Friday, Nov. 22, 2024

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il 30 Set 2019

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L’all-in nel poker: quando, come e perché

L’all-in nel poker: quando, come e perché

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All-in signore e signori!

Il momento più atteso nel Texas Hold’em, quello in cui l’adrenalina sale a mille e si mettono tutte le chip nel mezzo.

La azione che potrebbe farci finire il torneo o regalarci un prezioso raddoppio, il momento della verità.

Ci sono varie ragioni per tirare fuori la mossa più affascinante del giochino, andiamo a scoprirle assieme.

Perché andare all-in

Le ragioni per andare all-in sono molto semplici:

  • stiamo cercando di bluffare e speriamo quindi di massimizzare la possibilità che l’avversario passi la sua mano mettendogli estrema pressione e giocandoci tutto lo stack a disposizione.
  • vogliamo estrapolare il massimo valore possibile e pensiamo di venir pagati un numero di volte sufficiente a giustificare la nostra scelta.
  • Ci troviamo in semi-bluff con una ottima equity che sommata alla fold-equity (possibilità che l’avversario passi) rende la nostra giocata positiva nel lungo periodo.
  • Siamo costretti a giocarci tutto preflop perché il nostro stack è troppo risicato per avere spazio di manovra.

C’è ovviamente una gran differenza tra finire ai resti preflop, al flop, al turn o al river. E c’è una bella differenza anche in base alla fase di gioco, sia che ci si trovi in early, in middle o in late stage.

Quando e perché fare all-in?

Se il perché si fa all-in sembra essere piuttosto chiaro, il quando farlo dipende nella maggior parte dei casi dallo stile del giocatore, dalla sua conoscenza del gioco e dall’obiettivo che si è prefissato (es. finire in the money o puntare al primo posto).

Mentre nel cash-game le dinamiche sono differenti in quanto la deepness dello stack è sempre attorno ai 100 big blind o più, nei tornei il discorso cambia perché il livello dei bui sale progressivamente, lasciando più o meno spazio per il postflop.

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In generale i momenti in cui si va all-in saranno quelli cruciali per l’andamento della nostra partita e più che dirvi quando farlo assolutamente possiamo limitarci ad analizzare perché farlo o per quale ragione evitarlo.

Per valore:

  • Se il nostro intento è quello di massimizzare la nostra giocata assicuriamoci che l’avversario o gli avversari possano effettivamente avere una mano decente per chiamare il nostro all-in. Il che dipende non solo dalla dinamica di gioco ma anche dal rapporto stack/pot che siamo riusciti a creare nel corso della mano. Se l’entità del pot è irrisoria rispetto agli stack in gioco, fare un all-in potrebbe non essere più conveniente.
  • Per questa ragione il pot si costruisce in base alle intenzioni di gioco: se ci troviamo con A-A da BTN con circa 40x e decidiamo di flattare la 3-bet di SB, il nostro piano sarà quello di andare all-in sulla maggior parte dei board. Immaginiamo quindi di trovarci al flop con ancora 30x a disposizione e un piatto da 20 big blind. Se caso in cui volessimo ricevere azione su un determinato flop come J-8-3 rainbow, andare all-in per un importo superiore al piatto significherebbe farci chiamare (nella maggior parte dei casi) soltanto da set o doppie. Ecco perché, anche se la nostra intenzione è quella di far finire tutte le chip nel mezzo, bisogna sempre considerare il rapporto stack/pot.

In bluff:

  • Anche nel caso in cui avessimo intenzione di bluffare il rapporto stack/piatto risulta essere fondamentale, ma non come nel caso di un rilancio semplice. In generale, affinché il nostro bluff vada a segno non dobbiamo fornire le odds necessarie a farci chiamare dall’avversario. Nel caso dell’all-in però il discorso cambia perché si tratta della nostra ultima mossa a disposizione nella quale polarizziamo il nostro range mettendo l’avversario di fronte a una scelta definitiva: chiamare o passare.
  • Per andare all-in in bluff di regola bisogna assicurarsi che la nostra “storia” sia convincente e che sul board vi siano effettivamente tante probabilità che il nostro range percepito abbia centrato un punto molto forte. Polarizzare il proprio range su un punto specifico senza tener conto di quanta aria possa contenere il nostro range è l’errore principale commesso sia da amatori che da professionisti.

Se vi siete persi le puntate precedenti non dovete far altro che cliccare qui sotto:

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