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il 26 Gen 2023

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“Yes, Yes, lo sapevo!” Quanto è giusto affidarsi alle intuizioni nel poker?

“Yes, Yes, lo sapevo!” Quanto è giusto affidarsi alle intuizioni nel poker?

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La frase di Cecilia Pescaglini di qualche anno fa dopo un colpo vinto in un torneo live, riecheggia spesso sui tavoli di tutta Italia, o, comunque, in quelli dove ci sono giocatori nostri connazionali che se la vedono contro artisti della carta di altre nazioni.

Esse fanno parte probabilmente di un mondo che non c’è più, dove la matematica e leggi statistiche hanno preso il sopravvento su tutta quella che è la parte chiamiamola “meno tangibile” del gioco, quella che i nostri padri chiamavano “sensazione”.

“Ti ho chiamato perché me lo sentivo”

Chiamare o foldare “a sensazione” o perché se lo si è sentito, non va più quindi di moda e quando un giocatore occasionale o alle prime armi, esce con una frase di questo tipo, spesso si incorre agli sguardi compiaciuti di chi è presente al tavolo e pensa di potersi fare beffa di chiunque.

Intanto ci sarebbe da stigmatizzare il comportamento di questi super esperti del poker che pensano di avere la verità in tasca e che spesso, alla fine, dovranno scontrarsi con i loro “simili” dando vita ad un gioco spesso equilibrato che però vedrà emergere molto spesso i range migliori, più che i giocatori più forti.

Tutto lecito, per carità. Il poker ha raggiunto una fase nella quale vi è poco spazio per dare sfogo alle proprie sensazioni e ai propri stati d’animo, al motto “ero sicuro che uscissero le mie“.

Quante volte abbiamo sentito dire la catastrofica frase che arriva dopo un all in al river dell’avversario di turno, dire “guarda, foldo ma so di essere avanti“.

Foldo, ma sono avanti

Ecco, a differenza di quella analizzata in precedenza, questa è una frase davvero ridicola, perché se pensi veramente di essere davanti, non puoi mettere sotto.

È come se ti stessero offrendo dei soldi gratis e, con tutta la tranquillità di questo mondo, tu rifiutassi senza un preciso motivo. Quando foldiamo, è perché la nostra sicurezza, o buona parte dei nostri dubbi, derivano dal fatto che sappiamo, o quanto meno ipotizziamo, di essere sotto. 

Ecco, sì, in questo caso anche chi vi scrive si fa una grassa risata e non vi nasconde che più di una volta, a mano effettivamente conclusa, viene la voglia di chiedere al protagonista del fold una roba di questo tipo: “ma se ti senti avanti, perché foldi?”.

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La risposta è quasi sempre la stessa ed è peggio dell’affermazione: “perché non voglio giocarmi il torneo adesso, preferisco trovarmi uno spot migliore”.

Lo spot migliore arriverà quasi sempre quando, con Asso e Kappa, troveranno l’asso al flop, le metteranno tutte e troveranno, se chiamati, la via dell’eliminazione da un set o da un draw di scala e/o di colore che si chiuderà al river.

Affidarsi troppo spesso alle intuizioni

E poi ci sono quelli che abusano delle proprie intuizioni, dando loro troppa importanza, come ad esempio “le mie mani”, “con questo dealer non perdo mai” e i vari cambi di sedia che portano comunque al GG finale con tanto di discorsino al muro.

Quando sentirete un giocatore affermare “mi sento fortunato” e poi chiamare, puntare o rilanciare, se è detto sinceramente, allora è un segno sicuro che il giocatore è un perdente generale.

Credere che qualche colpo di fortuna o destino annullerà la vera probabilità di successo o fallimento è sbagliato. (D’altra parte, se è un buon giocatore, questo falso racconto potrebbe precedere qualche mossa destinata a ingannarti.)

I giocatori poveri spesso rimangono tali perché passano più tempo a cercare di capire se stanno runnando bene o male, e non impiegano abbastanza pensieri ed energia per capire quale sia veramente la giocata buona o cattiva.

 

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