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E’ possibile giocare un torneo live senza guardare le proprie carte? Sì, a patto che…
Il poker è pieno di luoghi comuni e leggende metropolitane. Fra verità e falsi miti, la storia di questa disciplina si aggiorna di nuove pagine.
Fra questi episodi salta all’occhio quello che riguarda da vicino Carlos Welch, noto player in terra americana e anche articolista. Strategia, mani e curiosità che lo vedono protagonista al tavolo da poker. Ultimamente Carlos ha pensato di fare una cosa che molti sognano, ma pochi poi realizzano.
Ha giocato un torneo senza guardare le proprie carte, tranne in caso di all-in di un avversario. Come è possibile, vi chiederete? Il buon Carlos ha provato questo “salto nel buio” non tanto per fare una goliardata quanto per mettersi alla prova. Un ottimo allenamento lo ha definito, soprattutto per cercare nuove strategie da adottare al tavolo.
In realtà non è il primo a farlo e non sarà nemmeno l’ultimo. Il caso più eclatante è quello della nota Annette Obrestad: la giocatrice norvegese, ancor prima di salire alla ribalta del poker mondiale, vinse online un sit&go da 4 dollari di buyin su 179 su rivali tenendo le proprie carte oscurate. In pratica senza conoscere il suo punto, giocava sullo stile e l’immagine dei suo avversari. E in un certo senso è quello che ha fatto Carlos Welch. Vediamo come.
Un tuffo al buio o quasi
Carlos Welch ha partecipato ultimamente alla tappa delle WSOPC 2020 a Cherokee, nella Carolina del Nord. In attesa degli eventi più importanti a livello di prestigio e buyin, il player a stelle e strisce si è lanciato nella mischia di un side event da 125 dollari di iscrizioni. Evento che ha richiamato l’attenzione di quasi 400 players.
Ebbene in quel preciso momento Welch ha messo in pratica quello che da tempo sperava di fare. Giocare un torneo senza guardare le carte, tranne che in caso di all-in da parte di un rivale. Una scelta rischiosa e affascinante allo stesso tempo. Non certo per giocare a caso, ma per mettere alla prova le sue skills e allo stesso tempo, studiare nuove strategie.
E ne esce un racconto alquanto interessante. Welch senza conoscere le proprie carte quindi, ha giocato sullo stile, l’immagine e i tells dei suoi rivali. Un’esperienza dalla quale ha tratto diversi benefici, suddividendo ad esempio il gioco fuori posizione da quello in posizione.
Gioca pochissime mani da Early Position
Carlos Welch ha svelato di aver giocato pochissime mani dalle prime posizioni al tavolo. In pratica ha foldato a suo dire il 99% delle mani da Early Position. Essendo un torneo dal buy-in molto popolare, il field del torneo era composto quasi esclusivamente da amatori e occasionali. Players che amano vedere molti flop anche con carte marginali.
Dunque troppo rischioso aprire dalle prime posizioni e affrontare out of position questi tipi di players senza conoscere le proprie carte. Generalmente è sconsigliabile giocare fuori posizione senza un range ben definito o importante. In una situazione del genere a maggior ragione.
Attacca quando sei in posizione
Secondo Welch la musica cambia totalmente in posizione. Tra high-jack, cutoff e bottone si può pensare ad una tattica diversa, considerando appunto la morbidezza del field. Avendo posizione su gran parte del tavolo, i bluff vanno spesso a segno, soprattutto quando i suddetti giocatori mostrano debolezza se messi sotto pressione.
Se 3bettati preflop alzeranno spesso bandiera bianca, tranne quando avranno un punto davvero importante. In quel caso quindi rilanceranno a loro volta e saremo noi a uscire velocemente dalla mano. Raramente bluffano e quasi sempre, in caso di 4-bet, si presentano con l’artiglieria pesante.
Se invece chiamano, abbiamo sempre dalla nostra parte il gioco in posizione e una strategia postflop ben precisa, pur giocando senza conoscere le nostre carte. Sono due fattori decisivi, in quanto nel gioco fuori posizione il player amatoriale spesso paga dazio e soprattutto chiama preflop, senza avere una strategia ben definita per il prosieguo della mano.
Impila e vai
Essendo un torneo turbo e con una struttura alquanto verticale dei blinds, Carlos Welch si è trovato ad un certo punto ad avere all’incirca 20 big blind da gestire per la parte finale del torneo. Come spesso accade in questi eventi, dopo una prima parte in cui giocatori si divertono a chiamare e vedere numerosi flop, con l’aumentare dei blinds diventano sempre più arroccati nelle loro giocate.
Welch spiega che in pochi possono contare sulla profondità dei propri stack, mentre la maggioranza del field in gioco dovrà vedersela con stack medio-piccoli. Soprattutto il rapporto stack-blinds, va ad incidere sempre di più nelle decisioni dei giocatori. I quali opteranno più per i limp che per i raise.
E proprio in quelle situazioni, complice uno stack non superiore ai 20BB, Welch ha iniziato a pushare da late position, dopo una serie di limp. L’estrema debolezza delle giocate degli avversari lo hanno indotto a muovere all-in (al buio chiaramente), ottenendo in cambio sempre il fold dei suoi rivali.
Conclusioni
Carlos Welch suggerisce a tutti coloro che affrontano seriamente il gioco del poker, di affrontare almeno una volta un torneo senza guardare le proprie carte. Ovviamente un torneo dal buy-in non eccessivo e che non vada ad incidere sul bankroll generale.
La sua esperienza l’ha definita, oltre che divertente, molto performante. Giocare sull’avversario e non con le proprie carte è un notevole salto di qualità. Non solo, ma senza guardare le carte ha anche intrapreso strategie ben definite che solitamente non sempre sono rispettate, quando abbiamo la possibilità di vederle.