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Il mindset secondo Ike Haxton: Meditazione utilissima, il tuo ego ostacola il successo
Nel poker una delle risorse più importanti a disposizione è la nostra capacità di usare la mente.
La nostra testa in un modo o nell’altro controlla e gestisce tutti i dettagli del nostro gioco: la concentrazione, la capacità di imparare, i tilt, overthinking, impegno, autocontrollo… questa lista, tra lati positivi e negativi, può continuare davvero all’infinito.
Avendo un ruolo di incredibile rilievo, è necessaria da coltivare se il nostro obiettivo è avere successo nel mondo del poker.
Da un’intervista al grande pro Isaac Haxton interamente basata sul mindset, abbiamo estrapolato due dettagli su cui il player americano si è concentrato con maggior enfasi. Partiamo da quello positivo:
La meditazione svolta la vita
I conduttori dell’intervista hanno fatto notare ad Haxton che praticamente tutti i migliori giocatori al mondo hanno una certa routine di meditazione, e che nessuno ancora abbia mancato di farne risplendere i benefici. Ike conferma decisamente questo pensiero:
“Penso che la meditazione sia enormemente utile. Comincio quasi ogni giornata meditando tra 5 e 20 minuti a seconda di quanto tempo ho, o di quanto sono motivato a stare fermo seduto per 20 minuti.
I giorni in cui salto questa routine è davvero evidente come il mio focus, il mio controllo emotivo e tutto il resto sono molto peggiori. La meditazione è incredibilmente d’aiuto, ho una miglior concentrazione, più stamina, posso spendere più ore ai tavoli giocando a un livello molto migliore.”
Impara l’arte, ma metti l’ego da parte
Ricalcando un po’ il punto di vista di Alec Torelli, quando a Isaac Haxton viene chiesto quale sia il più comune auto-sabotaggio del poker, la risposta è sempre l’ego.
“Ce ne sono molte, davvero. Una di quelle che penso non venga discussa abbastanza, ma che può essere un grande problema è quando la gente pompa troppo il proprio ego parlando di quanto sono bravi a poker e permette a questa cosa di interferire con la propria abilità di imparare.
Non vogliono chiedere opinioni alla gente, rivedere il proprio gioco, guardare video e niente del genere, perché sono subconsciamente spaventati di entrare in contatto con l’evidenza che facciano errori, che non siano tanto bravi quanto vogliono credere di essere.”
Insomma, il mondo del mindset è davvero sconfinato, ma questi due punti sono ottimi per cominciare a lavorarci su. Una volta padroneggiati, cliccando qui puoi trovare altri articoli sul poker mindset per nuovi spunti e nuovi consigli!