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Le donkbet di Stephen Graner: come dominare l’EPT anche con azioni ‘non convenzionali’
Chi ha avuto la possibilità e la fortuna di seguire gli ultimi due giorni della diretta streaming del Main Event EPT di Praga, ha potuto certamente vedere coi propri occhi il dominio di Stephen Graner.
Il giocatore hawaiiano, infatti, non ha mollato per un attimo la chiplead e forte anche di una calma serafica si è portato a casa la picca, quasi fosse la cosa più naturale del mondo.
Per vincere un torneo da più di 1.000 iscritti, è indubbio, la fortuna è necessaria, ma si è avuta la netta sensazione che sul trofeo ci fosse già inciso il nome dell’americano.
Quest’oggi analizziamo due spot particolari, o meglio, che Graner ha giocato in modo non propriamente convenzionale. Tali ‘mosse’, che Stephen ha comunque fatto con buona frequenza, sono quelle che gli hanno permesso di costruire uno stack che ieri abbiamo definito ‘inerodibile’ e hanno, altresì, sfiduciato gli avversari.
La prima mano è la numero 34 del final table, siamo quattro left, e i blinds sono 60.000/120.000 ante 20.000. Il primo a parlare è Fabio Sperling, che apre a 250.000 con K 7. Graner difende il big blind con Q 5.
Il flop recita 9 10 8 e l’americano donkbetta con gutshot per 275.000, puntata vista da Sperling. Il turn è J, Stephen effettua la second barrell di 435.000 e il tedesco chiama nuovamente. Al river esce J. Graner, forte della sua scala alta, investe 660.000 chips e Sperling, dopo averci pensato un po’, opta per un call che risulta perdente.
Quanto, dunque, la donkbet al flop può aver influenzato le successive scelte del tedesco?
Passiamo adesso alla mano numero 66 di ieri, giocatasi durante l’heads up tra Graner e Bertilsson. I blinds sono 80.000/160.000 ante 20.000. Lo svedese apre in posizione con 9 6 e l’americano difende con K 2. Azione preflop, dunque, piuttosto standard.
Al flop escono 6 7 3. Graner donkbetta per 385.000 e Bertilsson chiama prontamente con middle pair. Il turn è K. Coerente con la linea tenuta al flop, Stephen va in second barrell per 600.000 chips e Anton decide di giocare ancora. Il river è 10, carta su cui l’americano decide di effettuare una terza ‘pallottola’ decisamente strong, pari a 1.760.000 gettoni. Bertilsson chiama e getta le carte nel muck.
Ancora una volta il lead-out sembra aver messo in confusione l’avversario del futuro campione EPT. Decisamente interessante risulta anche la size scelta al river, fatta probabilmente con la chiara intenzione di polarizzare il proprio range.
Foto: Neil Stoddart