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Estrarre valore sfruttando la posizione: Jonathan Little e uno spot dell’High Roller EPT
Nella sua rubrica su youtube, di settimana in settimana sempre più seguita, Jonathan Little prende in esame alcuni spot giocati da egli stesso nei principali tornei internazionali live.
Dopo avervene già presentate alcune (tra queste la tribet e tribarrell post flop e la pericolosità dello slow play per citarne un paio), l’ultima clip pubblicata dal coach americano ha voluto porre la lente d’ingrandimento su uno spot andato in scena ad un EPT High Roller da 10.000$ buy-in.
Il tavolo è 7 handed, i blinds 300/600 (ante 75) e Little, con uno stack da oltre 120bb, apre da Utg a 1.500 con A7:
“E’ certamente una mano che si può anche openfoldare, ma in un tavolo a 7 persone credo che gli A-x suited debbano rientrare nel range di open da Utg. Inoltre godo di uno stack davvero profondo e posso ovviamente permettermi di giocare un po’ più loose del consueto. Gli A-xs sono carte particolarmente interessanti visto che possono darci l’opportunità di chiudere un eventuale nut flush…”
Il rilancio preflop di Jonathan viene chiamato solamente dal big blind, un ragazzo tight che gioca approssimativamente con il suo stesso stack.
Il flop recita 533.
“E’ un flop davvero buono per me – sottolinea Little – visto che posso c-bettarlo praticamente il 100% delle volte. Opto per una puntata a 1.500, ma il mio avversario chiama piuttosto rapidamente. Qui è ancora troppo presto per definire il suo range: potrebbe avere qualche pocket pair, 5-x, 4-6 e più raramente qualche 3.”
Al turn è un 6.
“A questo punto la domanda è: quanto puntare? Verosimilmente abbiamo il nuts e non vogliamo che il nostro avversario abbandoni la mano. Decido di puntare poco meno di half pot, convinto possa restare in gioco con tutto quel range di value con cui ha check/callato flop. Punto 3.300, ma con mia somma sorpresa ricevo un check/raise a 9.000. Il check/raise di un avversario così tight mi fa tutt’altro che felice: potrebbe ovviamente avere 5-5, 6-6, 3-6s, 3-5s, 3-3, diverse combo contro cui sono drawing dead! Allo stesso tempo, però, c’è da dire che questa texture potrebbe incoraggiarlo ad inventarsi un bluff. Pur essendo tight, difatti, il mio avversario è sicuramente molto capace e sa che per essere bilanciato deve avere un range di check/raise in semibluff o con air pura. Il fold non è ovviamente una scelta da prendere in considerazione. Dunque: call o raise? Per tutte le valutazioni appena elencate credo che il call sia decisamente mille volte meglio del raise… anche perché ho il vantaggio della posizione! Qualora tribettassi qui rischierei di far passare praticamente tutto fuorché ciò da cui sto perdendo. Ogni tanto potrebbe avere qualche flush contro il quale sto missando valore, ma è un’ipotesi piuttosto remota considerando che due picche le ho io.”
Il river è un 9 che virtualmente non cambia nulla. Big blind betta 16.000 su pot da 25.000.
“Coerente con il ragionamento fatto turn non vedo il motivo per cui rilanciare questa puntata: rischierei di autovaluebettarmi visto che l’unica mano di valore disposta a pagarmi potrebbe essere un K high flush… e non ne sono nemmeno sicuro. Chiamo e oppo mostra A4: bluff! Se avessi rilanciato ulteriormente al turn non avrei guadagnato alcuna chip extra. Limitandomi al call, underrappando il mio percepito, sono riuscito a incassare un pot davvero consistente!”
Un’analisi chiara e concisa. Elementare per chi fa degli MTT una professione, ma senza dubbio tutt’altro che scontata per giocatori ricreazionali. E nonostante si tratti di uno spot giocato in un torneo di assouluto prestigio, è proprio a voi che si rivolge Jonathan: abbeveratevi alla sua fonte!