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il 29 Dic 2016

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Gli errori tipici al cash 5-10 secondo Ed Miller: “Bluffano e puntano troppo spesso al river”

Gli errori tipici al cash 5-10 secondo Ed Miller: “Bluffano e puntano troppo spesso al river”

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Volete diventare imbattibili nel cash game?

Allora dovete leggere assolutamente la terza e ultima parte dell’analisi di Ed Miller sugli errori più comuni nel cash dal vivo.

In precedenza vi abbiamo illustrato gli errori tipici del cash 1-2 e del cash 2-5. Ora siamo pronti a salire ulteriormente di livello.

Il coach americano parla del $5-$10 di Las Vegas ma i suoi consigli vanno bene per qualsiasi livello avanzato di cash game nel mondo.

Miller introduce così il suo discorso: “Comunemente i giocatori di $5-$10 possiedono decenti abilità di lettura. I più deboli giocano in maniera troppo loose preflop. Molti provano bluff troppo azzardati“.

Il vero tallone d’Achille dei giocatori di questo livello secondo Miller è riassumibile così: “Costruiscono piatti con range sbilanciati su certi tipi di board“.

Miller propone due mani esemplificative (da lui giocate) per chiarire il concetto. Ecco la prima. Un giocatore scarso per i livello limpa, Miller rilancia a 40$ con 86 da bottone. Chiamano il BB e il limper.

Il flop è 1062. Gli avversari checkano, Miller punta 70$ su un piatto da 125$. Il BB folda e il limper rilancia a 210$. I giocatori hanno 3.000$ dietro.

Miller analizza così la situazione: “Ho una middle pair, un backdoor flush draw e un blocker per la scala dal 6 al 10. Inoltre ci sono poche mani che il mio avversario può check-raisare su questo flop. Può avere set o 10-6, ma il mio 6 blockera alcune di queste mani. È improbabile che abbia overpair con quel limp-call preflop.

Può aver check-raisato A-10, ma secondo la mia esperienza non avrebbe check-raisato dei 10 più deboli.

Questo è uno spot nella quale i giocatori di $5-10 amano fare giocate strane. Può avere un gutshot draw oppure overcard. Ci sono così poche mani di valore su questo flop che può essere benissimo in bluff. La mia mano va difesa“.

Il turn è un 3. Oppo punta 330$. Miller chiama ancora. “È una buona carta per me“. Il river è un 10. Check to check. Oppo mostra 8-7 off e un gutshot floppato, la mano di Miller è buona.

Le mani buone su questi flop sono poche e bisogna andarci piano con i bluff. Miller ha pensato che un giocatore del genere avrebbe bluffato con troppe combinazioni su quel board.

Nella seconda mano è Miller quello con un range sbilanciato. Apre con K10 a 30$, viene chiamato da MP e BTN. Il bottone è il giocatore più forte al tavolo. Chiama anche BB, un giocatore da $1-2. Ci sono 125$ nel pot e stack da 2.000$.

Il flop è 994. Il BB punta 80$. Miller rilancia a 210$. Folda MP, chiama BTN. Folda BB.

Miller si arrende: “Sono nei guai. Ho rilanciato la donk bet del grande buio per mettergli pressione. Avrei rilanciato molte mani ma sono poche quelle che mi darebbero un punto legittimo. Mi avrebbero chiamato overpair o mani come 10-9, 9-8 suited, 9-9. Avrei rilanciato anche con 4-4 o A-9 suited, ma rappresentano solo cinque combinazioni.

Realisticamente, ho tanti possibili bluff in mano e poche mani di valore. Con un forte giocatore sul bottone e molti soldi dietro, sono fregato. Il turn è una carta inutile, checko e foldo alla puntata di 200$ (una buona size che riflette come oppo abbia compreso la situazione).

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Non so quale fosse il suo range di call, ma poteva essere molto ampio. Non posso far più nulla quando chiama, sono stato pizzicato con un range debole“.

 

Passiamo al secondo errore tipico individuato da Miller: le value bet troppo piccole. I pro che giocano il $5-$10 sono di diverso tipo. Alcuni riescono solo a battere i giocatori più scarsi del livello. Altri sono molto più bravi.

I pro meno abili fanno value bet al river troppo ottimistiche. Il consiglio standard per il no-limit hold’em è di puntare poco per massimizzare il profitto. Se qualcuno checka al river, prova a estrarre valore da mani deboli.

Quando gioco contro questi pro, noto che fanno value bet non profittevoli. Certo, a volte li becco in bluff con mani deboli e vinco. Ma ho troppo mani migliori nel mio range di check-call, che consiglierebbero di andare allo showdown con un doppio check“.

Ecco un esempio. Apriamo a 30$ con AQ da HJ. Un pro chiama da bottone.

Il flop è 943. Noi checkiamo e chiamiamo una puntata di 50$. Ci sono 175$ nel pot e abbiamo 1.500$ dietro.

Il turn è il K. Check to check.

Il river è un A. Noi checkiamo, lui punta 90$, noi chiamiamo. Lui mostra K-J off e noi vinciamo.

Due overcards con un asso sono spesso nel nostre range di check-call al flop. Possiamo anche avere mani come A-4, A-5 e perfino A-9.

Quali altre mani possiamo giocare così chiamando al river? Avremmo puntato al flop con overpairs. Avremmo potuto giocare così con un J9 ma non chiameremmo al river, dove faremmo invece call sicuramente con un asso.

Potremmo avere K-Q. Non c’è modo che l’avversario vinca questa mano più della metà delle volte in cui chiamiamo. Avrebbe dovuto checkare dietro e andare allo showdown.

Quando sono in dubbio, mi piace fare check-cal al river contro i pro del $5-10. Tendono a puntare al river troppo frequentemente, con bluff o deboli value bet. Trovo che commettano più errori quando mostri loro debolezza, checkando“.

 

La conclusione di Miller è questa: “Tutti agli stakes bassi e medi commettono errori. La natura di questi errori cambia salendo di livello, ma comunque non spariscono. Se pensi in maniera logica e pratica, facendo molta esperienza tutte le partite sono battibili“.

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