primo una situazione, giocata con 200BB davanti, contro giocatore scarso: con AK o QQ, la nostra mano è troppo forte per essere foldata 200x, però possiamo valutare come giocare (se andare all-in o fare call); di solito, un giocatore scarso che 4betta, non ha un range molto ampio di mani; potrà farlo o con una mano premium (AA/KK) con l’intenzione di chiamare un all-in, oppure con una mano con cui “vuole capire dove sta”, perché sa che avrebbe difficoltà a giocarla postflop; quindi preferisce 4bettare subito con l’intenzione di foldare a un all-in: in questo secondo gruppo inseriamo mani come AK/AQ/QQ/JJ/TT, a volte AJ e 99. Per questo motivo credo che sia +EV andare all-in direttamente con AK, mentre invece sia meglio callare con QQ.
Con AK infatti andando all-in partiamo in netto svantaggio soltanto con AA/KK, mentre invece spesso riusciamo a vincere il piatto subito (e portare a casa circa 70bb) evitando di giocare il coinflip, perché il giocatore scarso commetterà l’errore di 4bettare con una mano forte per poi passare.
Inoltre se veniamo callati, considero un “cooler” trovare AA o KK, mentre contro le altre mani è meglio essere in all-in preflop per due motivi:
1) abbiamo a disposizione tutto il board per trovare un A o un K;
2) veniamo pagati se lo troviamo, dato che callando soltanto, il giocatore poco abile postflop si “spaventerebbe” nel vedere un A o un K al flop e di sicuro non ci pagherebbe con mani come QQ o JJ.
Con QQ preferisco callare e basta perché, contro un giocatore scarso, sono sicuro di riuscire a capire postflop se la mia mano è la migliore; difficilmente infatti con un A o un K sul board il giocatore scarso si avventurerà in un bluff spregiudicato. Contro KK o AA invece perderò i resti su un board basso (ugualmente come se andassi all-in preflop) mentre probabilmente riuscirei a salvarmi se il mio avversario dovesse ulteriormente migliorare la sua mano con un K o un A al flop.
Contro un giocatore abile, il discorso è molto semplice: preferisco andare sempre all-in preflop con AK e con QQ, per vari motivi: in primis il range di mani con cui lui 4betta e chiama un mio all-in comprende sicuramente delle mani inferiori contro cui voglio massimizzare subito (JJ,TT, a volte anche AQs, se abbiamo un po’ di history); in secondo luogo, giocando 70BB su 200 preflop, non ho spazio di manovra postflop contro un giocatore bravo e lui potrebbe portarmi a fare una scelta sbagliata. Faccio un esempio: ipotizziamo che il mio avversario decida di 4bettare 6♥7♥ (un giocatore bravo potrebbe farlo); al flop cade A♣T♠3♠; il mio avversario esce puntando 250€.
Che faccio con le mie donne rosse? Potrei decidere di foldare, sbagliando, la mano migliore..”
Da tutte le parole e numeri che abbiamo messo insieme, possiamo dedurre che:
– quando un avversario poco aggressivo 4betta con stacks di 100BB, ha molto spesso top top top range;
– quando un avversario non molto aggressivo 4betta in una situazione deep stack, allora la nostra reazione con mani con AK o QQ deve modificarsi a seconda del contesto di gioco e della history che abbiamo;
– quando un avversario 3betta e noi 4bettiamo, la percentuale di stack già messo nel pot rende l’equity richiesta per chiamare un’eventuale 5bet all in molto più bassa, quindi 4bet/foldare AK/QQ è generalmente -ev contro gran parte degli avversari. Per questa ragione non sempre 4bettare è la soluzione che ci permette di estrarre il maggior valore dalla mano;
– foldare una mano premium come JJ o QQ quando veniamo 4bettati non è un sacrilegio e nemmeno un sacrificio, salvo info contrarie dalle quali desumiamo grande aggressività dei nostri avversari, ma un buon modo per salvare parte dello stack;
– ragionare per schemi fissi come automi è non un approccio corretto al gioco: ogni spot ha della matematica dietro e una profonda necessità di conoscenza delle tendenze dei giocatori e dei loro punti deboli. Osservare le dinamiche, rifletterci su e applicare la contromisura migliore alle mosse dei nostri avversari è la chiave per diventare giocatori di successo.
Non resta che fare i conti, ora che abbiamo spiegato formule e passaggi, stimare nel miglior modo possibile i ranges dei nostri avversari, facendo attenzione quando giocano ogni mano, anche se non siamo direttamente coinvolti, adattarci, seguire le dinamiche e cercare di prendere le decisioni corrette sulla scorta di un criterio oggettivo e non facendoci trascinare dal fascino – e dalla forza obiettiva, ma non sembra determinante – che mani come AK o QQ possono avere.
Articolo pubblicato su Poker Sportivo